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Il boiaro letto da Sebastiano Parisi

Il boiaro”, ideato già nel 1986, è il primo romanzo di Carlo Silvano e, come spiega l’autore, la sua prima edizione risale al 1989; quella di cui trattiamo ora è la sua riedizione del 2012, appositamente rivista e corretta.
Leggendo la prefazione realizzata da Massimo Valli, si scopre come il romanzo non sia storico e mai sia stato concepito come tale, cosa che è l’autore stesso a dichiarare, ma che si percepisce comunque gradualmente con la lettura.
La vicenda è ambientata nei primi mesi della Rivoluzione russa e comincia con un’immagine chiara: Ivan Vasil’evic, un ex-padrone di una fattoria, che, arrangiatosi a vivere in tutt’altra maniera da come era abituato, sotto la falsa identità di un comune popolano, sta tornando verso casa solo, nel buio e nel gelo, con un po’ di provviste. Ad aspettarlo sa di trovare la sorella Anastasia e la cameriera Nina, tuttavia giunto nei pressi del rifugio, vede delinearsi un tragico scenario. Si trova davanti all’uscio di casa i suoi nemici, i bolscevichi, sterminatori della classe dominatrice oramai scomparsa, cui Ivan apparteneva. Nel gelo della notte e del suo cuore, nascosto per il momento agli occhi dei comunisti, nella consapevolezza che quella banda ha probabilmente ucciso la sorella Anastasia e la cameriera Nina, è incapace di reagire e sente di aver perduto ogni motivo per vivere; pensando anche e sempre più al suicidio, finisce per accasciarsi a terra e, forse complice la paura, non riesce ad addormentarsi. Ecco allora che cominciano a venirgli alla mente i ricordi di una vita che sembra lontanissima, quando era un boiaro, un padrone.

Partendo dalle descrizioni della vita di Ivan e di quella di Anastasia, l’autore riesce efficacemente ad introdurre chi legge all’epoca storica trattata e ai suoi luoghi, coi colori e i profumi. La fattoria di Ivan, la città con i palazzi dei ricchi, la casa di Anastasia e quella di Zukov. Il contrasto tra la natura e la solitudine amate da Ivan ed i rumori e la folla cittadina preferiti da Anastasia.
A poco a poco si avvicinano i giorni della Rivoluzione, parola che sembra quasi comica e lontana agli inizi, ma che diventerà sempre più reale e drammatica, come Ivan stesso sperimenterà sulla sua pelle, prima col rischio di morire al momento dell’occupazione della sua fattoria da parte dei contadini suoi schiavi, poi con la morte stessa dei suoi cari per mano dei comunisti.
E poi la fuga, il viaggio, la città in preda all’anarchia, le battaglie tra bolscevichi e zaristi, l’ansia per la sorte della sorella, e il ricongiungimento, fino alla sua drammatica fine.
E’ la tragedia umana il filone comune, l’intreccio delle storie dei vari personaggi che Ivan incontra, la mancanza di pietà da parte di tutti, l’imbestiamento delle persone, egoiste, approfittatrici, non più umane, o forse ora veramente tali perché libere da ogni regola e coercizione che prima le tratteneva facendole restare civili. Un imbruttimento interiore che va certamente oltre la stretta necessità di sopravvivenza, ma sinonimo di rabbia, di una rabbia e di una cattiveria represse.


Sebastiano Parisi (a sx) e Carlo Silvano

Un racconto dove c’è tutto, dalla Storia che progredisce senza tanto degnarsi delle conseguenze sui singoli, fino agli affetti e alle emozioni umane, e poi le distruzioni, gli sconvolgimenti sociali, il sangue, arrivando alla sfida mortale tra l’ideologia comunista nuova arrivata, (ma in fondo vecchia di secoli e covata per tempo immemore dalle élite occulte e intellettuali), e gli ideali sacri della Patria, dello Zar, di Dio, il vecchio mondo che veniva fatto scomparire in un bagno di sangue consacrando nuove fondamenta che erano però già marcite prima di essere interrate. Contrapposizioni che l’autore mette in rilievo senza schierarsi né demonizzare l’uno più dell’altro, rimanendo imparziale e raccontando sia la tragedia di chi è nato schiavo ed è morto schiavo, sfruttato e senza alcun valore, come una merce, sia di chi aveva tutto e ha perduto ogni diritto, primo fra tutti quello alla vita, vittima di massacri già visti poco meno di 130 anni prima in Francia.
In mezzo alla tragedia l’autore riesce a rendere la storia persino gradevole, con descrizioni e sensazioni in cui l’animo s'immerge.
Non sbaglia Massimo Valli quando nella prefazione scrive che sembra di vivere un sogno. È proprio così: i ritmi, le emozioni, sembra di vedere e sentire tutto, immergendosi completamente nel romanzo, nella drammatica storia che Silvano ci racconta.
Si percepisce inoltre che in questo romanzo ci sia dell’altro, che esso abbia un significato particolare per chi l’ha scritto, fattore, questo, che lo impreziosisce ancora di più.
Il boiaro” è un libro che non può mancare assolutamente di essere letto. Lascia nel lettore la speranza che le pagine non finiscano, che la storia continui ancora un po’, come a rimandare quel momento irrimediabile della fine; e il finale lo lasciamo, dunque, a chi vorrà apprezzare quest’opera. (Sebastiano Parisi)

Carlo Silvano, “Il boiaro”, ed. del noce 2012, pp. 126, euro dieci, isbn 978 88 87555 92 9

Per reperire il libro in formato digitale cliccare su Il boiaro di Carlo Silvano



Carlo Silvano (Cercola 1966), si è laureato in Sociologia a Napoli con una tesi su "Il controllo politico delle Forze armate" (relatore prof. Roberto Serpieri). Da alcuni anni vive a Villorba (Treviso). 
Iscritto all’Associazione trevisani nel mondo, Silvano è anche tra i fondatori dell’Associazione antiusura e antiestorsione “Arpa” e presidente dell’Associazione “Nizza italiana”.
Si occupa di varie tematiche: dal carcere ai fenomeni migratori, al mobbing e all'usura; ha pubblicato diversi libri sui temi affrontati, come, ad esempio, “Cristiani e musulmani. Costruire il dialogo partendo dai fatti di borgo Venezia e Treviso”, Edizioni del noce, 2003; “Liberi reclusi. Storie di minori detenuti”, Edizioni del noce, 2011; “Un lavoratore di troppo. Storie di mobbing nella Marca trevigiana”, in collaborazione con l’avv. Agostino La Rana e pubblicato da Ogm editore, 2008.
Come però suggerisce il nome dell’associazione da lui presieduta, Carlo Silvano si occupa anche della preservazione e difesa dell’italianità nelle regioni italiane per storia, geografia, cultura, etnia e lingua, che pur non incluse nei confini dello Stato, sono parte integrante della nazione italiana (concetto ben diverso dall’entità statale chiusa nei suoi confini); parliamo in particolar modo di Nizza e della sua Contea, ma anche della Corsica, del Ticino e del Grigioni italiano, dell’Istria, del Quarnaro, della Dalmazia e di Malta, e questo suo impegno l’ha portato a realizzare un libro specifico sulla questione intitolato “Breve storia di Nizza e di altri territori italofoni”, Edizioni del Noce 2012.
(scheda a cura di Sebastiano Parisi)


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