Qui di seguito propongo il breve intervento della dottoressa Paola Mariani (assessore alle politiche sociali e all'istruzione al Comune di Povegliano), in occasione dell'incontro sull'infibulazione svoltosi a Santandrà lo scorso 9 ottobre.
Buonasera a tutti. Stasera sono qui in sostituzione del nostro Sindaco, che è fuori sede, e che mi ha pregato di portare il suo saluto; in ogni caso, anche se fosse stato presente, credo che gli avrei chiesto di poterlo accompagnare, visto che il tema di cui trattiamo è squisitamente femminile. Io ho cominciato a sentir parlare di infibulazione tanto tempo fa, attraverso dei servizi giornalistici e televisivi, ma confesso di non avere mai avuto il coraggio di approfondire perché è un argomento che mi ha sempre impressionato molto. Ricordo, in particolare, un servizio televisivo in cui si vedeva una bimba africana sollevata da una donna adulta che la stava per portare a praticare l’infibulazione, e questa bambina, che sapesse o meno quello che l’aspettava, aveva un’espressione sconsolata, quasi fosse un animaletto pronto per il macello. Non credo che nella nostra realtà l’infibulazione sia una pratica molto diffusa, ma stasera ne sapremo sicuramente di più; da parte mia, ho chiesto qualche dato al nostro consigliere comunale che si occupa di sanità, Tania Martignago, che per giunta lavora all’ospedale di Treviso nel reparto ostetricia e ginecologia, la quale mi ha riferito che non le è capitato di vedere molte donne infibulate nella sua attività lavorativa e che in ogni caso l’operazione viene quasi sempre praticata nel Paese d’origine, cioè le donne inserite nei flussi migratori arrivano qui a fatti già avvenuti, purtroppo. Ma i dati parlano di pratiche clandestine diffuse anche in Italia, nonostante una legge che le vieti formalmente e l’attivismo di tante organizzazioni che combattono questa pratica. Si tratta insomma di un tema tanto delicato, che a mio parere può essere capito ma non difeso con l’argomentazione delle tradizioni culturali. Il sistema che in Africa regola l’infibulazione, o mutilazione dei genitali femminili, è complesso e perfettamente inserito in determinati contesti, ma questa pratica resta comunque inaccettabile per le gravi sofferenze fisiche e psicologiche che provoca nelle donne che la subiscono. E questo vale sia in Africa che altrove. Grazie.
Paola Mariani, assessore alle politiche sociali e all'istruzione al Comune di Povegliano
Buonasera a tutti. Stasera sono qui in sostituzione del nostro Sindaco, che è fuori sede, e che mi ha pregato di portare il suo saluto; in ogni caso, anche se fosse stato presente, credo che gli avrei chiesto di poterlo accompagnare, visto che il tema di cui trattiamo è squisitamente femminile. Io ho cominciato a sentir parlare di infibulazione tanto tempo fa, attraverso dei servizi giornalistici e televisivi, ma confesso di non avere mai avuto il coraggio di approfondire perché è un argomento che mi ha sempre impressionato molto. Ricordo, in particolare, un servizio televisivo in cui si vedeva una bimba africana sollevata da una donna adulta che la stava per portare a praticare l’infibulazione, e questa bambina, che sapesse o meno quello che l’aspettava, aveva un’espressione sconsolata, quasi fosse un animaletto pronto per il macello. Non credo che nella nostra realtà l’infibulazione sia una pratica molto diffusa, ma stasera ne sapremo sicuramente di più; da parte mia, ho chiesto qualche dato al nostro consigliere comunale che si occupa di sanità, Tania Martignago, che per giunta lavora all’ospedale di Treviso nel reparto ostetricia e ginecologia, la quale mi ha riferito che non le è capitato di vedere molte donne infibulate nella sua attività lavorativa e che in ogni caso l’operazione viene quasi sempre praticata nel Paese d’origine, cioè le donne inserite nei flussi migratori arrivano qui a fatti già avvenuti, purtroppo. Ma i dati parlano di pratiche clandestine diffuse anche in Italia, nonostante una legge che le vieti formalmente e l’attivismo di tante organizzazioni che combattono questa pratica. Si tratta insomma di un tema tanto delicato, che a mio parere può essere capito ma non difeso con l’argomentazione delle tradizioni culturali. Il sistema che in Africa regola l’infibulazione, o mutilazione dei genitali femminili, è complesso e perfettamente inserito in determinati contesti, ma questa pratica resta comunque inaccettabile per le gravi sofferenze fisiche e psicologiche che provoca nelle donne che la subiscono. E questo vale sia in Africa che altrove. Grazie.
Paola Mariani, assessore alle politiche sociali e all'istruzione al Comune di Povegliano
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