Una Santa Messa
nel cuore della Savoia
(racconto breve)
Nella remota regione montuosa della Savoia, un luogo incantato coperto da foreste di alti abeti, sorge una piccola cappella in pietra circondata da un silenzio sacro. Era un mattino di domenica, e la nebbia si era appena diradata per rivelare il maestoso paesaggio delle montagne.
All’interno della cappella, illuminata anche dalla tenue luce delle candele, un giovane sacerdote cattolico, don Giulio, si preparava per celebrare la Santa Messa secondo il Rito Romano Antico, in lingua latina. Dieci ragazzini agili e devoti si preparavano, invece, come chierichetti, indossando le loro tonache nere con le cotte di color bianco, mentre nove persone, tra giovani e adulti, si erano radunate per formare un coro che avrebbe cantato le melodie sacre in latino.
Le pareti di pietra emanavano un'atmosfera di antica devozione, e l’odore dolce dell’incenso riempiva l’aria. Mentre la pioggia scivolava delicatamente sul tetto di ardesia, il vento faceva sussurrare le cime degli abeti, come se anche la natura stessa partecipasse a questa liturgia straordinaria.
Un ventina di persone, tra cui anziani con rughe solenni e bambini con occhi curiosi, si erano radunate per assistere a questa Messa speciale, attratte dalla rara opportunità di sperimentare un rituale antico e solenne.
Don Giulio, con il viso giovane e gli occhi pieni di fede, iniziò a celebrare la Messa, e le note dei canti in latino riempirono la cappella. Le voci del coro si alzarono in armonia mentre i chierichetti seguivano i gesti del sacerdote con precisione. Il suono delle parole erano intrise di significato per tutti e presto si creò un’atmosfera unica e sacra, un legame tra il divino e l’umano che superava le barriere del tempo e della lingua.
Durante la Messa, don Giulio lesse un brano del Vangelo che narrava l’interrogatorio che Ponzio Pilato fece a Gesù. Poi, durante la predica, mentre pronunciava le parole, don Giulio guardò l'assemblea con profonda riflessione. “Quid est veritas?”, chiese, e poi rispose con voce chiara, “Ego sum via, et veritas, et vita” – “Io sono la via, la verità e la vita”.
Nel silenzio che seguì, il profumo dell’incenso si diffuse nell’aria, e l’animo di ogni presente si riempì di una profonda sensazione di pace. In quel momento, la cappella e la foresta circostante sembravano diventare uno, un luogo in cui il divino e il terreno si intrecciavano. Le parole pronunciate in lingua latina portavano un messaggio universale di amore e compassione, e tutti i presenti pregavano con fervore nelle loro anime, unite nella ricerca della verità, dell’illuminazione e della grazia divina. Era un momento di profonda unione, un’intima comunione tra l’umanità e Dio, in un luogo incantato tra gli abeti delle montagne della Savoia.
_____________
Si consiglia la lettura del volume "Racconti da leggere davanti a un focolare" (ed. Youcanprint) reperibile al seguente collegamento: Libri da leggere davanti a un focolare
Commenti
Posta un commento