Passa ai contenuti principali

Alessandra Callegari, Vorrei che Villorba diventasse una comunità capace di attrarre famiglie ed imprese

            (ing. Alessandra Callegari, consigliere comunale del Partito democratico)
 

VILLORBA – Nel 2016 è stata rieletta in Consiglio comunale come la candidata più votata ed ora, con l’intervista che segue, l’ing. Alessandra Callegari (Partito democratico) ci racconta alcuni aspetti di quest’ultimo mandato trascorso tra i banchi della minoranza consiliare.

Ing. Alessandra Callegari, in quest’ultimi cinque anni quali sono stati i temi e le questioni locali che l’hanno particolarmente coinvolta come consigliere comunale?

Di temi importanti, tra Consiglio comunale e Commissione affari istituzionali, ne abbiamo discussi e affrontati diversi in questi anni. Per brevità ne prendo uno che mi sta particolarmente a cuore vista anche la situazione sanitaria che stiamo vivendo da mesi vivendo: la Protezione civile.

Perché?

Parto con lo spiegare il motivo per cui tale tema mi sta a cuore. Anzitutto sono stata io stessa, compiuti i 18 anni, a far parte per un anno dell’Associazione di Protezione civile comunale. In secondo luogo, come ribadito anche al Sindaco nelle opportune sedi, la cosa che più ci premeva era la necessità di adeguarsi quanto prima alla norma che prevede l’obbligatorietà per ciascun Ente di dotarsi di un Piano di Protezione civile aggiornato ai rischi previsti per il proprio territorio e di renderlo fruibile e conosciuto ai cittadini. Questa norma è per noi una buona pratica oltre che un obbligo di legge. Il piano di protezione civile infatti, racchiude tutte le prassi e i comportamenti che l’Ente e ciascun cittadino devono seguire in caso di emergenza. L’Ente si affida ad esso per gestire le emergenze. Senza un piano chiaro e pubblico, si da luogo all’insorgere di possibili incomprensioni, ritardi, panico e, in sostanza, si rischia di non essere pronti ed efficaci nella gestione dei problemi.

Sembra che il nostro Comune fosse uno dei pochissimi in provincia di Treviso a non avere tale piano...

Per diversi anni l’Amministrazione ha temporeggiato, prima con la costituzione del gruppo di volontari, poi con la redazione del piano, rimasto fermo per più di due anni. Ora, finalmente, dopo diversi solleciti e una pandemia, abbiamo visto l’approvazione di tale documento, e l’avvio delle fasi per la costituzione del gruppo comunale di volontari che potranno prestare il proprio servizio per la gestione di eventuali emergenze. Colgo l’occasione per augurare un buon lavoro ai volontari che hanno dato la propria disponibilità e invito tutti i Cittadini a valutare l’opportunità di prestare le proprie competenze al servizio della comunità offrendosi per nutrire il gruppo da poco creatosi. Vi assicuro che essere un volontario di Protezione civile è un’esperienza formativa e al tempo stesso una responsabilità che ciascuno dovrebbe valutare come un’opportunità di crescita personale.

Nel nostro comune le scuole dell’infanzia pur garantendo un importante servizio alle famiglie che hanno bambini, fanno fatica a far quadrare i conti.

La decrescita demografica è per Villorba, come per diversi comuni del Veneto, un grosso problema. L’Amministrazione comunale si è spesso nascosta dietro alle statistiche nazionali per difendere le proprie politiche e non ammettere che qualcosa, a Villorba, non attira l’insediamento di nuove famiglie e imprese come invece avviene in altri comuni, anche non lontani dal nostro.

Perché ci troviamo in questa situazione?

A mio avviso, uno dei motivi per cui ci ritroviamo in questa situazione è la carenza di servizi rivolti alle giovani famiglie con figli a carico. Non parlo tanto di contributi economici, quanto di opportunità e attività loro rivolte ed in questo, ammettiamo che lo sport spicca per entità di sforzi rispetto ad altri ambiti. Spesso le famiglie non hanno bisogno di contributi mirati, quanto di agevolazioni e strutture in grado di rispondere alle loro esigenze. Sappiamo che a Villorba, come d’altronde in gran parte dei comuni veneti, la scuola materna pubblica non garantisce un numero sufficiente di posti per coprire l’intera domanda soprattutto per quanto riguarda il livello di assistenza offerto dal Nido. Da sempre, è molto radicata la cultura della scuola materna parrocchiale che fin da tempi piuttosto remoti supplisce, insieme ad altre strutture private, ad una carenza del servizio pubblico garantendo un servizio essenziale per le famiglie.

Il Comune come sostiene le scuole private data la loro grande utilità?

