Il volto quotidiano della Chiesa:
la famiglia come luogo di speranza
secondo papa Leone XIV
di Carlo Silvano
Sabato
6 settembre 2025 papa Leone XIV ha voluto salutare le famiglie riunite
nella piazza del Governatorato in Vaticano, tra giochi, musica e il
clamore gioioso dei bambini che lo hanno accolto con un applauso
spontaneo; un’immagine semplice eppure carica di significato, raccontata
nei resoconti pubblicati dall’Osservatore Romano
e da Vatican News. È quel gesto — la presenza del Pontefice in mezzo
alle famiglie, il suo sorriso rivolto ai più piccoli — che fornisce la
lente attraverso cui leggere oggi la vocazione domestica: non un ideale
astratto, ma una missione concreta che si esercita attorno ai gesti
quotidiani della cura e dell’ascolto.
La
famiglia, nella dottrina conciliare e nel Catechismo, è definita
«chiesa domestica»: non perché sostituisca la comunità cristiana più
ampia, ma perché in essa si vive e si trasmette la fede in modo primario
e insostituibile. È nella casa, alla mensa familiare, nello scandire
delle mattine e delle sere, che si sperimenta l’atmosfera sacramentale
del Vangelo: accoglienza, perdono, pazienza e insieme responsabilità.
Questa definizione non è nostalgia di un mondo passato bensì chiamata
attuale: essere «chiesa in miniatura» significa che ciascuna famiglia —
per piccola che sia — è un luogo irrinunciabile di educazione alla
carità e alla speranza.
Il
saluto di papa Leone ai bambini — «Molto bello vedere tutti voi
bambini: un applauso per tutti voi!» — non è soltanto tenerezza
retorica; è teologia incarnata. Ricorda il gesto di Gesù che accoglie i
piccoli, segno che il Regno appartiene «a chi è come loro». I bambini
guardano, imitano, interrogano; la loro presenza sfida la famiglia ad
essere luogo di stupore, non di fretta. Quando la casa ritrova il tempo
per ascoltare una domanda ingenua, per restare accanto in una caduta o
per pregare insieme all’ora dei pasti, si fa seminario di quella fede
che non si improvvisa, ma si cresce passo dopo passo.
Nel
vissuto quotidiano questo porta a scelte immediate e umili: il padre
che non è solo prestatore di autorità, ma testimone di responsabilità e
presenza; la madre che plasma con la tenerezza i primi confini della
libertà; i figli che richiamano adulti e genitori al gioco, alla
gratuità, all’ascolto.
Essere
famiglia oggi significa anche affrontare le nuove fragilità: ritmi
lavorativi estenuanti, povertà economica, migrazioni, solitudini e la
pressione perenne dei media digitali. Qui la presenza della Chiesa
diventa accompagnamento più che giudizio: papa Leone, come hanno
ricordato articoli e cronache del suo pontificato, insiste nel
valorizzare gli spazi di incontro e di ascolto, nel far sentire la
vicinanza della comunità ecclesiale a quelle famiglie che rischiano
l’isolamento. La festa delle famiglie è un segno: non una parata, ma un
richiamo a costruire reti concrete — tra parrocchie, scuole, servizi
sociali — che aiutino la famiglia a respirare e a educare.
Alla
base di tutto resta il tema della formazione al perdono e alla
responsabilità: il Vangelo non propone famiglie perfette, ma famiglie
che si mettono sempre in cammino verso il perdono. Nel quotidiano ciò si
traduce in pratiche umili e concrete: chiedere scusa, saper aspettare
il tempo dell’altro, non vincere ogni scontro con l’arroganza, ma
trasformarlo in momento educativo. La liturgia domestica — una preghiera
serale, la benedizione di chi parte per la giornata, la memoria festiva
di un gesto di grazia — diventa allora più che rito: è alimento che
sostiene la quotidiana conversione del cuore.
Un’attenzione
particolare va riservata ai giovani: la loro curiosità è una sfida
ecclesiale. Il Pontefice che accoglie i bambini e incoraggia le famiglie
a essere «luoghi privilegiati di incontro con il Signore» ci ricorda
che la trasmissione della fede non avviene con sermoni, ma con coerenza e
bellezza di vita. I genitori non solo istruiscono i figli su verità
morali, ma testimoniano eroi quotidiani di uno stile: il lavoro fatto
con dignità, la casa che sa di accoglienza, il tempo speso per l’altro.
Questo è il «catecumenato della vita» che mette in pratica il
comandamento nuovo dell’amore.
Infine,
la festa del Governatorato ci invita a una speranza pratica: la
famiglia non è un isolamento, ma una cellula che comunica. Quando il
Pontefice scende tra la gente, quando un vescovo visita una casa, quando
una parrocchia apre il suo salone per un doposcuola, si esplica quella
sinodalità che papa Leone invoca: camminare insieme, ascoltarsi, far sì
che la Chiesa sia veramente madre di famiglie. Tradurre questo in azioni
significa promuovere politiche familiari che favoriscano il lavoro
legato alla cura, proporre tempi urbani che non soffochino l’incontro,
sostenere strutture di aiuto per le situazioni di fragilità.
La
famiglia, allora, torna ad essere il volto quotidiano della Chiesa: non
per un ritorno nostalgico, ma come luogo di speranza pratica e di
fecondità spirituale. Il saluto semplice e festoso del Papa alle
famiglie è un invito a riconoscere — tra bolle di sapone e applausi dei
bambini — il mistero grande che si dispiega nelle stanze di ogni casa:
il dono reciproco, la pazienza che cresce, la fede che si trasmette
nelle cose piccole. E se la Chiesa vuole continuare a essere famiglia di
famiglie, dovrà accompagnare questo tessuto umano con scelte concrete
di vicinanza, ascolto e servizio, perché la gioia che si vede in una
piazza possa diventare la pasta quotidiana di milioni di tavole
domestiche.
(Ho
redatto questo articolo in base ai resoconti pubblicati su
L’Osservatore Romano e Vatican News e riguardanti la visita di papa
Leone alle famiglie il 6 settembre 2025).
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi libri che si possono ordinare e reperire in tutte le librerie. A Villorba i volumi si possono reperire presso la libreria Lovat. Per informazioni cliccare sul collegamento alla Libreria Feltrinelli: Libri di Carlo Silvano
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