Intervista
allo storico e politico Alain Roullier-Laurens
LA
CITTÀ DI NIZZA RIPENSA
AL SUO PASSATO ITALIANO
Ha
dato i natali a Giuseppe Garibaldi, artefice dell'unità nazionale
Perché
in certi libri scolastici non si parla della cessione della città di
Nizza e della regione della Savoia da parte del governo di Torino a
quello di Parigi nel 1860? Da questo interrogativo prende lo spunto
l'intervista che segue, rilasciataci da Alain Roullier-Laurens,
fondatore della “Lega per la restaurazione delle libertà
nizzarde”.
Nato
a Nizza nel 1946, Alain Roullier-Laurens discende per parte di madre da una
famiglia residente a Nizza ancor prima del 1388, anno della dedizione
ai Savoia, ed è autore di numerosi libri che hanno provocato
scalpore - ogni volta che sono usciti - sull'ideologia indipendentista
nizzarda, sui retroscena dell'annessione e del falso plebiscito. I
libri di Alain Roullier si basano su documenti inediti ed
adoperati per la prima volta, come il monumentale "Nice et
Garibaldi" dedicato ai rapporti tra l'Eroe dei Due Mondi e la
sua città natale, tema sovente "snobbato" dai biografi di
Garibaldi.
Da
anni Alain Roullier-Laurens si batte per tutelare l'identità dei
nizzardi e per far conoscere la verità su quanto fu concordato – a
danno della città e contea di Nizza e della regione della Savoia –
tra il governo francese e quello piemontese per assicurare, a
quest'ultimo, il sostegno militare e politico di Napoleone III nel
processo di unificazione dell'Italia. Sono trascorsi 152 anni dalla
cessione di Nizza alla Francia e, nonostante nel 1860 fosse stata
ordinata la chiusura di scuole e giornali e posto il divieto di usare
la lingua italiana, oggi aumentano i nizzardi che desiderano
riallacciare l'antico legame che in passato avevano con l'Italia.
Prof.
Roullier, prima del 1860 quali erano le principali componenti
etnico-linguistiche della città e della contea di Nizza?
Nel
1860 Nizza era abitata da nizzardi, da piemontesi legati o non a
nizzardi per vincoli matrimoniali e, in misura minima, da francesi
qui giunti per fare affari o fuggiti dalla Francia per diverse
ragioni, ad esempio finanziarie o politiche. Nel 1562 Emanuele
Filiberto, decimo duca di Savoia, ordinò che la lingua ufficiale
della Savoia fosse il francese e l'italiano quella della Contea di
Nizza. Dal 1562, quindi, tra di loro i nizzardi parlavano il nizzardo
e l'italiano; gli atti ufficiali venivano redatti in italiano.
Durante l'occupazione francese, dal 1792 al 1814, la lingua ufficiale
fu il francese e gli atti erano compilati in francese. Nel 1860,
quindi, i nizzardi parlavano il nizzardo, l'italiano e, piuttosto
malvolentieri, il francese. Garibaldi, nato nel 1807 durante
l'occupazione francese, parlava e scriveva perfettamente il nizzardo,
l'italiano e il francese. Più tardi apprese anche lo spagnolo e
l'inglese.
E
dopo tale data?
A
partire dal 1860 l'italiano fu proibito nelle scuole e nella pubblica
amministrazione; i nizzardi, però, continuarono a parlare nizzardo
ed italiano tra di loro. Gli "ussari neri della repubblica",
cioè i maestri ed i professori, punivano assai severamente i giovani
nizzardi che parlavano nizzardo o italiano; tra l'altro, si faceva
loro masticare del sapone di Marsiglia per lavargli la bocca! Il
nizzardo e l'Italiano hanno resistito per tutto il XIX secolo e alla
fine il francese ha prevalso poiché l'italiano non è più stato
insegnato nelle scuole, e a casa i genitori non comunicavano più in
nizzardo con i figli allo scopo di proteggerli dai francesi. Il
nizzardo in quanto tale ha resistito fino agli anni
Cinquanta/Sessanta, ma oggi non è più parlato correntemente. Nelle
scuole e nelle associazioni si tenta di rilanciarlo. Ma la lingua non
è che uno solo degli elementi che compone l'identità: un cinese
potrebbe imparare il nizzardo e addirittura insegnarlo, senza per ciò
essere nizzardo. Essere nizzardo è, soprattutto, questione di
mentalità: i nizzardi - che oggi non rappresentano che il 30 o il 35
% della popolazione - sanno cosa effettivamente sono e sanno di
essere diversi dai francesi. La Francia ha colonizzato Nizza
inviandovi a viverci molti francesi, ma l'immigrazione italiana ha un
po' compensato questa invasione; e gli italiani che arrivano imparano
abbastanza facilmente il nizzardo. Alla fine sono giunti da noi i
Piedi Neri dall'Algeria e diversi immigrati, armeni, jugoslavi, ed
attualmente magrebini, africani. Nonostante questo le forze vive
della gioventù nizzarda vogliono tornare al nizzardo; si riuniscono,
ad esempio, allo stadio, dove è impossibile vedere, nelle tribune
popolari, una sola bandiera francese, ma piuttosto bandiere nizzarde
e, talvolta, della Savoia. Gli striscioni sono in nizzardo. Garibaldi
è il re incontestato delle tribune popolari.
