Passa ai contenuti principali

Carlo Silvano, L’inferno moderno della parola corrotta: Dante Alighieri e la frode nell’era digitale

Invito alla lettura della "Divina Commedia"

L’inferno moderno della parola corrotta:

Dante Alighieri e la frode nell’era digitale

di Carlo Silvano 

Nel XVIII canto dell’Inferno della Divina Commedia, Dante Alighieri ci conduce nel cuore di uno dei luoghi più spietati e moralmente significativi della sua visione ultraterrena: l’ottavo cerchio, il Malebolge. Qui sono puniti i fraudolenti, in particolare ruffiani e seduttori, immersi in una processione di dolore e menzogna, sorvegliati da demoni inflessibili. È una scenografia cupa, precisa, architettonica, dove ogni spazio ha un valore morale. Ma ciò che colpisce più di ogni altra cosa, a rileggere oggi questo canto, è la modernità con cui Dante denuncia l’uso ingannevole della parola, l’arte della seduzione manipolatrice, la capacità di piegare il linguaggio alla convenienza, al tornaconto personale, alla corruzione. 

A distanza di sette secoli, quel paesaggio infernale si rispecchia inquietantemente nella nostra quotidianità. L’attuale “era digitale” è, in un certo senso, un nuovo Malebolge, immateriale, ma concreto nei suoi effetti. Le bolge di Dante si sono moltiplicate nelle reti sociali, nei talk show, nei blog, nei corridoi del potere, nei messaggi pubblicitari, nelle infinite interazioni dove la parola viene usata non per comunicare verità, ma per persuadere, influenzare, manipolare. I ruffiani digitali, oggi, sono coloro che vendono opinioni confezionate, che seducono il pubblico con slogan, che sfruttano l’emotività per ottenere consensi, click, profitti. I seduttori del XXI secolo indossano l’abito elegante del marketing, della propaganda, del narcisismo comunicativo. La frusta dei demoni, nella versione contemporanea, è sostituita da un contrappasso spesso invisibile: la sfiducia crescente, l’ansia sociale, la perdita di autenticità nei rapporti, la banalizzazione del discorso pubblico. 

Dante puniva i ruffiani e i seduttori con il movimento perpetuo e il dolore fisico: un camminare incessante senza tregua, metafora dell’instabilità morale. Oggi, la pena forse più amara è proprio l’eterna rincorsa dell’approvazione, la dipendenza dallo sguardo altrui, l’impossibilità di fermarsi a contemplare la verità. Le piattaforme digitali alimentano questa processione senza fine, dove la narrazione personale sostituisce la realtà, dove il “mi piace” vale più del pensiero critico, dove l’apparenza diventa moneta di scambio. 

Ma la riflessione di Dante è anche un monito: egli non si limita a condannare, bensì invita a riconoscere la potenza e la responsabilità della parola. La parola che può sedurre e mentire, ma anche svelare e curare. In un’epoca in cui la comunicazione è onnipresente, il valore etico del linguaggio torna centrale. Chi parla, chi scrive, chi diffonde contenuti ha un potere che non può essere usato con leggerezza. L’inferno non è più solo un luogo letterario, ma un’eco della coscienza collettiva. 

Il XVIII canto dell’Inferno ci mostra che la frode non è soltanto un peccato antico, legato a truffatori medievali: è una costante umana, una tentazione attuale. E ci chiede di interrogarci su quale tipo di parola vogliamo abitare: quella che costruisce o quella che tradisce. Forse, oggi più che mai, abbiamo bisogno di Virgilio: di una guida che ci aiuti a distinguere la verità dalla menzogna, a uscire dalle bolge del rumore per ritrovare un linguaggio degno dell’umano. (Carlo Silvano)

____________________ 

Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul seguente collegamento alla Libreria della Feltrinelli: Feltrinelli: Libri di Carlo Silvano 

 

La figlia del professore” (romanzo). In un appartamento popolare ai margini di una città anonima, avvolto nel silenzio e nel tempo sospeso delle vite spezzate, un uomo si aggira tra i propri fantasmi. Ha quasi sessant'anni, un passato da docente liceale stimato e un'antica fede politica coltivata nei circoli della Sinistra militante. Oggi è un uomo solo, malato, dimenticato. La sua compagna lo ha lasciato anni prima, abbandonandolo assieme alla loro figlia. Le cause legali perse lo hanno trascinato nel baratro economico, privandolo della dignità e della serenità. Vive tra debiti e una malattia cronica che lo piega ogni giorno un po' di più. Ma il dolore più grande è proprio tra quelle mura che un tempo erano casa: sua figlia, poco più che ventenne, si prostituisce per pagarsi la droga, portando clienti nella stessa casa dove lui legge, riflette, sopravvive. Il romanzo si muove tra le ombre dense di questa convivenza muta e tesa, raccontando con lucidità e compassione il lento disfacimento di due vite: quella del padre, che rilegge la propria esistenza alla luce di fallimenti personali, errori politici, ideologie sostenute senza piena coscienza, e quella della figlia, che vive intrappolata in un presente devastato, ma ancora attraversato da sprazzi di umanità. Entrambi abitano uno spazio fisico e interiore segnato dall'abbandono e dalla disillusione. Eppure, tra le pagine, emergono anche frammenti di affetto non detto, ricordi tenaci di un giorno al mare, di uno sguardo paterno, di un'infanzia che poteva essere diversa.

