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Visualizzazione dei post da 2015

La personalità del minore recluso

Qui di seguito propongo la prima parte di un'intervista a Luisa Bonaveno (psicologa presso l'Istituto penale dei minorenni del Triveneto con sede a Treviso). Il testo integrale dell'intervista è inserito nel volume " Liberi reclusi. Storie di minori detenuti ". II La personalità del minore recluso La carcerazione è una forte esperienza di privazione della libertà, e in quanto tale sarebbe molto faticosa per tutti gli adolescenti, che per le loro caratteristiche evolutive sono attratti dall’autonomia, dalla libertà e dalla vita sociale. Ma chi sono i ragazzi che vengono reclusi in un Istituto penale? Di questo argomento ho modo di parlare con la psicologa e psicoterapeuta Luisa Bonaveno, che per circa venti anni ha lavorato nei servizi minorili della realtà milanese, in particolare quelli della giustizia, e da circa sette anni segue i minori dell'Ipm di Treviso. « Gli adolescenti che entrano in Istituto – afferma la dott.ssa Luisa Bonaveno –

Volontari in carcere, intervista a don Marco Di Benedetto

L'intervista che segue a don Marco Di Benedetto è tratta dal volume " Liberi reclusi. Storie di minori detenuti " (terza edizione). IX Volontari in carcere Intervenendo ad un convegno sulla realtà carceraria 1 il giudice di sorveglianza al tribunale di Padova Linda Arata affermò che - per arginare le violenze che si registrano in alcuni penitenziari da parte di agenti nei confronti dei detenuti - è necessario promuovere anche il volontariato: in un carcere, infatti, i volontari non solo hanno il compito di seguire un recluso lungo un preciso percorso di crescita umana e di comprensione del male arrecato alle sue vittime, ma anche di rendere trasparenti le mura della casa circondariale, perché possono testimoniare all'esterno quanto lì avviene. Ma volontari non ci si improvvisa. Con l'intervista che segue a don Marco Di Benedetto 2 , si è cercato di comprendere alcuni aspetti della figura del volontario. Don Marco, come ti sei trovato a fare il volo

La fine di Maometto, fondatore dell'Islam

La fine di Maometto, fondatore dell’islam A proposito delle posizioni della scrittrice algerina Assia Djebar di Carlo Silvano I n diverse opere è stata affrontata la questione relativa alla ribellione all’islam - da parte di diverse tribù della penisola arabica - nata per cause religiose ed economiche dopo la morte del profeta Maometto, con la conseguente repressione che causò una strage di uomini e la riduzione in schiavitù per vecchi, donne e bambini. Non si considera nella giusta misura, però, l’esclusione dei familiari del "messaggero di Dio" dalla successione dei beni posseduti dal "profeta", come pure dalla guida politica e religiosa della comunità musulmana. In un suo libro l’affermata scrittrice algerina Assia Djebar descrive particolari situazioni storiche e mette in bocca a Fatima, una delle figlie di Maometto, delle frasi agghiaccianti che dimostrano come nell’islam sia stridente la disparità tra uomo e donna, e come anche oggi nel mondo musulman

Storie di minori detenuti (1)

La presente testimonianza è tratta dal volume " Liberi reclusi. Storie di minori detenuti ", edita da YouCanPrint (2015) e dalle Edizioni del noce (2012). «Non ho e non voglio avere amici italiani», mi dice senza alcuna esitazione Hamid, appena sedicenne e nato in Marocco. Prova anche un certo fastidio nel toccare questo argomento. Per lui l'amicizia è un valore molto importante perché significa condividere con l'altro, ovvero con l'amico, tutto quello che si ha, tutti i beni che si possiedono. Arrivato in Italia nel 2003 grazie ad un ricongiungimento familiare, proviene da una zona rurale del Marocco profondamente segnata dal fenomeno dell'emigrazione, ma anche del ritorno in Patria di persone che hanno portato denaro e competenze professionali, così da sviluppare certi settori dell'agricoltura e dell'artigianato. «I miei amici – ribadisce Hamid – sono marocchini e tunisini: io fumo, ma evito di spacciare, anche se questo lo fanno i miei amici. Vo

Armando Fiscon, esperienze di un editore

L'uscita di questo nuovo libro è prevista per novembre 2015...

Silvio Marsoni, il cavaliere di Villorba

Il cav. Silvio Marsoni, imprenditore illuminato di Villorba.

L'angelo di via Appiani

In questo blog ripropongo un racconto che ho scritto e pubblicato nel 2003. Si intitola "L'angelo di via Appiani" e riguarda la vita di un ghanese che ho conosciuto nel 1999 e che, purtroppo, è venuto a mancare dopo qualche anno...  George crede negli angeli e di sabato capita spesso di incontrarlo su una panchina di villa Manfrin o di incrociarlo lungo la Restera. Tra le mani ha sempre lo stesso volume: la copertina sgualcita e le pagine ingiallite di un libro che parla di come gli angeli siano vicini ad ogni uomo durante il suo pellegrinaggio terreno. George legge e medita e vorrebbe far partecipi delle sue riflessioni altre persone; mastica purtroppo un cattivo italiano. Gli unici che possono comprenderlo bene sono i suoi connazionali del Ghana, con i quali ha trovato rifugio in un fabbricato abbandonato in via Appiani. La sera, dopo il lavoro, al riparo da fatiscenti muri coperti da erbacce e ricchi di nascondigli per ratti e insetti, mentre su un fuoco acceso

Presentazione libro "Gente di Villorba"

Breve storia di Nizza in formato digitale con la Youcanprint

Da qualche giorno il volume "Breve storia di Nizza e di altri territori italofoni" si può leggere anche in formato digitale ( http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/didattica-e-formazione/breve-storia-di-nizza-ebook.html )

Il dono dell'amicizia di Olivo Bolzon e Marisa Restello

Gabriella Scomparin, letture e commenti

Dalla scrittrice Gabriella Scomparin  di Biancade (Roncade) ho ricevuto dei commenti ad alcuni libri che ha letto recentemente. Gabriella Scomparin (a dx) con Adriana Michielin   " Liberi reclusi. Storie di minori detenuti ", è qualcosa che ho  visto e constatato abbastanza spesso, avendo fatto parte di un'Associazione che si occupava anche dell'integrazione occupazionale dentro e fuori le mura carcerarie. Che dire, sarebbe meglio prevenire che curare, visto che credo nell'intervento  ante litteram , ma purtroppo è una realtà che fino a quando non si intende investire nelle famiglie disagiate, nella scuola e in tutti i luoghi di ritrovo dei giovani  con disagio, supportandoli e affiancandoli nella crescita, in questa società coi valori orientati al far soldi a tutti i costi, o a fare i furbi appena si può e fregare l'altro, credo sia un'utopia. Nel " Il dono dell'amicizia ", scritto da Olivo Bolzon e Marisa Restello