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Venerdì 9 ottobre - a Santandrà di Povegliano (Treviso) - si è svolto un incontro dedicato alla pratica dell'infibulazione.

LA PRATICA
DELLE MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI
E LA SACRALITA' DEL CORPO UMANO


Buonasera a tutti,

mi chiamo Carlo Silvano e questa sera ho il compito di moderare un incontro dedicato al tema dell'infibulazione, ovvero uno dei tanti aspetti degli odierni flussi migratori. E' un incontro promosso e organizzato dalla sezione di Villorba dell'Associazione Trevigiani nel Mondo da sempre attenta alla realtà dell'emigrazione e alle risorse, alle ricchezze e ai problemi che gli emigranti portano con sé .

Poco tempo fa ho seguito una trasmissione televisiva dedicata alla tragica morte di Sanaa Dafani, una ragazza marocchina uccisa a Pordenone dal proprio genitore, e mentre ascoltavo i vari interventi, pensavo che se da un lato la realtà immigratoria può contribuire alla crescita del nostro Paese, dall'altra pone nuovi problemi e nuove illegalità un tempo sconosciute nella nostra società.

Mi riferisco, in particolare, al fenomeno della poligamia e a quello dell'infibulazione di cui parleremo stasera.

Quando si parla di mutilazioni genitali occorre, però, subito fare una distinzione tra l'infibulazione praticata nei Paesi di origine (alcuni Stati dell'Africa e della penisola arabica) e quella praticata in Europa.

Intanto è difficile intervenire nei Paesi dove l'infibulazione viene praticata da secoli: i motivi sono molteplici.

[...]

Se dunque, per vari motivi, non è facile intervenire nei Paesi dove da secoli è radicata l'infibulazione, tuttavia in Europa abbiamo il dovere di mettere i cosiddetti puntini sulle “ì”.


[da sx verso dx: Luca Baggio (consigliere regionale - Veneto), Paola Mariani (assessore al Comune di Povegliano), Carlo Silvano (moderatore), Vincenzo Aloisi (ginecologo), Massimo Valli (operatore pastorale) e Giovanni Borsato (presidente Associazione Trevigiani nel Mondo - sezione di Villorba)]

E riguardo all'infibulazione, sulla realtà italiana circolano diverse stime: c'è chi parla di seicento bambine, chi parla di mille bambine, figlie di immigrati, esposte ogni anno a questo problema. E' una questione che non può lasciarci indifferenti, sia per rispetto nei confronti di queste bambine che vengono mutilate nel nostro Paese, sia perché per una pacifica e costruttiva convivenza è bene che chi si trasferisce in Italia in cerca di migliori condizioni di vita impari a rispettare le nostre leggi.

Cioè chi, in cerca di migliori condizioni di vita, viene in Italia per lasciarsi alle spalle situazioni di miseria, malattie, guerre, degrado morale e altro ancora, ha il dovere di “lasciare” nel proprio Paese di origine anche tutte quelle pratiche e quelle consuetudini che le nostre leggi vietano.

Ciò perché per “migliori condizioni di vita” non si devono intendere solo i benefici che derivano dall'avere, ad esempio, un'abitazione degna di essere chiamata casa, un conto in banca, un'auto, un telefonino e altro ancora, ma anche e soprattutto quelle conquiste civili che si esprimono attraverso la libertà personale, come quella di manifestare le proprie idee politiche, un proprio stile di vita, la propria fede, e, non ultima, anche la libertà di decidere di abbandonare la religione della propria comunità di origine per abbracciare un nuovo credo religioso.

E' giusto, dunque, che un lavoratore straniero chieda il ricongiungimento dei propri familiari, a condizione, però, che poi non impedisca ai propri cari, una volta giunti in Italia, di compiere delle scelte, di essere liberi, di adottare quegli stili di vita che nel nostro Paese sono condivisi, anche se questi sono in netto contrasto con i costumi del Paese di origine.

L'omicidio di Sanaa Dafani, uccisa dal padre, non solo sconvolge per le modalità con cui è avvenuto il delitto, ma anche perché il padre – trovandosi da diversi anni in Italia – doveva essere consapevole che facendo venire nel nostro Paese i propri cari, questi avrebbero potuto – coma Sanaa ha fatto – compiere delle scelte autonome.

Resta, però, un punto fondamentale che dobbiamo sempre tener presente: se vogliamo – e giustamente pretendiamo – che chi viene in Italia rispetti le nostre leggi, dobbiamo allora essere noi per primi a rispettarle e ad avere il senso delle Istituzioni previste dalla nostra Costituzione.

Al''incontro di stasera partecipa il dottor Vincenzo Aloisi, ginecologo, il quale parlerà dell'infibulazione come medico.



Seguirà un intervento del dottor Massimo Valli, che offrirà una serie di spunti per la riflessione toccando alcuni aspetti storici, giuridici ed etici della mutilazione genitale femminile.

La parola, poi, passerà al dottor Giovanni Borsato, presidente della sezione di Villorba dell'Associazione Trevigiani nel Mondo. Il dottor Borsato facendo tesoro dell'esperienza maturata da tanti emigranti trevigiani ci offrirà anche lui degli spunti per riflettere sulle condizioni di chi – oggi – lascia la propria terra per cercare altrove migliori condizioni di vita.

Prima di dare la parola al dottor Aloisi, ringrazio per la loro presenza il consigliere regionale Luca Baggio, l'assessore Paola Mariani del Comune di Povegliano e l'avv. Maria Bortoletto di Montebelluna. [...]

Allora iniziamo col dottor Aloisi...

Carlo Silvano

Santandrà di Povegliano, 9 ottobre 2009

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