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GIORGIO TRIBBIOLI, A TENDA NON È POSSIBILE NEGARE LE RADICI ITALIANE

 TENDA – Le divisioni tra gli italiani rappresentano un male che, in tante occasioni, hanno causato danni difficili da riparare. Per secoli il nostro Paese è rimasto diviso in tanti piccoli stati che combattevano tra loro anche per ricercare e ottenere piccoli vantaggi. E in queste lotte spesso si inserivano le grandi potenze europee, le quali riuscivano a strappare grandi benefici. In Italia le divisioni non sono mancate neanche alla fine dell’ultimo conflitto mondiale e hanno riguardato piccoli comuni, come quello di Tenda che, all’epoca, rientrava nella provincia di Cuneo.

Dopo una prima intervista al dottor Giorgio Tribbioli (in foto qui sotto), torno a porgli nuove domande per recuperare ciò che ancora profuma di italiano in questa piccola comunità. Ringrazio la dott.ssa Lorenza Tribbioli-Leach per avermi gentilmente offerto le foto che arricchiscono la presente intervista. Le prime due foto riguardano Tenda poco dopo la Seconda guerra mondiale, le altre due sono foto recenti.


Dott. Giorgio Tribbioli, secondo lei quali erano i collanti sociali che tenevano unita la comunità di Tenda negli anni Quaranta del Novecento?

Nei miei ricordi la comunità di Tenda era molto unita: la maggior parte dei tendaschi custodiva la memoria di un passato in cui ognuno pensava di avere un futuro, e c’era soprattutto la consapevolezza di essere stata una contea florida e indipendente. Purtroppo tutto finì malamente tra il fascismo e la guerra, e tutti patirono e persero la fiducia per un futuro migliore. I collanti sociali furono eliminati e i tendaschi si divisero in fazioni, per lo più sulla base di interessi personali. Non c’erano solo filo-francesi e filo-italiani, ma anche ex fascisti ed ex antifascisti, monarchici e anti monarchici. Queste fazioni, a mio avviso, non si basavano su degli ideali, ma c'erano interessi e vantaggi personali a motivare le persone del luogo ad appartenere ad una delle tante fazioni in lotta tra loro. Per fortuna rimasero le feste, come quelle di Sant'Eligio e della Madonna di Vievola; ricordo anche le processioni delle Confraternite dei Bianchi e dei Neri, e altre ricorrenze, che furono un fattore di unione. Ancora oggi durante le ricorrenze gli anziani, che ovviamente son sempre di meno, si ritrovano nelle osterie e cantano le canzoni degli Alpini, il che è un importante fattore di unione.

Oggi, secondo lei, quali sono le principali caratteristiche della comunità di Tenda?

Noto che si sta ricostruendo un senso di comunità, che ultimamente è favorito dai disastri della tempesta: i tendaschi hanno capito veramente che sono stati aiutati molto dagli italiani, soprattutto di Limone, ma la "francesizzazione" è andata avanti. Si sta perdendo il bilinguismo e le vie e le strade portano i nomi di perfetti sconosciuti, molto celebri nel periodo del "rattachement". Un altro importante fattore di coesione è stato la fede cattolica…

La fede cattolica è ancora viva a Tenda?

Non è più molto viva, ma questo è un fenomeno che non riguarda solo Tenda. Per fortuna, però, qui si sono conservate alcune feste tradizionali anche se, purtroppo, non ho più visto le processioni che si svolgevano quando era bambino. Ricordo alcune persone, per lo più anziane, che si recavano in chiesa la domenica, ma non so se ancora è in uso la Messa Cantata così come era portata avanti da alcune signore anziane.

Comunque il ruolo della fede cattolica sta diminuendo...

Sì.

Dott. Tribbioli, a Tenda che dialetto si parla?

Il dialetto di Tenda, il tendasco, è ancora in uso in certe famiglie, soprattutto anziane: è un dialetto tra il ligure e il piemontese, ed è curiosamente molto simile al dialetto che si parla a Monaco Principato. Nel Museo delle Meraviglie è possibile reperire un bellissimo dizionario francese-tendasco.

                 

Lei può confermare che in Francia una legge imponeva di scegliere solo nomi francesi per i nascituri?

Sì, c’era questa legge e mio figlio Fabrizio si è ritrovato nominato "Fabrice" perché è nato a Nizza, ma poi è stata abolita.

Nel vicino comune di Briga, intanto, è rimasto “francesizzato” il nome del colonnello Pastorelli sulla lapide che lo ricorda...

Avevo fatto alcune ricerche sul povero Colonnello e ho constatato che il monumento a lui dedicato era stato “esiliato” dalla piazza di Briga fino al posto dove si trova ora. Su questa vicenda a breve pubblicherò un mio testo! Personalmente, penso che togliere la statua del colonnello Giovanni Pastorelli dalla piazza principale di Briga, e ho trovato anche una foto di quando era ancora lì, è stato un episodio legato alla "francesizzazione", ma per fortuna non l'hanno distrutta.


In conclusione, quali iniziative civili e religiose, secondo lei, si potrebbero elaborare e avviare per valorizzare le tradizioni delle comunità di Tenda e Briga?

Ho difficoltà a risponderle su questo argomento, perché penso che molti vorrebbero negare le radici italiane, il che è impossibile! (a cura di Carlo Silvano)

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi, per informazioni cliccare su: Libri di Carlo Silvano 

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