L’arduo sentiero del bosco si snodava tra alberi secolari, sussurrando antiche preghiere nella brezza leggera che danzava tra i rami. Marco e Sabrina camminavano in silenzio, accompagnati solo dal canto degli uccelli e dal fruscio delle foglie sotto i loro passi. Avevano varcato l’ingresso dell’antico eremo, e subito li aveva colpiti il motto inciso sulla pietra, “Ubi Deus ibi pax”, che ora risuonava nei loro cuori come un’antica melodia.
L’eremo, avvolto in un’atmosfera di semplicità e sacralità, si presentava con la sobrietà tipica degli eremi francescani. Pareti di pietra nuda, finestre austeramente piccole, e un profumo penetrante di incenso che si intrecciava con l’odore terroso del bosco circostante. Marco e Sabrina procedevano con rispetto attraverso gli angusti corridoi, dove l’eco dei passi sembrava riverberare la storia di innumerevoli preghiere e meditazioni.
I due giovani si soffermarono davanti a una piccola cappella, illuminata da una tenue luce che filtrava attraverso vetrate colorate. Un’immagine della Madonna, circondata da angeli, vegliava silenziosa sull’altare. Marco e Sabrina si scambiarono uno sguardo profondo, carico di emozioni che sfuggivano alle parole. In quel momento, il silenzio si fece ancora più denso, e la presenza divina sembrava avvolgerli come un abbraccio invisibile.
Riprendendo il cammino, i due giovani uscirono dal piccolo edificio e si incamminarono lungo il sentiero del bosco, un percorso antico e consacrato dai passi di tanti pellegrini che avevano cercato rifugio in quel luogo di pace. L’aria, impregnata di spiritualità, faceva risuonare le parole del motto che li aveva accolti all’ingresso: “Ubi Deus ibi pax”. Dove c’è Dio, c’è pace.
Il sentiero si snodava tra alberi possenti e piante secolari, una sinfonia di verde che danzava al ritmo del vento. Il profumo di muschio e di terra umida si univa al canto melodioso di un ruscello nascosto tra le fronde dei cespugli. Marco e Sabrina, avvolti dalla natura e dalla tranquillità, avanzavano in silenzio, lasciandosi guidare dalla magia di quel luogo.
Poco a poco, il bosco si aprì su un panorama mozzafiato: un’ampia radura circondata da alti alberi, con ai margini l’eremo che si presentava semplice e accogliente. Il silenzio della natura si fondeva con il silenzio del cuore dei due giovani. In quel momento di contemplazione, la verità del motto si svelò loro con chiarezza: dove c’è Dio, c’è pace.
Seduti su una bianca roccia, Marco e Sabrina osservavano ora il cielo, tinteggiato di sfumature rosate dal tramonto. Le parole erano superflue; il silenzio stesso era un linguaggio di profonda comprensione. Nell’abbraccio della natura e nella quiete dell’eremo, avevano trovato un rifugio per l’anima.
Il crepuscolo avvolse l’eremo e il bosco nella sua penombra, mentre Marco e Sabrina, ancora in silenzio, si alzarono per lasciare quel luogo sacro. Con l’animo colmo di serenità, si avviarono lungo il sentiero di ritorno. Le fronde degli alberi sembravano sussurrare loro un addio gentile, e nel buio crescente, iniziarono ad accendersi le luci delle stelle quasi a voler illuminare il cammino.
Al varcare l’uscita dell’eremo, il motto rimase inciso nei loro cuori. “Ubi Deus ibi pax”. “Dove c’è Dio, c’è pace”. Marco e Sabrina sapevano di aver vissuto un’esperienza straordinaria, un incontro con la divinità che aveva risvegliato in loro una consapevolezza profonda. In quel luogo mistico, avevano imparato che la vera pace risiede nell’abbraccio di un amore eterno, in un silenzio che parla all’anima.
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