Negli ultimi anni l’Amministrazione comunale ha scelto di modificare l’aspetto contributivo verso questi enti, spostando l’importo dedicato, dalla scuola alle famiglie che presentano ISEE con caratteristiche compatibili con i limiti imposti dal Comune. Tale scelta, sebbene motivata da un ricerca di equità e cioè dare il contributo solamente e in misura maggiore alle famiglie che dimostrano di avere un reddito basso, non è nei fatti una soluzione efficace a permettere il mantenimento delle strutture. Queste si ritrovano, infatti, a dover aumentare le rette e a vedere un minor numero di iscritti per effetto dell’aumento dei costi sulle famiglie che scelgono, quindi, strutture situate nei paesi limitrofi aventi, talvolta, rette inferiori.

E dunque cosa succede?

Di fatto tale scelta amministrativa penalizza tutti pur volendo andare incontro alle famiglie più bisognose. Se una scuola non riesce ad ottenere un numero minimo di iscritti è costretta ad alzare ancora le quote o, addirittura, a chiudere le classi. Si innesca così un circolo vizioso che sfocia ancora una volta in disagio per le famiglie. Il Comune si è visto in più di un’occasione costretto ad erogare comunque contributi alle strutture per sopperire al calo delle iscrizioni. Rimane dunque un punto fondamentale: servizi come la scuola materna e il nido sono in questi anni simbolo di progresso sociale e di benessere e portano con sé una maggiore fiducia nel governo dell'Istituzione comunale. La fiducia, e dunque il livello dei servizi offerti, porta persone a vivere nel nostro comune. Più persone e famiglie vi si stabiliscono, più il bilancio del Comune ne giova in termini economici, ma anche e soprattutto in termini di ricambio generazionale, idee, comunità.

Alessandra Callegari, restiamo ancora sul pianeta scuola. Con la chiusura di qualche anno fa del plesso delle scuole elementari di via Campagnola, la contrada di Venturali è stata fortemente penalizzata per quanto riguarda l’offerta dei servizi comunali.

Il tema dell’istruzione di quartiere è un punto delicato per il quale andrebbero svolte analisi complesse e complete. Da un lato abbiamo la necessità di ciascun Ente di razionalizzare non solo i costi, ma anche gli sforzi per l’aggiornamento tecnologico e strutturale. Molti Paesi europei spingono verso la centralizzazione, la creazione di campus in cui gli studenti possano usufruire di strutture aggiornate e possano avere occasioni per un positivo scambio di idee ed esperienze. Ho avuto io stessa modo di vivere un’esperienza all’estero in un college statunitense e posso capire chi spinge verso questo tipo di soluzione. È tuttavia necessario considerare la tradizione e composizione del tessuto sociale in cui operiamo. Villorba, come molti comuni veneti, si fonda su una struttura comunitaria che ruota attorno al borgo: le parrocchie e le scuole rimangono ad oggi i principali poli di aggregazione e scambio intergenerazionale. Per arrivare, ammesso che lo si voglia, ad una centralizzazione, occorrono politiche di lungo termine che mirino a sviluppare altre forme di aggregazione e servizi efficaci al fine di permettere il raggiungimento agevole dei luoghi di interesse centrale per la popolazione. La chiusura della scuola di Venturali, ad esempio, se ritenuta davvero necessaria doveva essere accompagnata da un progetto che permettesse alla comunità di quella contrada di non perdere un polo fondamentale di aggregazione e vita. Le scuole potevano trasformarsi in un luogo ricreativo per le associazioni. A Villorba manca, ad esempio, un circolo anziani…

Quindi per l’edificio della ex scuola di Venturali si può ipotizzare un’altra destinazione?

Certo. Questo edificio, in forza anche dei consistenti contributi statali per la messa in sicurezza degli edifici, potrebbe trasformarsi in un luogo d’incontro in cui vivere la comunità tra le stanze e il parco di questo luogo che rimane un bell’esempio di struttura pubblica. I luoghi dedicati alla comunità, invece, si stanno sempre più accentrando a Carità, ma non si sta facendo molto per garantire l’accesso a questi servizi e per creare, allo stesso tempo, delle alternative nelle frazioni.

Da uno a dieci qual è il suo voto alle politiche giovanili perseguite dall’attuale Giunta municipale?