Col
plebiscito del 1860 la città di Nizza è entrata a far parte dei
confini francesi. Quali sono le sue considerazioni riguardo a questo
plebiscito?
Il
plebiscito è da considerarsi nullo e non avvenuto. Le forze armate
francesi hanno invaso Nizza il 1° aprile 1860; il plebiscito è
stato organizzato dai francesi che hanno compilato le liste
elettorali come intendevano loro, con molti provenzali inseriti. Le
commissioni elettorali stabilivano senza alcuna possibilità di
ricorso chi dovesse votare. Il "voto" è stato espresso
sotto l'occupazione militare francese... nelle condizioni ignobili
che si conoscono: mancanza di cabine, di schede con il "NO",
pressioni e minacce di ogni tipo, ecc. Molti Nizzardi non sono stati
iscritti nelle liste elettorali. L'ultimo giorno del voto chiunque
poteva gettare delle schede con il "SI" nelle urne, i
comitati francesi avevano tutto il potere di decidere, e perfino
degli stranieri presentatisi con la scheda con il "SI"
hanno potuto votare... questo voto illegale non può avere alcun
valore. Garibaldi e Laurenti-Roubaudi, deputati di Nizza, hanno
protestato al Parlamento di Torino, dichiarando che "il voto è
stato il frutto di pressioni e di corruzioni, in presenza di
un'occupazione armata, non poteva quindi generare dei "diritti",
che essi ed i loro concittadini si riservavano il diritto, in
avvenire, di contestarlo, il giorno in cui il diritto delle genti non
sarà più una vana parola". Questo atto ufficiale proveniente
dalla rappresentanza legislativa nizzarda, permette ai nizzardi di
negare validità a quel voto. Altri atti fraudolenti, come per
esempio il mancato rispetto del trattato di pace del 1947 da parte
della Francia, permettono di contestare il plebiscito. Ed è ciò che
noi abbiamo fatto con la "Dichiarazione di Ginevra" il 24
marzo 2010, 150° anniversario della firma del trattato di
annessione...
Qual
è la sua opinione in merito al comportamento che Vittorio Emanuele
II assunse in occasione del plebiscito?
Noi
abbiamo delle prove quasi certe che Vittorio Emanuele II non era un
Savoia di sangue; era il figlio di un palafreniere e, quando lo ha
saputo, ha voluto fondare una sua propria Casa Reale, quella
d'Italia; se ne infischiava di Nizza e della Savoia, non più la
"culla dei suoi antenati". Abbiamo compiuto degli studi
molto approfonditi e abbiamo ricevuto addirittura le confidenze di
Maria José, l'ultima regina d'Italia: Vittorio Emanuele II non era
un Savoia. Ha reintrodotto nella dinastia il sangue dei Savoia,
sposandosi con una Asburgo figlia di una Savoia, e facendo sposare
una Savoia a suo figlio, ma con lui si ha una rottura della linea.
Quindi noi domandiamo che un'analisi del Dna venga compiuta sulle
spoglie di Vittorio Emanuele II e di Carlo Alberto, che sono al
Pantheon e a Superga. Vi è il 95% di possibilità che il risultato
sia negativo. Nessuno in Italia ha ripreso i nostri argomenti...
bisogna dire che non conosciamo giornalisti di grandi giornali. Ma è
un argomento di capitale importanza da approfondire e chi lo farà
diventerà celebre ed entrerà nella memoria dei posteri... Siamo a
disposizione di chiunque voglia affrontare la faccenda in Italia...
Abbiamo in mano elementi estremamente seri.
I
nizzardi come reagirono alla notizia dell'esito del plebiscito?
I
nizzardi hanno reagito molto male all'annessione alla Francia: basti
pensare che l'8 febbraio 1871, alle elezioni legislative, Nizza e
l'antica Contea votarono massicciamente, quasi al 100%, per i
candidati separatisti, cioè Garibaldi, Piccon e Bergondi!
