Casa Stella Maris (Lentiai), cappella
Villorba – Sabato 26 e domenica 27 febbraio un gruppo di ragazzini di seconda media ha partecipato ad un fine settimana dedicato allo studio delle religioni nel mondo. L’iniziativa è stata promossa dalla parrocchia di Villorba, guidata da don Paolo Scattolin, col contributo del locale Circolo Noi Oratorio e del Circolo di lettura “Matilde Serao”, e si è svolta a Lentiai (Belluno) presso la Casa "Stella Maris" gestita da una congregazione di Suore.
Con me, ad accompagnare i ragazzini, c’erano don Emanuele Sbrissa e l’insegnante Monica Dalle Mule. Al termine di quest’esperienza, don Emanuele, docente al collegio Pio X ed educatore al Seminario diocesano, ha rilasciato l’intervista che segue.
Don Emanuele, a Lentiai hai avuto modo con i ragazzini di seconda media di parlare delle principali religioni che oggi abbiamo nel mondo. È stato difficile trattare questo tema data la loro giovane età?
I ragazzi hanno già qualche informazione riguardo le religioni, anche se a volte sono imprecise e vaghe, ed hanno anche diverse domande che indicano una curiosità buona … questo interesse è proprio ciò che permette di trattare questo tema, di per se molto ampio. Nel nostro breve incontro abbiamo semplicemente cercato di dare una panoramica, una “spolverata” generale, ma che potesse comunque essere significativa. L’uso di immagini, di parole chiave e il cercare di coinvolgere con domande sono solo alcune strategie per tenere viva l’attenzione, specialmente nei nostri ragazzi che tendenzialmente si distraggono facilmente. Devo dire sinceramente che i ragazzi si sono dimostrati generalmente partecipi ed è stato interessante cercare di trattare questo tema con loro.
Ripensando a questo tema, qual è secondo te ciò che differenzia Gesù Cristo dai fondatori delle altre religioni?
Innanzitutto è importante porsi in un atteggiamento di rispetto e dialogo interreligioso, così come ci indica il Magistero della Chiesa specialmente dal Concilio Vaticano II. Partendo da questo presupposto, da cristiani ci fondiamo su ciò che Gesù stesso ha detto ai suoi discepoli e dunque anche a noi oggi: “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14). In Lui dunque, si dà la piena e completa Rivelazione del mistero di salvezza di Dio. Solo in Gesù, vale a dire nella sua umanità, il Signore si è rivelato pienamente agli uomini. Gesù è il Signore, il Figlio unigenito del Padre, e in tutto ciò che ha detto e fatto nella sua vita terrena, ha rivelato il vero volto del nostro Signore, il Dio con noi. Gesù Cristo ha condiviso in tutto la nostra natura umana e per questo è vero uomo, non si è sottratto dall’avere bisogno di cure o dalla sofferenza, non si è sottratto nemmeno alla morte … anzi l’ha accolta nell’abbandono fiducioso nelle mani del Padre e così, da Risorto ha aperto a tutti la via per la vita eterna. Altri fondatori di religioni hanno cercato e insegnato vie di liberazione dalla sofferenza, distaccandosi dalla realtà… invece Gesù ci invita a vivere pienamente la nostra vita nella nostra storia, non distaccati. Anzi, come “sale della terra e luce del mondo” (Mt 5), chiamati ad annunciare il Vangelo del Regno guidati dallo Spirito Santo che ci ha donato, presenza viva del Signore nella nostra vita. Lo stile che Gesù Cristo ci insegna e di cui ci ha dato l’esempio, è espresso particolarmente nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 13, in cui il Maestro si china a lavare i piedi ai suoi discepoli, un gesto sorprendente e sconvolgente, che esprime quanto e come il Signore ci voglia bene: dai piedi alla testa! Cioè in tutto di noi e la sua morte in croce esprime fino a che punto è arrivato questo Amore totale: ad amare da morire, da donare la vita “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici” (Gv 15).
Gesù, dunque, è vero uomo ed è anche vero Dio...
Sì, e questo l’ha dimostrato in più occasioni: nei miracoli, negli incontri… e se leggiamo il Vangelo di Marco siamo come condotti a ricercare e chiederci: chi è quest’uomo? Ebbene la risposta ci viene detta solo alla fine sotto la croce dal centurione romano che l’ha visto morire in quel modo: “Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15). Gesù è stato riconosciuto come Figlio di Dio da come ha donato la sua vita per e con Amore totale, così ci ha rivelato pienamente il volto del nostro Dio che è Trinità d’Amore Padre, Figlio e Spirito Santo.
Don Emanuele, perché hai voluto proporre l’adorazione eucaristica nel corso di quest’esperienza a Lentiai?
