Marco Rizzo a Cefalonia:
il ricordo dei caduti
della Divisione Acqui
e l’onore ritrovato
Nel settembre del 2025 Marco Rizzo, segretario di Democrazia Sovrana Popolare, si era recato a Cefalonia per rendere omaggio ai militari italiani caduti nel 1943, vittime della ferocia nazista e dell’abbandono politico e militare seguito all’armistizio. La sua presenza sull’isola greca, accompagnato da una delegazione del partito, aveva assunto un significato profondo: restituire voce e dignità a un sacrificio che resta una delle pagine più dolorose, ma anche più nobili, della nostra storia.
Durante la commemorazione, Rizzo aveva ricordato come la Divisione Acqui, rimasta senza ordini e senza comando, avesse scelto di non arrendersi, di non cedere le armi e di difendere l’onore dell’Italia anche nella sconfitta. Migliaia di soldati e ufficiali erano stati fucilati, altri deportati o uccisi nei giorni successivi. “Cefalonia – aveva dichiarato Marco Rizzo – non fu solo un massacro, ma un atto di fedeltà estrema alla Patria e ai compagni. Questi uomini, dimenticati troppo a lungo, meritano di essere ricordati come simbolo di dignità nazionale e di coraggio civile”.
Il richiamo di Rizzo non si era limitato alla memoria storica, ma si era esteso al presente. Egli aveva sottolineato che onorare Cefalonia significava anche riaffermare il valore della sovranità e del senso di appartenenza a una comunità che non si piega agli interessi dei potenti. “In un tempo in cui la storia rischia di essere manipolata o cancellata – aveva detto – ricordare i nostri caduti è un dovere morale e politico”.
Nel suo intervento, Rizzo aveva inoltre criticato l’uso superficiale della memoria da parte di chi, in occasione delle cerimonie ufficiali, riduce il ricordo a pura retorica. “Non serve celebrare l’antifascismo da passerella – aveva ammonito – ma riscoprire la verità di chi ha combattuto davvero, pagando con la vita”.
Cefalonia era così tornata, anche grazie a quel gesto, non solo un luogo di lutto, ma di identità. Un monito, aveva concluso Marco Rizzo, perché l’Italia non dimentichi mai che libertà e dignità si difendono prima di tutto con la fedeltà alla propria coscienza e alla propria storia. (Carlo Silvano)
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