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Treviso tra smog e cemento: l’urgenza di tornare a piantare alberi

 

Treviso tra smog e cemento:

l’urgenza di tornare a piantare alberi

di Carlo Silvano 

Si parla molto, giustamente, di riduzione delle emissioni prodotte dalle automobili e dalle caldaie delle abitazioni. Si moltiplicano gli appelli al risparmio energetico, agli incentivi per le ristrutturazioni, alla mobilità sostenibile. Ma mentre si invita il cittadino a fare la propria parte, nelle città si continua spesso a consumare suolo come se fosse una risorsa inesauribile. Anche Treviso non è immune da questa contraddizione: ettari di terreno vengono inglobati dal cemento per ospitare nuovi manufatti di dubbia utilità collettiva, tra cui l’ennesimo supermercato che si aggiunge a una già lunghissima lista.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Meno verde significa meno ossigeno, più caldo d’estate, più inquinamento che ristagna. Gli alberi non sono un semplice elemento decorativo, ma una vera infrastruttura naturale: assorbono anidride carbonica, trattengono le polveri sottili, producono ossigeno, abbassano la temperatura dell’aria grazie all’ombra e all’evapotraspirazione. In una città sempre più soffocata dalle ondate di calore, piantare alberi non è un gesto simbolico, ma una misura concreta di salute pubblica.

La cementificazione porta con sé anche conseguenze meno visibili ma altrettanto gravi. I terreni impermeabilizzati non assorbono più l’acqua piovana, che viene convogliata rapidamente verso tombini e canali spesso già in difficoltà per scarsa manutenzione e accumulo di sporcizia. Basta un temporale intenso perché strade e proprietà private si trasformino in bacini improvvisati, con allagamenti, disagi e danni economici. Il suolo naturale, invece, funziona come una spugna: rallenta il deflusso dell’acqua, riduce il rischio idraulico, tutela falde e corsi d’acqua.

A fronte di tutto questo, è legittimo chiedersi se la continua proliferazione di nuove superfici commerciali risponda davvero a un bisogno reale della comunità. In molte zone di Treviso l’offerta è già sovrabbondante, mentre scarseggiano spazi verdi fruibili, parchi, filari alberati, zone d’ombra dove ripararsi nei mesi più caldi. Ogni nuovo lotto sacrificato al cemento è una perdita irreversibile per il paesaggio, per il clima urbano, per la qualità della vita.

Invertire la rotta è possibile. Serve una scelta politica chiara: stop al consumo indiscriminato di suolo e avvio di un piano strutturale di riforestazione urbana. Piantare alberi lungo le strade, nei quartieri, nelle aree dismesse, nei pressi delle scuole e degli impianti sportivi. Alberi adatti al contesto urbano, curati nel tempo, capaci di diventare un patrimonio per le generazioni future.

Treviso ha una storia, un territorio e una tradizione che meritano di essere tutelati. Parlare di ambiente senza difendere il suolo e senza moltiplicare il verde è un esercizio vuoto. Se vogliamo davvero respirare un’aria migliore, ridurre il caldo, prevenire gli allagamenti e restituire bellezza alla città, dobbiamo smettere di ingoiare terra e tornare a piantare alberi. Non è solo una scelta ecologica: è una scelta di civiltà.

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul sito della Libreria Feltrinelli: Libri di Carlo Silvano 


 



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