Giuseppe
André, nel giornale "Diritto di Nizza", al suo articolo
diede questo titolo: "Nizza, la Nizza di Garibaldi e di
Segurana, rifiuta il plebiscito truccato del 1860!".
I
francesi, allora, inviarono truppe, cannoni e fanti di marina...
Sì,
e Nizza si sollevò e per tre giorni si oppose agli invasori. Questi
tre giorni rappresentano i Vespri Nizzardi... Enrico Sappia ha
scritto in "Nizza Contemporanea": “Le baionette francesi
nelle schiene dei Nizzardi". Tutto ciò è ancora vivo
nell'inconscio collettivo dei Nizzardi.... E la Lega per la
Restaurazione delle Libertà Nizzarde ha risvegliato questo inconscio
collettivo... La brace ha riposato sotto la cenere, ma ora la brace è
divenuta fiamma e la fiamma provocherà un grande incendio...
soprattutto nel momento in cui la Francia in fallimento imporrà
leggi scellerate ai Nizzardi. Quando le pance sono piene, gli esseri
umani sono individualisti, quando invece sono vuote... si presta
l'orecchio alle soluzioni possibili...
Se
i nizzardi tentarono di scrollarsi da dosso la dominazione francese,
quale fu, invece l'atteggiamento di Giuseppe Garibaldi? Accettò,
quest'ultimo, che la sua città diventasse politicamente francese?
Garibaldi
non ha mai accettato che Nizza divenisse francese. Quando la
situazione sembrava favorevole (come nel 1871) reclamò
l'indipendenza di Nizza; quando la situazione non era politicamente
favorevole in questo senso, voleva che fosse italiana... poiché
sapeva che l'Italia sarebbe divenuta una repubblica e che questa
repubblica avrebbe accordato una larga autonomia alle proprie
province, tra cui Nizza... 15 giorni prima della morte, nel suo
messaggio alla gioventù italiana, affermò ancora una volta che
Nizza e la Corsica non avrebbero dovuto essere francesi, ma
italiane... Molta gente si domanda perché Garibaldi non abbia agito
più fermamente per Nizza... Si ha una risposta a ciò in una lettera
dal suo esilio a Caprera all'amico nizzardo Eugenio Lavagna, che lo
interrogava a tal proposito (25 novembre 1871): "Nizza è per me
questione ardente; se non la tocco è per paura di bruciarmi...
(Nizza è) un fatale pomo di discordia che un perverso gettò tra le
due nazioni, che non poseranno, sinché il Varo non abbia di cadaveri
seminato il Mediterraneo!"... Garibaldi non voleva, quindi,
causare un bagno di sangue nizzardo.
In
certi libri scolastici italiani non si parla della cessione di Nizza
alla Francia. Quali sono le sue considerazioni?
Non
mi stupisce che certi libri scolastici italiani non parlino della
questione di Nizza. I libri scolastici francesi ancor meno! Il
governo italiano non vuole indispettire la Francia; e ancor meno si
può dire che per costruire la nuova Italia si siano vendute Nizza e
Savoia, fatto di cui ci sarebbe ben poco di che gloriarsi... Nessuno
vuole creare un "pomo della discordia" e sia l'Italia che
la Francia pensano che si tratti di un affare archiviato... Ma esso
non è proprio archiviato del tutto. Per più di dieci anni la Lega
per la Restaurazione delle Libertà Nizzarde (LRLN) ha molto lavorato
per far tornare alla luce la verità con la pubblicazione di libri,
presentazione di documenti autentici sconosciuti o nascosti e azioni
di vario genere. Oggi, al tempo della mondializzazione, i popoli
cercano le proprie radici, unici valori davvero sicuri... E in
particolare i nizzardi, stufi ormai della Francia che ha sempre
voluto distruggere la loro cultura e il loro particolarismo. Le due o
tre generazioni precedenti avevano paura, si sono sottomesse alla
Francia di buon o mal grado, ma i giovani nizzardi non hanno più
paura; e ogni giorno le nostre idee conquistano terreno: come nella
Bibbia, gli adoratori del falso vitello d'oro francese non
entreranno, ma i giovani sì, perché essi non vogliono adorare la
Francia. E ogni giorno muoiono dei vecchi e dei giovani nizzardi
nascono... e molti hanno le nostre idee. Continuando nella nostra
azione, arriveremo ad un risultato; se noi non riusciremo a vederlo,
i giovani lo vedranno...
Lei
ha fondato la Lega per la restaurazione delle libertà nizzarde. Può
spiegare il suo obiettivo?
