Nel XVIII canto dell’Inferno, Dante e Virgilio scendono nella Malebolge, e lo scenario che si apre davanti ai loro occhi potrebbe sembrare lontano secoli da noi, eppure parla con forza al presente. Sul ciglio del primo fossato, due file di dannati corrono senza sosta in direzioni opposte, frustati dai demoni che li spingono come animali da soma. Non sono anonime ombre: sono coloro che hanno trasformato l’amore e la sessualità in merce, i mercanti di corpi e i seduttori senza scrupoli, che hanno usato le persone come strumenti per il proprio piacere o guadagno. Dante, nel descrivere questa bolgia, non parla solo del suo tempo, ma sembra anticipare il dramma contemporaneo della prostituzione, che in molte società si discute se “regolamentare” o addirittura normalizzare. Ma cosa significa “legalizzare” un mercato che si fonda sul corpo delle donne (e non solo delle donne)? Significa accettare che l’affetto, la fiducia, la dignità possano essere messi in...