Riconosco all’attuale Giunta degli sforzi considerevoli per lo sviluppo del settore sportivo. Anche se troppo spesso non vi è una vera regia che permetta all’Ente di coordinare le società sportive affinché diventino realmente ambiti di vita sociale, le strutture loro dedicate sono negli anni aumentate più che in altri comuni. Mi piacerebbe che si creasse una regia che coinvolgesse tutte le Associazioni comunali, sportive e non, per contribuire insieme a rendere i Servizi sociali un ambito vivo e in continua evoluzione e non il mero lavoro d’ufficio legato ai casi più gravi di disagio sociale. Ho apprezzato l’evolversi dello spazio dedicato ai giovani con un apposito progetto nato, per la verità, diverse Amministrazioni fa, e alcuni eventi organizzati dall’Assessorato alla cultura. Ritengo invece insoddisfacente lo sforzo dell’Amministrazione nel rendere i giovani parte della vita politica e sociale del Comune. L’esperimento del Consiglio comunale dei ragazzi rimane un progetto prettamente scolastico e i giovani non vengono quasi mai coinvolti in Consiglio comunale o nei diversi ambiti della vita comunitaria. È un vero peccato in quanto credo che questi ragazzi potrebbero portare un grande contributo nella vita dell’Ente. Mi piacerebbe che si organizzassero concorsi di idee, che i ragazzi si sentissero coinvolti durante le feste istituzionali e nell’organizzare loro stessi progetti e attività rivolte a tutti...

Qual è, allora, il suo voto?

Per i motivi descritti segno la sufficienza: 6. Credo infatti che la popolazione abbia a suo tempo confermato l’attuale compagine e pertanto è stata la comunità a dare questo voto. Non posso però certo dire che gli sforzi fatti dall’Amministrazione siano lodevoli né efficaci agli scopi che invece noi ci prefiggiamo.

Parliamo ora di donne e politica. Cosa pensa delle cosiddette “quote rosa” che l’attuale normativa impone di inserire nelle liste elettorali?

Essendo donna, forse vi stupirò con la mia risposta. Non sono mai stata una grande fan delle quote rosa che impongono la presenza femminile nelle liste elettorali. Ritengo che come in ogni ambito, dovrebbero essere premiati competenza, passione e propositività, non l’appartenenza a un qualche gruppo, sia questo anche il genere sessuale. La partecipazione delle donne alla vita politica dovrebbe essere stimolata in primis dalle donne stesse. Ciascuno, uomo e donna, dovrebbe potersi sentire in diritto di dare il proprio contributo alla comunità nel modo che più lo rapprenda. Credo che, come per tutte le cose, serva stimolare un cambiamento nella cultura delle persone.

Cioè?

La disaffezione per la politica e il ritardo del nostro paese nell’offerta di servizi che permettano concretamente alla donna di avere pari diritti dell’uomo, e non solo sulla carta), sono secondo me oggi i maggiori freni alla candidatura delle donne. Ritengo che un organo di governo che veda la partecipazione equilibrata di donne e uomini, giovani e anziani, lavoratori, pensionati e disoccupati, dipendenti e lavoratori autonomi, sarebbe il massimo. Solo in questo modo si riuscirebbe davvero a rappresentare tutte le diverse sfumature che compongono una società. La realtà è che spesso, qualunque sia l’appartenenza politica, il momento della composizione delle liste è un momento difficile.

Perché?

Purtroppo sono pochi i cittadini che oggi vogliono impegnarsi in questo modo alla vita politica della propria città. Ed è un peccato. Ciascuno dovrebbe voler fare l’esperienza di Consigliere comunale del proprio comune. Ciascuno dovrebbe sentire, come succedeva in passato, l’orgoglio di prendere parte alle decisioni che governano il proprio comune perché questo è un privilegio e un’opportunità oltre che una responsabilità. E questo è quello che auguro a ciascuno, soprattutto ai miei coetanei.

In questi ultimi anni trascorsi in Consiglio comunale quali donne, a suo avviso, hanno svolto bene la propria responsabilità di consigliere o di assessore?

È una domanda difficile perché mi sento una parte in causa. Mi limito a dare questa risposta. Ho sempre accolto con una punta di rammarico l’assenza delle donne della maggioranza durante le discussioni in Consiglio comunale. Per la verità, e chi ha assistito ad una seduta può confermarlo, le riunioni del Consiglio si limitano ad un botta e risposta tra i membri della minoranza e il Sindaco. Non fraintendetemi, non sono un’ingenua e so bene che ciascun gruppo politico svolge riunioni in cui mi aspetto che il dialogo sia ampio e una volta in Consiglio l’espressione che si palesa è quella concordata, tuttavia ritengo riduttivo limitare il dibattito consigliare a ciò che avviene. Mi hanno sorpreso e colpito positivamente negli anni tutte le persone, comprese le donne, che hanno ritenuto di offrire agli altri la propria opinione senza timore e con rispetto. Ho sempre apprezzato il modo di esprimersi dell’assessora alla Cultura Eleonora Rosso, pacati e appassionati. In generale, ammiro tutte le persone che scelgono di esprimersi e di farlo in modo rispettoso dando modo agli altri di ascoltare il loro pensiero e ascoltando quello altrui. Questa dovrebbe essere la Politica: uno scambio di idee e opinioni volte a costruire il Bene comune.

