Passa ai contenuti principali

Matteo Ceola, nel Ju-Jitsu nulla è mai perso e nulla è mai già vinto


VILLORBA - “Quando avevo 5 anni mio padre, cintura nera di Karate, mi fece provare questa disciplina portandomi nella palestra frequentata dall’Asd “Studio Karate Ju-Jitsu 2002”. Per qualche anno, dunque, ho praticato karate, ma poi il maestro Sergio Collodet mi propose di seguire il corso di Ju-Jitsu”. A parlare è Matteo Ceola, classe 2004 e studente al terzo anno del Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Treviso.

Matteo, cosa ti ha spinto ad accettare l’invito del maestro Sergio Collodet a praticare Ju-Jitsu?
Decisi di passare al Ju-Jitsu in quanto, a mio avviso, è più completo del karate: oltre alle tecniche di difesa-attacco da distanza, questa disciplina è integrata da tecniche di corpo a corpo.

Osservandoti quando sali sul tatami per un combattimento si percepisce che sei un ragazzo sereno e perseverante. Quanto è importante essere costanti nel credere e nel praticare una disciplina come il Ju-Jitsu?
È sicuramente molto importante. D'altronde dal momento in cui pratico una disciplina marziale, questa stessa mi insegna il rispetto delle regole e degli avversari, che possono essere quelle di combattimento, ma anche quelle che riguardano un allenamento costante. Una cosa, quindi, formativa per la mia persona.

Cosa provi quando ti ritrovi sul tatami davanti ad un avversario e devi dare il meglio di te stesso?
Inizialmente sono intimorito, ma immediatamente mi preoccupo solo di dare il meglio di me.



Qual è la lezione più importante che hai imparato facendo arti marziali?
Penso che la lezione più importante che il Ju-Jitsu mi abbia insegnato sia quella della resilienza. Nulla è mai perso e nulla è mai già vinto, quindi in qualche modo si deve sempre andare avanti e ci si deve sempre rialzare in piedi. Questo nel Ju-Jitsu è rappresentato nel full ippon, una serie di azioni che possono concederti la vittoria anche nel momento in cui stai perdendo, spronandoti a dare continuamente il massimo nonostante le difficoltà.

Puoi darmi due buoni motivi per invogliare un ragazzo a praticare arti marziali?
Parlando di Ju-Jitsu, questo è uno sport completo sia da un punto di vista atletico che formativo: “atletico” in quanto coinvolge ogni parte del corpo, e “formativo” in quanto disciplina e arte marziale.

Qual è l’obiettivo che ti piacerebbe raggiungere praticando arti marziali?
Il mio prossimo obiettivo è conseguire la cintura nera: sono certo che raggiungere questo grado possa rappresentare un traguardo molto importante per la mia maturità.

E se riuscissi a vincere una gara di Ju-Jitsu in coppa Italia?
Non sarebbe male!
(a cura di Carlo Silvano)

Commenti

Post popolari in questo blog

Nizza, città francese o italiana?

Intervista allo storico e politico Alain Roullier-Laurens LA CITT À DI NIZZA RIPENSA AL SUO PASSATO ITALIANO Ha dato i natali a Giuseppe Garibaldi, artefice dell'unità nazionale Perché in certi libri scolastici non si parla della cessione della città di Nizza e della regione della Savoia da parte del governo di Torino a quello di Parigi nel 1860? Da questo interrogativo prende lo spunto l'intervista che segue, rilasciataci da Alain Roullier-Laurens , fondatore della “ Lega per la restaurazione delle libertà nizzarde ”. Nato a Nizza nel 1946, Alain Roullier-Laurens discende per parte di madre da una famiglia residente a Nizza ancor prima del 1388, anno della dedizione ai Savoia, ed è autore di numerosi libri che hanno provocato scalpore - ogni volta che sono usciti - sull'ideologia indipendentista nizzarda, sui retroscena dell'annessione e del falso plebiscito. I libri di Alain Roullier si basano su documenti inediti ed adoperati per la prima volta, come

ROBERT ROSSI, LA FRANCESIZZAZIONE DI TENDA È INIZIATA CON I BAMBINI DELLA SCUOLA

TENDA - « Mi chiamo Robert Rossi e sono nato nel 1944: mia madre è brigasca e conobbe mio padre che svolgeva il servizio militare ne lla GAF, cioè la guardia di frontiera proprio a Briga Marittima. Dopo l’8 settembre del 1943 mio padre fu catturato dai nazisti e portato in Germania, ma finita la guerra ritornò a Briga e si sposò con mia madre per venire a mancare nel 2009 ». Inizia con queste parole l’intervista concessami da Robert Rossi (qui sotto in foto), nato italiano nel 1944 e diventato francese nel 1947, quando il comune di Tenda fu ceduto alla Francia in seguito al Trattato di Parigi. Signor Robert Rossi, a Tenda che lingua si parlava fino al 1945? E qual era il dialetto più diffuso? Oggi qualcuno a Tenda e a Briga parla ancora in dialetto? Fino al 1947 i comuni di Briga Marittima e Tenda rientravano nei confini dell’Italia e quindi la lingua ufficiale era l’italiano. A Briga Marittima era molto diffuso il dialetto locale, cioè il «brigasco», mentre a Tenda

Il dono dell'amicizia tra un sacerdote e una laica

Poche ore fa è stato chiuso in tipografia la seconda ristampa del volume " Il dono dell'amicizia ", a firma di don Olivo Bolzon e di Marisa Restello . Qui di seguito la presentazione scritta dai due Autori che descrivono la propria quotidianità vissuta insieme all'insegna del dono del celibato e del sacerdozio. Presentazione È l’occasione per ringraziare i nostri lettori che hanno accolto questa semplice testimonianza sincera e gioiosa e tanti altri che ce l’hanno chiesta e desiderano partecipare a un dono prezioso per tutti, oggi soprattutto. Proprio in questi giorni un caro amico è venuto a trovarci e a leggere insieme un piccolo brano che, secondo lui, era il centro del messaggio. Insieme abbiamo constatato che il cammino della liberazione non è né un fatto di bravura, né una via tracciata e uguale per tutti. La relazione uomo-donna diventa sempre più liberante nella misura in cui va oltre ogni problematica e si fa comunione. Pensando alla comunione, per noi