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Ricordi della naja (2)

"Ma di quale incentivo stai parlando?", risponde divertito Giuseppe F. mentre continua a mangiare la sua pizza alle quattro stagioni stando seduto di fronte a Fulvio Badini che gli ha appena raccontato ciò che ha visto alla mensa della caserma dove ha svolto il CAR. 
Giuseppe sorseggia con gusto la sua birra, da una veloce occhiata alle persone del vicino tavolo e poi riprende: "Fulvio, vuoi sapere veramente come mai, a colazione, solo i primi cinquanta o sessanta ragazzi ricevono uno yoghurt o una merendina, mentre tutti gli altri non hanno che delle gallette e solo gallette? Te lo dico io... E' semplice! In quella caserma presta servizio un sottufficiale sposato con una donna che ha una salumeria, per cui ogni sera, prima di andarsene, apre il bagagliaio dell'auto e si porta via tutto ciò di cui ha bisogno. Ovviamente a fargli concorrenza ci sono gli altri sottufficiali e ufficiali con relativi parenti e amici".
"E nessuno dice niente?", chiede Maurizio che è appena tornato dal bagno e non nasconde il proprio disgusto per quanto gli sta ora raccontando Giuseppe, ma l'altro si limita a sorridere. Con qualche altra battuta, Giuseppe ripercorre velocemente i cinque mesi di permanenza come cuoco in una caserma della Liguria, ed esclude categoricamente che per incentivare i ragazzi a svegliarsi presto la mattina, l'ufficiale della mensa premia i primi arrivati con una merendina o con altro del genere.
Fulvio e Giuseppe sono dello stesso scaglione, ma mentre il primo fu spedito diritto in Friuli qualche giorno dopo il Giuramento alla Repubblica, l'altro rimase in Liguria finché con le sue continue sottolineature sul come gestire una cucina non fece andare su tutte le furie il capitano Gozzini, e così anche Giuseppe arrivò in Friuli e fu assegnato ad un reparto ospitato nella stessa caserma di Fulvio.
Per qualche minuto i tre ragazzi continuano a consumare ognuno la propria pizza in silenzio. Si trovano in una tranquilla pizzeria pordenonese e tra gli avventori sono pochi i militari di leva. Poi Giuseppe, dopo un lungo sorso di birra, riprende: "Lì, in quella caserma, ne combinano di tutti i colori e non hanno alcun pudore quando rubano".
Fulvio si mostra interessato ad ascoltare, e allora Giuseppe, guardandolo diritto negli occhi, aggiunge: "Pensa che una volta depositammo in una cella frigorifera due tonnellate di carne, e il giorno dopo ne mancavano già due quintali. Un ufficiale arrivò addirittura a farsi aiutare a caricare l'auto da alcuni ragazzi che erano di corvéé in cucina. Tutto avvenne sotto i nostri occhi, e nessuno parlava... nessuno poteva dire niente... figurati se uno di noi poteva denunciare un ufficiale".
Fulvio ebbe l'impressione che il boccone che avesse in quel momento in bocca fosse amaro, ma ingoiò lo stesso, e disse: "Beh, allora vuol [continua]".
(Carlo Silvano)

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