Con diverse persone che hanno letto "L'onda azzurra. Viaggio nel mondo di Crio" mi sono soffermato a riflettere sul contenuto del quarto capitolo... sono poche pagine che non tutti hanno gradito!
Qui di seguito inserisco alcuni commenti:
Qui di seguito inserisco alcuni commenti:
E’ con una metafora che
nel IV capitolo del libro intitolato “ Il mondo di Crio” Carlo
Silvano affronta il tema dell’aborto. Ne dipinge un quadro a tenue
pennellate e con garbo ci fa entrare nell’analisi di questo
delicatissimo argomento. In questo quadro metaforico ne disegna un
lago, nella cui riva proprio davanti allo specchio d’acqua,
Federica incontra Marco il fratello mai conosciuto prima.
Nel loro fraterno
abbraccio emerge tutta la tristezza, spuntano le lacrime del rifiuto
che la ragazza ha subìto allo sbocciare della sua vita da parte di
chi l’aveva generata; un incontro silenzioso intriso di tenerezza,
carico di amarezza che fa emergere in Marco un episodio vissuto ancor
bambino.
Stava nel lettone dei
suoi genitori e, pensando che lui dormisse, avevano programmato le
imminenti vacanze; la mamma, incinta di Federica al secondo mese, da
li a qualche giorno si sarebbe recata in clinica per interrompere la
gravidanza, altrimenti, si sarebbero rovinati tutti i loro progetti.
Da qui nasce la
riflessione e spuntano tanti interrogativi, tra i quali: dopo
l’interruzione della gestazione, la coppia avrà vissuto veramente
una vacanza serena e tranquilla come se nulla fosse accaduto?
La maternità e la
paternità implica ovviamente delle rinunce, può creare ansia,
scombussolare l’esistenza, ma il sorriso di un bimbo ripaga poi
largamente.
Non si può, tuttavia,
additare chi opta diversamente anche se non si condivide l’aborto,
poiché sicuramente, la scelta è spesso accompagnata da lacerazioni
che lasciano tracce indelebili soprattutto nella donna.
Il giudizio, quindi, non
spetta a noi, ma a Colui che sta al di sopra di noi e quello che
possono fare coloro che sono a favore della vita è tendere, quando è
possibile, la propria mano.
(Adriana Michielin)
Mi
è sembrato di entrare in un quadro.
A
piccoli passi e con gentili pennellate, profumate di aromi, lo
scrittore ci conduce in una piccola casetta dove fa accoccolare il
nostro protagonista, Marco, e la sua amica Sabrina.
Il
lettore viene scaldato dalla legna che arde nel camino, viene nutrito
con dell’ottima carne di cinghiale, viene vestito con un caldo
maglione rosso. Tutte queste attenzioni ci preparano all’incontro
che, di lì a poco, Marco avrà con la sorella mai nata.
Federica,
questo il nome della sorella, indossa le onde del mare, uniche
compagne nel viaggio di una vita mai vissuta. Lei si abbraccia forte
in un abbraccio freddo, vuoto di amore che solo Marco può colmare,
scaldandola col calore delle sue braccia attorno a lei. E’ da
immaginare le pennellate rosse del maglione di Marco che, come in un
vortice, animano il ghiaccio azzurro della maglia di Federica.
E’
il torrente che scorre ai loro piedi che parla per loro.
Tutta
questa magia finisce quando si salutano e ritorna il buio dove era
apparsa Federica.
L’unica
nota stonata è la futile motivazione per la non vita di Federica.
Io, come mamma, avrei voluto che lo scrittore avesse dato un valore
diverso a quella scelta così difficile: una pennellata sofferta che
avrebbe lasciato in braccio al lettore un punto di domanda senza
colori.
Ma
questo è solo il mio parere…
(Donatella Zabeo)
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