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Infibulazione, una faccenda tutta tra donne

Santandrà di PoveglianoA margine dell'incontro culturale dedicato alle mutilazioni genitali femminili svoltosi recentemente a Santandrà di Povegliano su iniziativa dell'Associazione Trevisani nel Mondo (sezione di Villorba), l'assessore Paola Mariani (politiche sociali e istruzione) parla degli immigrati e degli sforzi della Giunta municipale di Povegliano per elaborare e avviare concrete politiche per facilitare l'integrazione.

Assessore Paola Mariani, di quali dati lei dispone in merito alla presenza di immigrati nel comune di Povegliano?
Il nostro ufficio anagrafe mi ha fornito proprio di recente dei dati aggiornati al 2008, dovremmo essere intorno ai 300 abitanti su 5000, circa il 7%.

Per favorire l'integrazione dei cittadini non italiani nella comunità locale, quali iniziative intende avviare la Giunta municipale?
Sempre di recente, in occasione dell'approvazione del piano generale di sviluppo della nuova Amministrazione, che poi è il secondo mandato del sindaco Sergio Zappalorto, abbiamo varato un programma legato al sociale e alle scuole che prevede cinque macrobiettivi e in almeno quattro di questi si inserisce perfettamente la logica dell'integrazione stranieri.

Parliamo del primo macrobiettivo.
E' uno sportello di ascolto che avvicini l'Amministrazione ai cittadini, aperto naturalmente anche ai bisogni degli immigrati in termini di informazioni e assistenza.

Poi?
Un progetto doposcuola che mira a supportare anzitutto il percorso scolastico di ragazzi più o meno in difficoltà e tra questi i figli degli immigrati sono spesso ai primi posti per questioni legate alla lingua e non solo. Il terzo macroobiettivo riguarda l'attivazione di una rete sociale tra famiglie, per favorire uno scambio e una conoscenza concreti tra le tante famiglie di nuova immigrazione, italiane e non, anche con la comunità residente da lunga data. Infine, un progetto apposito di integrazione donne straniere, spesso isolate, e che sono invece un anello di congiunzione fondamentale con la comunità; in questo campo, continueremo nella promozione di corsi di alfabetizzazione e promuoveremo, altresì, la costituzione di associazioni artigianali al femminile, giornate informative e anche corsi di economia domestica.

Nel perseguire questi obiettivi coinvolgerete anche le parrocchie e le associazioni locali?
Certo, intendiamo avvalerci senz’altro tanto delle parrocchie quanto delle associazioni sportive e di volontariato, anche perché il progetto doposcuola non riguarda esclusivamente il supporto scolastico; per esempio, insieme all’Auser (Onlus che promuove il ruolo attivo degli anziani nella società, ndr), stiamo coordinando il progetto “Paese che vai nonni che trovi”, e che mira a favorire lo scambio intergenerazionale giovani e anziani, anche di altra nazionalità.

Lei recentemente a Santandrà di Povegliano ha presenziato ad un incontro informativo sull'infibulazione. Cosa l'ha colpita di più nell'ascoltare le varie relazioni?
Come ho detto nel mio breve saluto, la pratica dell'infibulazione è per me qualcosa di inaccettabile, nonostante i complessi riferimenti culturali. Dunque mi ha colpito innanzitutto l'intervento del ginecologo Vincenzo Aloisi, quando ha spiegato tecnicamente come avviene questa pratica. Le confesso che ho fatto davvero fatica ad ascoltare sino alla fine: è raccapricciante. E non ho provato meno orrore quando ho ascoltato l'operatore pastorale Massimo Valli, che ha fatto un excursus storico sull'infibulazione, parlando di come questa venisse praticata anche nei nostri civilissimi paesi per curare presunti disturbi di tipo psichico nelle donne. Una vera follia.

All'incontro culturale di Santandrà erano assenti i giovani. Lei come si spiega questa "latitanza"?
A parte il fatto che l'incontro non è stato sufficientemente pubblicizzato, ho l'impressione che i giovani, e non solo loro, vadano un po' scossi e stimolati, "tirati fuori di casa" per invitarli a sapere, conoscere, confrontarsi, a farsi una coscienza o perlomeno a essere consapevoli di quanto accade intorno a loro. Senza aspettare troppo, facendo capire loro che il divertimento e la spensieratezza possono benissimo accompagnarsi a impegno e cultura. Sono sicura che si tratta di superare solo un piccolo gradino di resistenza e pigrizia; credo si appassionerebbero a temi come questo.

In alcuni comuni italiani si stanno adottando drastiche misure nei confronti delle donne che indossano il burqa. Le chiedo quali orientamenti, secondo lei, l'Amministrazione comunale di Povegliano dovrebbe adottare qualora - anche nel suo paese - ci fossero donne con tale abbigliamento?
Per ora non si segnalano casi del genere, dunque è difficile fare previsioni nonché parlare a nome del resto della Giunta. Personalmente ritengo che, nel momento in cui una persona, di qualunque provenienza, rispetta la legge, può sicuramente rimanere fedele ai propri usi culturali, fermo restando il fatto che la donna coperta dal burqa o dal niqab, che lascia scoperti solo gli occhi, deve essere pronta a rimuoverlo in caso di necessità di identificazione, così anche il nostro art. 5 della legge 152/1975 sul riconoscimento della persona è salvo. A differenza, però, del velo tradizionale, usato solo come copricapo, che può anche essere bello da vedere e che non mi pare lontano dai fazzoletti delle nostre nonne, credo che il burqa non favorisca l'integrazione delle donne straniere perché suscita paure e diffidenza e nutro dei seri dubbi sulla volontà effettiva di queste donne di indossarlo. Ma non lo userei come cavallo di battaglia politica o culturale: l'integrazione richiede soprattutto tempo e disponibilità al dialogo.

Ultima domanda: in Italia l'infibulazione è vietata, tuttavia ogni giorno la dignità delle donne viene calpestata con una distruttiva mercificazione mediatica. Quali sono le sue riflessioni?
Guardi, sono perfettamente consapevole del fatto che le donne possono essere violate e discriminate in molti modi anche qui da noi, anzi, mi pare che "brave persone" come padri, mariti, compagni, ex, e via dicendo siano i primi artefici di tali violenze - basta dare un’occhiata alle pagine di cronaca dei giornali, non è un proclama femminista -, senza contare la mercificazione ormai nauseante se non addirittura ridicola di cui parla lei. Ribadisco comunque l'inaccettabilità di una pratica come l'infibulazione, partorita da riti ancestrali o follie umane, e fonte di enorme sofferenza per le donne che ne sono vittima e sottolineo vittima. Non è un caso che Paesi civilissimi, come la Norvegia e la Svezia, abbiano espressamente legiferato per vietare tale pratica, abolita anche in molti Paesi africani, e ho letto che gli stessi uomini di potere in Africa stanno attuando delle campagne anti-infibulazione, dichiarando che non l’hanno permessa innanzitutto sulle loro figlie. Come ho detto la sera dell’incontro, bisognerà lavorare molto “sulla linea femminile” perché è una faccenda tutta tra donne, gli uomini e la religione c’entrano ben poco. (a cura di Carlo Silvano)

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