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LA SACRALITÀ DEL CORPO, SPUNTI PER LA RIFLESSIONE PERSONALE

Pubblico parte dell'intervento che il dott. Massimo Valli ha fatto nel corso dell'incontro dedicato alle Mutilazioni genitali femminili organizzato dall'Associazione Trevisani nel Mondo (sezione di Villorba) a Santandrà di Povegliano. La relazione è molto ampia, ma chi desidera il testo completo può fare una richiesta scrivendo a carlo.silvano@poste.it


[...] Le ragioni che ci hanno chiamato a qui sono già state illustrate in precedenza e non mi dilungo oltre.
Premetto che, non essendo un esperto della questione, né sul piano teologico, né su quello sociologico, né su quello filosofico, ma essendo semplicemente persona, cristiano laico, che si pone delle domande e cerca/chiede delle risposte, il mio intervento vuole essere semplicemente uno spunto di riflessione sull’argomento, quasi un porre le domande a cui ciascuno di noi può tentare di dare una risposta o sviluppare una propria riflessione come persona, come persona di fede, come persona nel contesto di esperienze in cui si trova a vivere. Tenterò, dunque, anche con l’aiuto di alcune fonti (che menzionerò di volta in volta), di offrire chiavi di introduzione al dibattito.
Desidero anche sottolineare che, per diverse ragioni, manca stasera una componente importante alla proposta: la presenza di una persona che sia culturalmente vicina alle comunità in cui la pratica è diffusa o, ancora più incisivamente, di una persona che l’abbia anche subita su di sé. Questa presenza avrebbe senz’altro la possibilità di darci un quadro più completo sulla questione, oltre che sul piano culturale, anche su quello emotivo e interiore/religioso. Contiamo, a questo proposito, di porre rimedio a questa significativa lacuna in un prossimo incontro, che potrà sicuramente essere il naturale sviluppo della riflessione che siamo certi scaturirà stasera.
Non si può prescindere, per amore della massima completezza possibile, da un cenno storico sulla pratica dell’infibulazione.

Cenni storici sull’infibulazione.

La pratica dell’infibulazione è ampiamente diffusa in molti Paesi africani e asiatici, ma raramente, specie nei documenti ufficiali,si fa cenno al fatto che era praticata anche nella "civilissima" antica Roma.

