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Visualizzazione dei post da novembre, 2013

Il boiaro, letto da Fanny Grespan

È freddo. È Russia. È il millenovecentodiciassette. Un’inquietudine crescente, un senso di malessere mi invadono; sono una lettrice nata quasi sessant’anni dopo, in un Paese abbastanza caldo, poco avvezza alla neve; di storia ne è passata tanta sotto i ponti, diciamo che in genere mi è scivolata addosso senza che io la vivessi, tuttavia dovrebbe essermi abbastanza chiaro da che parte stare. Bellissima l’allegoria dell’uccisione del maiale: un arcaico rito annuale, obbligatorio per la comunità, che mi ha di colpo gettata in un passato ormai lontano che credevo avere dimenticato, in un’aia che adesso non c’è più. Chiunque abbia sentito gli urli strazianti di un maiale che viene ucciso difficilmente li dimentica, ma ciò non toglie che rinunci al gustarne la carne; del resto, i porci vengono uccisi proprio perché il padrone si sazi con le loro carni. Fa parte dell’ineluttabile. Lo stesso boiaro, Ivan, non si è mai chiesto se fosse giusto o meno tenere sottomessi i servi, che pure