I due galli1
di Carlo Silvano
La favola di Esopo che vede protagonisti due galli che si combattono per il dominio del pollaio offre un ricco terreno per delle riflessioni etiche e spirituali. In questa favola il gallo perdente si va subito a nascondere, mentre il gallo vincitore pieno di orgoglio e superbia va a posarsi su un alto muro e da lì, a squarciagola, canta la propria vittoria.
Un’aquila che volteggiava sulla zona si accorge subito della presenza di questo gallo sul muro e, piombando su di lui, lo cattura per portarselo nel proprio nido e mangiarselo. L’altro gallo, il perdente, vista la scena, poté tranquillamente uscire dal proprio nascondiglio e senza far alcun clamore, ma in silenzio e umiltà, diventare il re del pollaio.
Il gallo vincitore rappresenta indubbiamente l’arroganza e la vanità. La sua eccessiva ostentazione lo rende vulnerabile e lo conduce alla rovina. Questa storia illustra chiaramente il pericolo dell’orgoglio e della superbia. Eticamente, insegna l’importanza della modestia e dell’umiltà. Non è solo la vittoria che conta, ma il modo in cui la si gestisce.
Il gallo perdente, scegliendo di nascondersi, mostra saggezza e prudenza. Questo comportamento gli permette non solo di sopravvivere, ma anche, alla fine, di emergere come il vero re del pollaio. La prudenza è una virtù etica che spesso è trascurata, ma che può portare a grandi benefici a lungo termine.
Ogni azione ha delle conseguenze. Il gallo vincitore, accecato dall’orgoglio, non considera i possibili pericoli e questo lo porta alla morte. È un monito che ci ricorda di pensare alle conseguenze delle nostre azioni e di agire con responsabilità.
L’apostolo Giacomo ci insegna che “Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili”2. Il gallo vincitore, con la sua arroganza, incarna lo spirito di superbia contro il quale la Scrittura mette in guardia. La sua caduta per mano dell’aquila è un esempio concreto del destino che attende i superbi.
L’umiltà è una delle virtù fondamentali nel cristianesimo: Gesù stesso ha insegnato l’importanza dell’umiltà, dicendo: “Chi si umilia sarà innalzato”3. Il gallo perdente, che emerge come re in silenzio e umiltà, è un esempio di come l’umiltà possa portare all’esaltazione e alla vera guida carismatica.
Il gallo vincitore, distratto dalla sua vittoria, abbassa la guardia e di conseguenza va incontro alla sua rovina. L’apostolo Pietro ci esorta a essere vigili:
«Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va in giro come un leone ruggente, cercando chi possa divorare»4.
Questo ci ricorda l’importanza di mantenere sempre una vigilanza spirituale, non permettendo alle vittorie terrene di distrarci dai pericoli spirituali.
Anche se il gallo perdente ha subito una sconfitta iniziale, alla fine è lui a diventare il re e ciò riflette, a mio avviso, il tema cristiano del trionfo della grazia e della redenzione. Non è la forza o l’arroganza che determinano il nostro destino, ma la grazia di Dio e la nostra risposta umile a essa.
In conclusione, la favola dei due galli ci invita a riflettere sulle virtù dell’umiltà e della prudenza, mettendoci in guardia contro i pericoli della superbia e dell’arroganza. In un contesto cristiano, essa rafforza gli insegnamenti biblici sulla necessità di mantenere un cuore umile, di essere vigilanti contro i pericoli spirituali e di fidarci della grazia di Dio per il nostro esito finale. In definitiva, la vera vittoria non è quella che otteniamo con la forza e l’orgoglio, ma quella che nasce dall’umiltà e dalla fede.
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1 “I due galli e l’aquila”, in “Favole” di Esopo, p. 59.
2 Vedi Lettera di Giacomo 4,6.
3 Vedi Matteo 23,12.
4 Vedi 1 Lettera di Pietro 5,8.
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