Una storia che parla del nostro tempo Un fatto di cronaca avvenuto tra Milano, Monza e Brianza ha rivelato la realtà drammatica di giovani costretti a vivere in condizioni di schiavitù moderna. Sfruttati per il traffico di droga, segregati, manipolati e ridotti a strumenti di profitto da organizzazioni criminali. È una notizia che colpisce per la sua crudeltà, ma ancora di più perché rivela una ferita profonda della nostra società: la perdita del valore della persona umana, la solitudine dei giovani, l’indifferenza collettiva. Questo scenario, pur nella sua crudezza, richiama con forza i temi centrali del mio romanzo La figlia del professore : la fragilità, la mancanza di legami, il fallimento di una generazione di adulti incapace di proteggere e ascoltare. Il professore del romanzo rappresenta l’uomo che ha creduto negli ideali politici, ma non ha saputo tradurli in amore concreto. La figlia, invece, incarna il volto smarrito di chi paga il prezzo dell’assenza, di chi cerca senso e ...
Guardare oltre senza perdersi: la fede nell’epoca del controllo Nel XX canto dell’ Inferno , Dante Alighieri pone lo sguardo su un limite eterno dell’uomo: la sete di conoscere ciò che non gli appartiene. Gli indovini e i maghi, puniti con la testa rivolta all’indietro, sono il simbolo di chi ha voluto violare il mistero del tempo e del disegno divino. La loro condanna è tanto fisica quanto spirituale: il desiderio di guardare troppo avanti li ha resi ciechi al presente. Questo episodio, apparentemente lontano, parla in modo sorprendentemente attuale alla coscienza cristiana di oggi . Viviamo in un’epoca che idolatra la previsione, il controllo, la misurazione di ogni cosa: algoritmi che predicono i nostri gusti, statistiche che pianificano il futuro, tecnologie che promettono di sconfiggere la morte. In questa corsa, la fede rischia di diventare un residuo del passato, un linguaggio fragile in mezzo al rumore della certezza. Eppure, Dante ci invita a un altro tipo di sguardo: q...