Il
bambino e l'avvoltoio
Si
trascinò per pochi metri. Tanto per uscire dalla capanna dove la
madre lo aveva lasciato. Non aveva più forze. Era stremato. Si
potevano contare le sue ossa.
A
fatica, con tanta fatica, si era mosso carponi spingendosi con i
piedi scarniti. Il sole batteva forte sulla terra che circondava la
capanna e il bambino non era consapevole della morte, non sapeva
nulla di ciò che succede ad un corpo nell'attimo in cui perde
l'ultimo alito di vita. Il piccolo percepiva solo la sofferenza di
ogni suo singolo osso. Faceva caldo e non c'era acqua.
Respirava
a fatica e ogni respiro era un labile lamento; un lamento che nessuno
ascoltava. Provò a sedersi per guardarsi attorno e cercare con gli
occhi la madre che tardava a tornare.
Era
lì, da solo, in un villaggio di poche capanne, tra la polvere che di
tanto in tanto una solitaria folata di vento alzava sotto ai raggi
abbaglianti del sole, e in un paesaggio circondato dalla calura e da
arbusti che mai avrebbero dato un frutto. Poco più avanti, a poche
decine di passi dalla sua capanna, c'era un albero che faceva un po'
d'ombra, ma il bambino non aveva le forze per muoversi ancora, per
mettersi al riparo dal sole.
Ad
un tratto, come apparso dal nulla, si posò a pochi metri dal bambino
un grosso uccello che sembrò non curarsi di lui, perché subito si
impegnò a pulirsi a mo' di passatempo le penne delle ali.
Al
rapace, d'altronde, era bastata una rapida e distratta occhiata per
valutare il peso del bambino e il tempo che alla morte occorreva per
avvolgerlo nelle sue tenebre: la morte, sì, avrebbe rapito la vita
del bambino lasciando all'avvoltoio un pasto utile a vivere per un
po' di tempo.
Il
bambino aveva sete, e tutte le membra del suo corpo supplicavano un
sorso d'acqua, ma non vi era acqua lì, e le suppliche restavano
vane, inascoltate.
«Tu
chi sei?»,
chiese ad un tratto il bambino rivolgendosi al rapace.
L'avvoltoio
si stupì delle parole del bambino, e dopo essersi guardato attorno
ed accertatosi che non vi fosse alcuno al di fuori di lui, si rivolse
al bambino dicendo:
«Parli
con me?».
«Sì»,
fu la risposta timida e secca.
«E
come fai a parlare la mia lingua? Come mai io intendo le tue
parole?».
«Questo
non lo so. Io sono solo un bimbo e sto aspettando la mia mamma che
non viene. Eppure ho tanta fame, ho tanta sete».
«Capisco»,
fece l'avvoltoio e mosse qualche passo per scostarsi dal bambino,
quasi volesse prendere le distanze da lui e non averci a che fare
finché rimaneva
in vita.
Il
bambino stette zitto, faceva fatica a parlare e l'avvoltoio si guardò
un po' in giro, tanto per distrarsi.
Da
diversi mesi il rapace aveva iniziato a volteggiare nel cielo del
piccolo villaggio e di tanto in tanto scendeva per mangiare: un tempo
in questo luogo la vita era rigogliosa con gli uomini che lavoravano
la terra e si prendevano cura delle bestie, mentre le donne si
occupavano dei piccoli lavori domestici.
Un
tempo c'erano tanti adolescenti e bambini che giocavano attorno al
villaggio, e un tempo, in questo luogo, non c'era nulla da mangiare
per gli avvoltoi, perché la vita era florida e la morte degli uomini
e delle bestie veniva rispettata.
Da
qualche anno, però, le cose erano cambiate con l'arrivo di uomini
armati che in una prima incursione avevano ucciso alcuni anziani e si
erano portati dietro diversi ragazzi da utilizzare come piccoli
soldati. E così sul villaggio era calata l'ombra della morte e gli
avvoltoi avevano iniziato anche qui a trovare cibo. Nei mesi
successivi nuove incursioni, nuovi omicidi tra gli abitanti del
piccolo villaggio e animali uccisi e mangiati solo in parte così che
a finirli dovevano pensarci gli avvoltoi.
I
giovani del villaggio avevano capito ben presto quale futuro si stava
delineando al loro orizzonte: chi non fosse scappato lontano sarebbe
stato rapito dai predoni che usavano droghe e violenze per
trasformare innocenti pastori e ingenui contadini in sanguinari
assassini e spietati criminali.
Anche
le ragazze avevano compreso come la fuga fosse l'unica alternativa ad
un futuro fatto di violenze e schiavitù.
E
così ogni abitante del piccolo villaggio appena poteva coglieva
l'occasione per scappare dal luogo che lo aveva visto nascere e
crescere, e ai giovani che andavano via con quel poco che riuscivano
a raccogliere e a portarsi via un’anziana donna soleva ripetere:
«Se
non potete sapere dove andate, ricordatevi almeno da dove partite e
non dimenticatevi delle vostre origini perché è tutto quello che
avete».
Trascorso
un anno dalla prima incursione ora gli unici abitanti del piccolo
villaggio erano solo una donna col suo bambino. La madre sarebbe di
certo già partita da tempo se non fosse [continua].
Il bambino e l'avvoltoio
Il bambino e l'avvoltoio
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