  

"Una ragazza da amare", di Carlo Silvano, è un romanzo breve rivolto soprattutto agli studenti e ai docenti: racconta le avventure di alcuni liceali che affrontano la grave malattia di un'amica, gli studi e un sogno musicale. Nel libro l'autore fa chiari riferimenti alla sua terra d'origine, dimostrando una vasta conoscenza della città di Napoli e facendo conoscere vie, scuole, piazze e monumenti che i suoi protagonisti frequentano. Nel romanzo i luoghi sono descritti con dovizia di particolari: chi li conosce corre ai propri ricordi, mentre chi non li ha mai visti può averne un quadro chiaro grazie alle descrizioni offerte. Gli odori, le atmosfere e il contesto della città fanno da sfondo, ma ritornano spesso. Ricorrente è il mondo della scuola: la maggior parte delle vicissitudini dei protagonisti avvengono tra i banchi del liceo e hanno, comunque, a che fare con lo studio. Il libro ha una sua precisa trama e alla fine lascia che sia il lettore a immaginare le strade che ogni personaggio può aver intrapreso. Nello stile di scrittura dell'autore appare evidente il suo approccio morale e dietro la trama e le avventure dei personaggi corre velatamente un messaggio educativo-didattico.

Commenti

Post popolari in questo blog

Nizza, città francese o italiana?

Intervista allo storico e politico Alain Roullier-Laurens LA CITT À DI NIZZA RIPENSA AL SUO PASSATO ITALIANO Ha dato i natali a Giuseppe Garibaldi, artefice dell'unità nazionale Perché in certi libri scolastici non si parla della cessione della città di Nizza e della regione della Savoia da parte del governo di Torino a quello di Parigi nel 1860? Da questo interrogativo prende lo spunto l'intervista che segue, rilasciataci da Alain Roullier-Laurens , fondatore della “ Lega per la restaurazione delle libertà nizzarde ”. Nato a Nizza nel 1946, Alain Roullier-Laurens discende per parte di madre da una famiglia residente a Nizza ancor prima del 1388, anno della dedizione ai Savoia, ed è autore di numerosi libri che hanno provocato scalpore - ogni volta che sono usciti - sull'ideologia indipendentista nizzarda, sui retroscena dell'annessione e del falso plebiscito. I libri di Alain Roullier si basano su documenti inediti ed adoperati per la prima volta, come ...

ROBERT ROSSI, LA FRANCESIZZAZIONE DI TENDA È INIZIATA CON I BAMBINI DELLA SCUOLA

TENDA - « Mi chiamo Robert Rossi e sono nato nel 1944: mia madre è brigasca e conobbe mio padre che svolgeva il servizio militare ne lla GAF, cioè la guardia di frontiera proprio a Briga Marittima. Dopo l’8 settembre del 1943 mio padre fu catturato dai nazisti e portato in Germania, ma finita la guerra ritornò a Briga e si sposò con mia madre per venire a mancare nel 2009 ». Inizia con queste parole l’intervista concessami da Robert Rossi (qui sotto in foto), nato italiano nel 1944 e diventato francese nel 1947, quando il comune di Tenda fu ceduto alla Francia in seguito al Trattato di Parigi. Signor Robert Rossi, a Tenda che lingua si parlava fino al 1945? E qual era il dialetto più diffuso? Oggi qualcuno a Tenda e a Briga parla ancora in dialetto? Fino al 1947 i comuni di Briga Marittima e Tenda rientravano nei confini dell’Italia e quindi la lingua ufficiale era l’italiano. A Briga Marittima era molto diffuso il dialetto locale, cioè il «brigasco», mentre a Tenda ...

Il carcere di Treviso raccontato da don Pietro Zardo

TREVISO - Ha conosciuto il mondo carcerario nel 1996. Prima di allora non era mai entrato in un penitenziario, e proprio ripensando a quel “primo” giorno trascorso a percorrere corridoi e locali dove dappertutto ci sono cancelli, porte blindate e sbarre, don Pietro Zardo ricorda che provò un'emozione molto strana, quasi inquietante. Da circa quattordici anni don Pietro è cappellano della Casa circondariale di Treviso, un luogo per molti aspetti disumano dove vige la regola della sopravvivenza. “Ciascuno vive per sé – riferisce don Pietro – e non esiste quel sistema relazionale che ti permette uno scambio di sentimenti umani, come quelli legati all'accoglienza, alla fiducia, alla solidarietà. Non ci sono aree comuni e anche i pasti vengono consumati in cella. Col tempo non mi sono più posto certe domande e sono cresciuto sul campo, perché quando ho accettato di fare il cappellano a Santa Bona non avevo una specifica formazione. Subito, però, capii che non bisogna commettere cer...