Dal punto di vista storico, la pratica della mutilazione genitale è molto antica. Non esistono, infatti, spiegazioni precise circa la sua comparsa. Secondo alcuni, essa è nata in un determinato paese e poi si è diffusa in altri; secondo altri, è nata contemporaneamente in molti paesi del nostro piccolo pianeta. Per gli autori che sostengono quest'ultima teoria, la circoncisione si sviluppò in maniera indipendente, in posti diversi e in momenti storici differenti. Sulla base di dati documentari certi, da cui possiamo permetterci di fare rilievi epidemiologici, è probabile che la circoncisione femminile sia presente, insieme a quella maschile, in alcuni rilievi delle tombe egizie della VI dinastia (intorno al 2340 a.C.). La più antica fonte conosciuta, che registra la pratica della circoncisione, è Erodoto, vissuto nel V secolo a. C. Egli afferma che l’escissione era praticata dai Fenici, dagli Hittiti, dagli Etiopi e anche dagli Egiziani. Anche Stradone e Soramus sostengono che, a Roma e ad Atene, la pratica era frequente ed aveva lo scopo di far diminuire il desiderio sessuale femminile. Più tardi, Aetius e Paolo d’Egina, rispettivamente nel 500 e nel 700 d.C., riportano una descrizione analoga e approvano l’intervento stesso, sostenendo che il clitoride dovesse essere necessariamente rimosso prima che potesse diventare troppo grande, in quanto, potendo erigersi analogamente al membro maschile avrebbe permesso il coito lesbico. Inoltre, alcuni archeologi asseriscono che le buone condizioni di conservazione delle mummie egiziane testimoniano l’usanza della clitoridectomia, cioè dell’escissione della clitoride femminile. È da notare che il termine "infibulazione" tradisce una derivazione latina. La fibula: una spilla che serviva a tenere agganciata la toga, veniva usata dai Romani sulle proprie mogli, in modo da prevenire rapporti illeciti, e veniva imposta anche agli schiavi e schiave per impedire ai primi di stancarsi coi rapporti sessuali e le gravidanze delle seconde che avrebbero ostacolato il lavoro. In tempi più vicini a noi la prima fonte documentaria di un certo rilievo è un numero di The Lancet del 1822, che riporta l’esperienza di un chirurgo tedesco, Graefe, che affermava di aver curato con successo, mediante escissione del clitoride, una ragazza affetta da "masturbazione eccessiva e ninfomania".
Questa mutilazione cosiddetta "terapeutica" si inscrive in una opinione abbastanza diffusa nel XIX secolo, specie in Inghilterra, che attribuiva alla masturbazione, tutta una serie di disturbi funzionali del cervello e del sistema nervoso che andavano dall’epilessia alla follia, e che riponeva nell’intervento di clitoridectomia la possibilità di guarigione di questi disturbi. Infatti a partire dalla seconda metà del XIX secolo il puritanesimo vittoriano aveva trasformato la questione morale della masturbazione in una condizione medica che era diventata un problema significativo.
Da allora in poi soprattutto in Francia, Germania ed Inghilterra si è assistito ad una vera e propria diffusione della pratica della clitoridectomia, per curare sia i disturbi sessuali (ninfomania e masturbazione eccessiva) che i disturbi del pensiero (isteria, epilessia, catalessi, melanconia e follia).
A conferma di questa tendenza è opportuno citare l’opera di alcuni famosi medici del tempo. Isak Baker Brown, della Medical Society of London, nel 1865 sosteneva che "…la masturbazione causa eccitamento periferico del nervo pubico, che a sua volta causa malattia e morte nei seguenti otto stadi: isteria, irritazione spinale, crisi epilettoidi, crisi catalettiche, crisi epilettiche, idiozia, follia e morte..."
A.J. Block, in "Sexual perversion in Female", pubblicato sul New Orleans Medical Surgery Journal nel 1894-1895, riportava di un suo successo terapeutico su una studentessa di 14 anni che soffriva di "nervosismo" e "pallore" mediante la "liberazione del clitoride dalle sue aderenze" e am-monendola circa i pericoli della masturbazione.
Non dimentichiamo che anche per Sigmund Freud l'eliminazione della sessualità clitoridea era un requisito indispensabile per lo sviluppo di una femminilità matura.

Anche se l’ultimo caso documentato risale al 1927 si hanno informazioni circa l’avvenuta esecuzione di clitoridectomie negli ospedali psichiatrici fino al 1935. Tutto ciò è interessante perché in paesi attualmente islamici, come la Repubblica Islamica dell’Iran, questa pratica è assolutamente sconosciuta. L’infibulazione è, infatti, legata a culture tribali precedenti l’islamizzazione dell’Africa e dei paesi arabi. Essa si è conservata grazie alla capacità dell’islam di acculturarsi alle culture tribali. Per questo motivo, nel 1926 ci furono episodi di ribellione da parte delle donne del Corno d’Africa nei confronti dei missionari cristiani che volevano estirpare questa pratica. È necessario sottolineare che l’infibulazione viene condivisa da donne islamiche, cristiane e animiste, soprattutto nel Corno d’Africa ed in Africa Centrale. Tutte le campagne realizzate per eradicare questa pratica sono votate al fallimento, se non partono dal fatto che si tratta di una cultura atavica, antica, precedente la conquista dell’Africa da parte dell’islam. Per esempio, in Australia, ossia agli antipodi della penisola arabica o dei Corno d’Africa, si registrava un fenomeno dei genere senza che ci fosse alcuna contaminazione islamica. Addirittura, nelle tribù aborigene si praticava l’introcisione, una pratica ancora più devastante dell’infibulazione e dell’escissione”.
La questione è vecchia anche in Italia. Nel Codice Penale [...]

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