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Giulio Vignoli, Il monte Bianco appartiene anche all'Italia

(prof. Giulio Vignoli)

GENOVA - In merito alla polemica accesa dalle autorità francesi che pretendono di estendere la propria sovranità su tutta la cima del monte Bianco, abbiamo chiesto l’autorevole parere del prof. Giulio Vignoli, già docente di Diritto internazionale all’Università di Genova, esperto dei trattati stipulati dalle autorità italiane e francesi nel 1860 e nel 1947, autore di numerosi volumi dedicati anche all’italianità di Nizza Marittima e della sua contea e socio dell’Associazione culturale “Nizza italiana”.

Prof. Giulio Vignoli, in questi ultimi tempi le autorità francesi hanno di nuovo acceso le polemiche sul confine nella zona del monte Bianco, sostenendo che la cima ricada per intero sotto la loro sovranità. Quali sono le sue considerazioni?

C’è un accordo italo-francese che stabilisce come la cima appartenga ai due Stati. La Francia ritiene la Repubblica Italiana una ameba e non ha tutti i torti. Ricordiamoci che la Francia vuole estendere il proprio confine marittimo ai nostri danni e ciò lo abbiamo saputo grazie alle proteste dei pescatori italiani. Non credo che il ministro Di Maio sappia gestire l’attuale discordia del confine sul monte Bianco.

La questione dei confini sul monte Bianco riapre anche la rivendicazione sulla regione dell’Alta Savoia. Secondo lei, questa regione che ha tra le varie città anche quella di Chambery, ovvero il luogo dal quale è partita la scintilla che ha portato all’unificazione dell’Italia, può essere considerata un territorio irredento?

No. C'erano ovviamente savoiardi fedeli ai Savoia che si trasferirono in Italia. Basti pensare, ad esempio, a Paolo Thaon di Revel. Mi risulta che nella Savoia esiste un movimento che persegue l'indipendenza e, semmai, i savoiardi potrebbero essere interessati a far sì che la loro regione diventi un cantone svizzero.



Oggi a Nizza è possibile trovare tracce dell’italianità di questa città che, tra l’altro, ha dato i natali a Giuseppe Garibaldi.

Difficile. Le tracce sono nei palazzi antichi, nella parte vecchia. Molti parlano italiano o lo capiscono, ma molti sono nostri connazionali venuti dal Piemonte per motivi di lavoro. Dobbiamo tener presente che dopo il 1860 migliaia di nizzardi di lingua italiana lasciarono Nizza per il Regno d'Italia. Il plebiscito fu una farsa, come una farsa fu pure quello svoltosi nei comuni di Tenda e Briga nel 1947. Non parliamo poi della cessione di Mentone.

Catarina Segurana: per alcuni studiosi non è mai esistita, per altri invece sì. Qual è la sua opinione?

So che ci sono pseudo-studiosi francesi che affermano che Caterina Segurana sia una leggenda, ma sono smentiti dai documenti che risalgono alla sua epoca, ovvero il XVI secolo. I lettori interessati alla figura della Segurana, possono consultare tanti libri, come i miei due volumi intitolati “Storie e letterature italiane di Nizza e del Nizzardo” e “L'irredentismo italiano di Nizza e del Nizzardo”. Sono volumi che si trovano in molte biblioteche pubbliche e si possono consultare anche tramite il prestito inter-bibliotecario.

Professor Vignoli, come ultima domanda le chiedo quali dovrebbero essere, a suo avviso, i confini politici tra Italia e Francia?

I confini tra Italia e Francia dovrebbero seguire la traccia del displuviale alpino e il fiume Varo. 

(a cura di Carlo Silvano, presidente dell’Associazione culturale “Nizza italiana)

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi.


Per informazioni sul volume cliccare Breve storia di Nizza di Carlo Silvano


 

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