Ho voluto proporre l’Adorazione Eucaristica perché è un luogo forte di incontro con il Signore. Imparando a stare davanti a Gesù realmente presente nell’Eucaristia, tutti possiamo sperimentare la dolcezza del Suo Amore per noi. Certamente è una grazia da chiedere, ma è anche necessaria l’opportunità e la volontà di accoglierla! Adorare vuol dire stare a bocca aperta davanti alla meravigliosa presenza di Gesù in mezzo a noi nell’Eucaristia. Un giovane beato dei nostri tempi: Carlo Acutis ha detto: “L’Eucarestia è la mia autostrada del cielo” può esserlo per tutti e fin da ragazzi, come lo è stato per tanti santi, anche per questo l’ho voluto proporre nel corso di quest’esperienza a Lentiai.
passeggiata in montagna (27 febbraio 2022)
Don Emanuele, come sacerdote hai accolto i ragazzini nel sacramento della riconciliazione. Quali sensibilità e ricchezza interiore hai colto nell’ascoltare le loro confessioni?
Celebrare il sacramento della riconciliazione è sempre un dono grande, perché attraverso il ministro passa sacramentalmente la grazia della misericordia del Signore e, dunque, si rimane “un po' bagnati” da ciò che si dona a nome di Dio. In particolare nel celebrare questo sacramento con i ragazzi di seconda media a Lentiai, ho generalmente colto in loro il desiderio di aprire sinceramente il cuore al Signore, consegnando anche aspetti faticosi e dolorosi di sé. Questo atteggiamento indica una preziosa fiducia, che è fondamentale per fare passi avanti nel cammino cristiano. Qualcuno di loro ha espresso interessanti domande di fede con il desiderio di capire di più e anche questo aspetto è bello. La sensibilità e la ricchezza interiore che in diversi è emersa, riguarda anche l’aver colto certi aspetti della vita di Gesù che li ha toccati.
Secondo te, i ragazzini riescono a stare senza telefonino e senza videogiochi e a partecipare con interesse a gruppi di studio e confronti in aula su temi anche abbastanza impegnativi?
I ragazzi hanno generalmente un grande bisogno di comunicare con gli altri, di socializzare… perché stanno crescendo e desiderano conoscere il mondo, gli altri e loro stessi. Gli smartphone, i videogiochi ecc. sono diventati sempre più ciò che sembra poter soddisfare questo bisogno… ma in realtà, esperienze come quella che abbiamo vissuto insieme a Lentiai (seppur breve), indicano che è possibile starne senza, a patto che il bisogno di socializzare trovi soddisfazione in relazioni belle e autentiche (anche perché finalmente reali) in cui poter mettersi in gioco!
… E per quanto riguarda la partecipazione alle attività proposte?
Chiaramente è necessario creare bene le condizioni perché ci possa essere l’interesse e la partecipazione di tutti. Non si può pretendere troppo dai nostri ragazzi, ma calibrando bene (cioè su di loro) i contenuti, come vengono proposti e accompagnando il tempo personale di riflessione e il confronto in gruppo, possono emergere cose molto interessanti e arricchenti per tutti.
Perché è importante intercettare e seguire la propria vocazione? Qualunque essa sia...
Perché c’è in gioco la nostra vita e la nostra vera felicità! Ognuno di noi è un dono del Signore con la sua originalità, come diceva il Beato Carlo Acutis: “tutti nascono come originali, ma molti muoiono come fotocopie”. L’intercettare e il seguire la propria vocazione è scoprire proprio la nostra originalità agli occhi del Signore e accogliere la missione speciale che ci affida. Noi siamo preziosi agli occhi di Gesù e desidera che la nostra vita diventi un dono di gioia agli altri! Questa missione speciale di amore lo possiamo scoprire un po' alla volta mettendoci davvero in gioco nel seguire le tracce di Gesù. Certamente il Signore ci invita, fin da ragazzi e ragazze, ad ascoltare la sua voce amica e a cercare di rispondervi con tutto il cuore… ma è necessario farsi aiutare e accogliere le occasioni più adatte. Se ci alleniamo a vivere questa ginnastica del cuore di ascoltare e rispondere alla voce di Gesù che ci parla e ci chiama per nome, allora potremo davvero essere pronti a dirgli: “Sì! Eccomi!”, proprio come hanno fatto specialmente il profeta Samuele e Maria. Così saremo veramente felici e doneremo felicità, perché non ci ridurremo ad essere fotocopie degli altri… ma vivremo fino in fondo il nostro essere originali e preziosi agli occhi del Signore.
In conclusione, come giudichi quest’esperienza che i ragazzini hanno fatto a Lentiai?
Sono felice di essere stato coinvolto e aver potuto vivere questa bella esperienza con i ragazzini di seconda media e i loro catechisti, ritengo che, come tutte le esperienze belle e significative che possiamo proporre ai nostri ragazzi, sia come un seme gettato nella terra della loro vita. A noi per ora sta di cercare di seminare il bene a nome del Signore, con la fiducia che il Seminatore ci insegna, cioè con abbondanza e dappertutto (in ogni terreno). La speranza è che possa germogliare e crescere qualcosa di buono, che a sua volta potrà fiorire e dare frutti di vita… quando e come noi non lo sappiamo, ma certamente non dobbiamo stancarci di seminare il Suo Vangelo! è il Signore stesso che, in quanto cristiani, ci affida questa missione!
(a cura di Carlo Silvano)
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare su Libri di Carlo Silvano
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