E se il prossimo Sindaco di Villorba fosse una donna?

Ben venga. Come dicevo prima, ritengo che competenza, passione e propositività debbano sempre essere premiate. È questo anche il criterio con cui il Partito democratico ha scelto il proprio candidato.

Come ultima domanda Le chiedo: quali sono le priorità e le attenzioni che ritiene fondamentali e che le piacerebbe leggere in tutti i programmi elettorali delle varie liste che si presenteranno per il rinnovo del Consiglio comunale?

L’obiettivo dovrebbe essere per tutti quello di rendere Villorba un Comune che attragga. Ovvero: ottimi servizi alla persona che rendano il cittadino libero di dedicarsi alla crescita personale, della propria famiglia e della propria attività nel rispetto della Comunità. Un ambiente sano e valorizzato dove l’ordine, la manutenzione e la bellezza degli spazi pubblici si fondano con il rispetto del paesaggio naturale. Un’offerta culturale varia ma soprattutto accessibile: creare comunità stimola la diffusione della cultura e accelera i processi di cambiamento culturale. Una programmazione a lungo termine e fatta per durare e costruire, non per navigare a vista come spesso è successo negli ultimi anni. 

(a cura di Carlo Silvano

_____________________________ 

Il presente blog è curato da Carlo Silvano autore di numerosi volumi.

 







Commenti

Post popolari in questo blog

Nizza, città francese o italiana?

Intervista allo storico e politico Alain Roullier-Laurens LA CITT À DI NIZZA RIPENSA AL SUO PASSATO ITALIANO Ha dato i natali a Giuseppe Garibaldi, artefice dell'unità nazionale Perché in certi libri scolastici non si parla della cessione della città di Nizza e della regione della Savoia da parte del governo di Torino a quello di Parigi nel 1860? Da questo interrogativo prende lo spunto l'intervista che segue, rilasciataci da Alain Roullier-Laurens , fondatore della “ Lega per la restaurazione delle libertà nizzarde ”. Nato a Nizza nel 1946, Alain Roullier-Laurens discende per parte di madre da una famiglia residente a Nizza ancor prima del 1388, anno della dedizione ai Savoia, ed è autore di numerosi libri che hanno provocato scalpore - ogni volta che sono usciti - sull'ideologia indipendentista nizzarda, sui retroscena dell'annessione e del falso plebiscito. I libri di Alain Roullier si basano su documenti inediti ed adoperati per la prima volta, come

ROBERT ROSSI, LA FRANCESIZZAZIONE DI TENDA È INIZIATA CON I BAMBINI DELLA SCUOLA

TENDA - « Mi chiamo Robert Rossi e sono nato nel 1944: mia madre è brigasca e conobbe mio padre che svolgeva il servizio militare ne lla GAF, cioè la guardia di frontiera proprio a Briga Marittima. Dopo l’8 settembre del 1943 mio padre fu catturato dai nazisti e portato in Germania, ma finita la guerra ritornò a Briga e si sposò con mia madre per venire a mancare nel 2009 ». Inizia con queste parole l’intervista concessami da Robert Rossi (qui sotto in foto), nato italiano nel 1944 e diventato francese nel 1947, quando il comune di Tenda fu ceduto alla Francia in seguito al Trattato di Parigi. Signor Robert Rossi, a Tenda che lingua si parlava fino al 1945? E qual era il dialetto più diffuso? Oggi qualcuno a Tenda e a Briga parla ancora in dialetto? Fino al 1947 i comuni di Briga Marittima e Tenda rientravano nei confini dell’Italia e quindi la lingua ufficiale era l’italiano. A Briga Marittima era molto diffuso il dialetto locale, cioè il «brigasco», mentre a Tenda

Il dono dell'amicizia tra un sacerdote e una laica

Poche ore fa è stato chiuso in tipografia la seconda ristampa del volume " Il dono dell'amicizia ", a firma di don Olivo Bolzon e di Marisa Restello . Qui di seguito la presentazione scritta dai due Autori che descrivono la propria quotidianità vissuta insieme all'insegna del dono del celibato e del sacerdozio. Presentazione È l’occasione per ringraziare i nostri lettori che hanno accolto questa semplice testimonianza sincera e gioiosa e tanti altri che ce l’hanno chiesta e desiderano partecipare a un dono prezioso per tutti, oggi soprattutto. Proprio in questi giorni un caro amico è venuto a trovarci e a leggere insieme un piccolo brano che, secondo lui, era il centro del messaggio. Insieme abbiamo constatato che il cammino della liberazione non è né un fatto di bravura, né una via tracciata e uguale per tutti. La relazione uomo-donna diventa sempre più liberante nella misura in cui va oltre ogni problematica e si fa comunione. Pensando alla comunione, per noi