Ho
fondato la LRLN per portare alla luce la verità nascosta e per
mobilitare i nizzardi affinché recuperino i diritti a loro
confiscati nel 1860. Il giorno della "Dichiarazione di Ginevra"
ho fondato il Partito Nizzardo, che rappresenta il braccio politico
della Lega. E 150 anni dopo la protesta di Garibaldi al parlamento di
Torino, la "Dichiarazione di Ginevra" ha provocato
un'"interrogazione con risposta scritta" al parlamento
francese! Si sono interrogati il ministro degli interni e poi quello
degli affari esteri "sulla legalità dell'annessione di Nizza e
Savoia, nel momento in cui se ne celebrava il 150° anniversario".
Noi ci troviamo sulla precisa linea di Garibaldi; lui ha fatto la
prima protesta ufficiale al parlamento di Torino e noi, 150 anni più
tardi, al parlamento francese. Abbiamo lavorato bene e siamo degni
del nostro eroe Garibaldi. Certo, la Francia non parla più di questo
intervento al parlamento, ma noi sappiamo che è stata creata una
"cellula" per occuparsi di tale questione.... Non ne
parlano, ma ci sorvegliano. E ne hanno ben donde, poiché non staremo
certo fermi. La crisi ci è molto favorevole poiché la Francia
affonda, rovinata dal punto di vista finanziario e morale. Allora
tutto diverrà possibile. I prossimi due o tre anni saranno cruciali
per le nostre idee...
Quale
futuro lei auspica per la città di Nizza nell'Europa unita?
Per
l'avvenire noi seguiremo la visione di Garibaldi. A suo tempo abbiamo
fondato l'”Istituto Garibaldino” di Nizza, il cui presidente
onorario è Giuseppe Garibaldi, discendente in linea diretta
dell'Eroe dei Due Mondi. Garibaldi desiderava che Nizza divenisse la
capitale d'Europa, come scrisse nel 1871. Noi faremo in modo che lo
divenga culturalmente. Che sia neutrale e indipendente o autonoma,
che essa si liberi dalle grinfie francesi e che si riavvicini
all'Italia, la cui cultura e mentalità ci si adattano più che non
la cultura e la mentalità francesi. Noi siamo latini e non galli.
Allo stadio "gallo" è uno dei peggiori insulti... Per il
momento noi formiamo i giovani. Non ci sentiamo traditori della
Francia; il governo di Parigi ci ha invaso militarmente, colonizzato,
derubato, rapinato, ha fatto colare del sangue nizzardo per i propri
interessi, ha sempre voluto distruggere la nostra identità, ci
disprezza ed è gelosa di noi. Oggi, per di più, la Francia è in
rovina e ci impone la sua laida decadenza. E' troppo, basta così, in
nizzardo: ahura basta!
a
cura di
Carlo Silvano, presidente dell'Associazione culturale "Nizza italiana"
Achille Ragazzoni, rappresentante per l'Italia della "Lega per la reastaurazione delle libertà nizzarde".
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Per approfondimenti sulla questione nizzarda si rimanda al volume che segue:
Carlo Silvano, presidente dell'Associazione culturale "Nizza italiana"
Achille Ragazzoni, rappresentante per l'Italia della "Lega per la reastaurazione delle libertà nizzarde".
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Per approfondimenti sulla questione nizzarda si rimanda al volume che segue:
Per reperire il volume cliccare su: Breve storia di Nizza e di altri territori italofoni di Carlo Silvano
Ad onor del vero, quando ero molto più giovane, la mia amata maestra delle elementari parlò molto a me, e ai miei compagni, della questione nizzarda. Crescendo ho cercato di informarmi quanto più possibile e l'idea che mi sono fatto è che il comportamento dei piemontesi prima e degli italiani poi, non sia certo stato edificante. Mi auguro che Nizza non entri mai a far parte di questa italia con la i minuscola, perché piuttosto la vorrei parte di un'Italia così come dovrebbe essere, più consapevole ed orgogliosa. Nel frattempo spero raggiunga il suo obbiettivo, l'indipendenza. Nizza non è e mai sarà francese.
RispondiEliminaSalve Ensis,
RispondiEliminacomprendo il suo stato d'animo: tanti, credo, hanno difficoltà a vivere in questa Italia che, per tanti aspetti, è con la "i". Io credo che si debba procedere seguendo due direttive: da un lato impegnarci in famiglia, con gli amici, tra i vicini di casa e nei luoghi di lavoro a costruire un'Italia con la "I", dall'altro non bisogna mai archiviare la questione nizzarda. Il problema non è se Nizza debba essere francese o italiana... Nizza deve diventare semplicemente Nizza!