In
questi ultimi dieci anni ho pubblicato molti volumi, per lo più
libri scritti sotto forma di interviste, che trattano varie tematiche
sociali - come mobbing, detenzione, massoneria, ecc. -; “Il
boiaro”, invece, è il mio primo romanzo,
che ho iniziato a scrivere nel 1986, quando avevo vent'anni. Sin
dall'inizio avevo chiara l'idea di parlare di una persona che viveva
in un piccolo mondo dorato fatto di certezze, sicurezze e
convinzioni; un mondo dove ognuno aveva - bello o brutto che fosse -
un suo preciso ruolo sociale. Era il mondo del mio protagonista, un
proprietario terriero, appartenente al ceto sociale dei boiari, di
nome Ivan Vasil'evič Nikonov.
La
rivoluzione del 1917 entra con prepotenza nella vita di Ivan,
mettendo tutto in discussione e facendo crollare le sue certezze. A
causa della rivoluzione, con i contadini che si ribellano al suo
dominio, Ivan è costretto a fuggire e a compiere un percorso, a
riflettere sulla sua storia, a darsi degli obiettivi e anche a
sporcarsi le mani. Ed è un percorso che nel libro si sviluppa lungo
tredici capitoli, ognuno dei quali sembra predominato da un colore
che evidenzia i sentimenti che, di volta in volta, provano i
personaggi del romanzo nel loro confrontarsi, scontrarsi o
accompagnarsi, direi quasi per mano, nella loro esistenza; in queste
pagine provo a far emergere quella piccola luce che è presente
nell'animo di ogni uomo, contadino o boiaro che sia.
Non
sono mai stato in Russia e per la stesura di questo romanzo mi sono
state di grande aiuto sia la lettura del libro “La
vita quotidiana in Russia al tempo dell'ultimo zar”,
che le osservazioni e i suggerimenti dell'amico Massimo Valli,
laureato in lingua e letteratura russa, che ha scritto anche la
prefazione. Di certo, comunque, un giorno andrò in Russia perché
desidero visitare diversi luoghi di questo sterminato Paese, come la
città di San Pietroburgo e le rive dei fiumi Volga e Don.
Da Donatella Zabeo ho ricevuto il seguente commento:
RispondiEliminaLetto tutto d'un fiato “Il boiaro” di Carlo Silvano, ingurgitandone i colori e le passioni.
Scrittura coinvolgente e fluida, ricca di ovattati silenzi bianchi e forti tinte rosso sangue.
Ho sentito gli scontri tra il rassicurante “possedere” e “avere” del nostro protagonista e la sua successiva paura di non essere più l'artefice del proprio destino e di perdere, così, la propria identità, anche quella spirituale. Gli eventi esterni sono il fattore variabile che sconvolge l'equilibrio costruito e coltivato negli anni, a prescindere se viviamo o meno in quella rivoluzione russa che Carlo dipinge come semplice sfondo alla vita dei protagonisti del suo romanzo.
(Donatella Zabeo)
Da Carmen Aprea ho ricevuto il seguente commento:
RispondiEliminaCiao Carlo, non ci crederai ma ho appena finito di leggere il tuo romanzo... Ti faccio i miei più vivi complimenti.
E' un romanzo breve, scritto in uno stile narrativo semplice, chiaro e scorrevole, assolutamente piacevole da leggere. Dietro l'apparente semplicità degli avvenimenti che si succedono, ma forse proprio grazie ad essa, il lettore riesce a cogliere nettamente le contraddizioni e i dubbi dell'animo umano di fronte ai grandi cambiamenti storici, come appunto la rivoluzione bolscevica russa del 1917. Da una parte , quindi, la speranza degli oppressi, dall'altra il sentimento di ribellione dei privilegiati. Un'incolmabile distanza fra due mondi che solo il dolore riuscirà a riavvicinare perchè come ci fa notare Massimo Valli, nella sua interessante prefazione all'opera, di fronte al dolore gli uomini si riscoprono per quello che sono.
Anche se non potrò essere presente fisicamente alla presentazione del libro, ti faccio un grande in bocca al lupo!... un abbraccio
(Carmen Aprea)