3. “Quando l’amicizia inciampa:
cosa imparano i bambini dalle tensioni”
Nella vita dei bambini, le amicizie non sono sempre linee diritte tracciate senza interruzioni. Capita che un legame, anche molto importante, attraversi momenti di fatica, incomprensioni e distanze improvvise. Sono quei periodi in cui tutto sembra fragile: un bambino dice di non voler più giocare con l’altro, un gesto viene interpretato come offesa, una parola sfuggita con leggerezza diventa un macigno difficile da spostare. Queste difficoltà non sono eccezioni: fanno parte del modo naturale con cui i bambini imparano a stare insieme.
Molti adulti si preoccupano quando il figlio torna a casa abbattuto, convinto di aver perso un amico o di essere stato trattato con ingiustizia. Eppure queste tensioni, per quanto dolorose, svolgono una funzione preziosa: insegnano ai bambini a leggere le proprie emozioni, a conoscere i propri limiti, a dare un nome alla tristezza o al dispiacere e, soprattutto, a scoprire che un legame può essere riparato. Le amicizie dell’infanzia non sono fatte per essere perfette: sono fatte per crescere.
Quando si osservano da vicino queste piccole crisi, si nota che spesso nascono da motivi apparentemente banali. Una squadra cambiata all’ultimo momento, una preferenza mostrata a un altro compagno, un gioco interrotto troppo in fretta. Ma dietro quei gesti ci sono sentimenti intensi: il desiderio di sentirsi importanti, la paura di essere esclusi, il bisogno di essere riconosciuti. Per un bambino, una piccola ferita può avere il peso di un grande tradimento, perché il suo mondo emotivo non ha ancora gli strumenti per ridimensionare gli eventi.
Eppure proprio da questi momenti di prova nasce qualcosa di fondamentale: la capacità di perdonare, di chiedere scusa, di ricostruire la fiducia. Quando un bambino trova il coraggio di avvicinarsi all’amico dopo un litigio, compie un passo enorme nella direzione della maturità affettiva. Impara che le relazioni non sono cristalli fragili da tenere a distanza, ma sentieri che si percorrono anche dopo la pioggia, con le scarpe sporche e il cuore un po’ agitato.
Gli adulti hanno un ruolo decisivo, ma devono saperlo giocare con delicatezza. Spesso il primo impulso è intervenire, prendere posizione, “aggiustare” l’amicizia per evitare che il figlio soffra. In realtà è più utile ascoltare, accogliere il dispiacere, aiutare a capire ciò che è accaduto. Non servono soluzioni rapide: serve uno sguardo che rassicuri. Il bambino ha bisogno di sapere che può contare su un adulto che non giudica e non minimizza. E ha bisogno di parole che gli insegnino a riflettere: “Secondo te cosa ha pensato l’altro?”, “Come potresti spiegargli ciò che provi?”, “Che cosa potresti fare per tornare a stare bene insieme?”.
Anche gli insegnanti svolgono una funzione importante, perché le tensioni tra bambini nascono spesso a scuola. Quando il clima della classe è sereno, le crisi si risolvono più facilmente. Quando invece l’ambiente è troppo competitivo o disattento, ogni piccolo conflitto rischia di ingigantirsi. Un gruppo che sa ascoltare, comprendere e attendere permette ai bambini di riparare ciò che si è incrinato, senza umiliazioni e senza pressioni.
Uno dei segnali più incoraggianti è che, nella maggior parte dei casi, i bambini hanno una straordinaria capacità di tornare a sorridere insieme dopo un litigio. Mentre gli adulti tendono a trattenere le ferite, i bambini sanno ricominciare con grande naturalezza. Questo non significa che non soffrano: significa che credono ancora nella possibilità di ricucire. È una fiducia che gli adulti farebbero bene a custodire, evitando di trasformare una piccola discussione in una battaglia di principi.
L’amicizia, nell’infanzia, è una scuola di vita. Insegna che si può essere arrabbiati senza smettere di volere bene, che si può sbagliare e poi rimediare, che si può sentire la mancanza dell’altro e cercarlo di nuovo con un gesto semplice. Ogni tensione diventa una lezione su come gestire le emozioni, come costruire parole che curano, come continuare a camminare accanto a qualcuno anche quando il passo non è perfettamente sincronizzato.
Forse è proprio questa la ricchezza più grande: scoprire che l’amicizia non è fatta di giorni perfetti, ma della forza di affrontare insieme quelli imperfetti. E che, grazie a questi piccoli inciampi, i bambini imparano il valore della tenacia, della dolcezza e del rispetto reciproco. Una lezione che li accompagnerà molto oltre gli anni della scuola. (Carlo Silvano)
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul seguente collegamento: Libri di Carlo Silvano

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