La volpe affamata
e intrappolata
nel cavo di un albero1
C’è una favola di Esopo che ha come protagonista una volpe affamata, la quale si ritrova intrappolata nel cavo di una quercia dopo aver mangiato la carne e il formaggio lasciati da un pastore. Terminato il pasto, la volpe non riesce a uscire dal cavo dell’albero perché ingrassata, e allora inizia a gemere e a lamentarsi fino a quando un’altra volpe, passando di lì, le chiede cosa le è successo. Dall’interno della quercia la volpe racconta cosa era successo, e allora, l’altra volpe le risponde di stare calma e di aspettare di dimagrire così da poter uscire. E così avvenne. Se da un lato la lettura di questa favola ci insegna che certe difficoltà si possono superare con la paziente attesa, dall’altro ci offre anche la possibilità di fare delle riflessioni spirituali di morale cristiana.
In primo luogo, possiamo vedere nella volpe affamata un simbolo dell’essere umano che, spinto dai suoi desideri e dalle sue passioni, spesso si lascia prendere dall’ingordigia e dalla ricerca immediata del piacere. Come la volpe, anche noi possiamo essere attratti dalle “delizie” del mondo, cercando di soddisfare i nostri bisogni in modo rapido e senza riflettere sulle conseguenze. In questo possiamo ricordare le parole di Gesù quando disse:
«Non accumulatevi tesori sulla terra, dove tarma e ruggine consumano e dove ladri scassinano e rubano; accumulatevi invece tesori in cielo [...] Perché dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore»2.
Il momento in cui la volpe si rende conto di essere intrappolata rappresenta la condizione dell’uomo che, dopo aver cercato soddisfazione nei beni materiali e nei piaceri terreni, si ritrova spiritualmente vuoto e intrappolato dalle conseguenze delle sue scelte. È in questi momenti di difficoltà e sofferenza che la nostra fede viene messa alla prova e che possiamo comprendere l’importanza della pazienza e della fiducia in Dio. L’altra volpe, che passa di lì e offre un consiglio saggio, ci ricorda la necessità di ascoltare la saggezza e i consigli degli altri, specialmente dei saggi e dei santi. Nel contesto cristiano, questo può essere visto come un invito a cercare il consiglio nella Scrittura, nella preghiera e nella comunità dei credenti. Nel libro dei Proverbi si legge:
«La via dello stolto è diritta ai suoi occhi, ma chi ascolta il consiglio è saggio»3.
La soluzione al problema della volpe intrappolata arriva con il tempo, quando essa perde il peso accumulato e riesce a uscire dal tronco. Questo ci insegna la virtù della pazienza e della speranza cristiana. San Paolo ci ricorda:
«Ci gloriamo anche nelle tribolazioni, sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata e la virtù provata la speranza»4.
Infine, questa favola ci invita a riflettere sul-l’importanza della moderazione e del discernimento nelle nostre vite. Non tutti i desideri e i piaceri immediati sono benefici per noi e a volte è necessario esercitare il controllo di sé per evitare conseguenze spiacevoli. La saggezza cristiana ci insegna a guardare oltre le apparenze e a cercare ciò che è veramente nutriente per la nostra anima. In conclusione, la favola della volpe affamata di Esopo, letta alla luce della spiritualità cristiana, diventa un potente richiamo alla moderazione, alla pazienza, alla saggezza e alla fiducia in Dio. Essa ci ricorda che, anche nei momenti di difficoltà, possiamo trovare la via d’uscita attraverso la fede, il consiglio saggio e la paziente attesa del tempo giusto stabilito da Dio.
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1 Vedi “La volpe con la pancia piena”, in “Favole”, Esopo, con una introduzione di Giorgio Manganelli, traduzione di Elena Ceva Valla, ed. Bur-Rizzoli 2021, p. 67.
2 Vedi Matteo 6,19-21.
3 Vedi Proverbi 12,15.
4 Vedi Lettera ai Romani 5,3-4.
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni e per reperire i volumi cliccare sul seguente sito della Libreria Feltrinelli: Libri di Carlo Silvano
“La figlia del professore” (romanzo). In un appartamento popolare ai margini di una città anonima, avvolto nel silenzio e nel tempo sospeso delle vite spezzate, un uomo si aggira tra i propri fantasmi. Ha quasi sessant'anni, un passato da docente liceale stimato e un'antica fede politica coltivata nei circoli della Sinistra militante. Oggi è un uomo solo, malato, dimenticato. La sua compagna lo ha lasciato anni prima, abbandonandolo assieme alla loro figlia. Le cause legali perse lo hanno trascinato nel baratro economico, privandolo della dignità e della serenità. Vive tra debiti e una malattia cronica che lo piega ogni giorno un po' di più. Ma il dolore più grande è proprio tra quelle mura che un tempo erano casa: sua figlia, poco più che ventenne, si prostituisce per pagarsi la droga, portando clienti nella stessa casa dove lui legge, riflette, sopravvive. Il romanzo si muove tra le ombre dense di questa convivenza muta e tesa, raccontando con lucidità e compassione il lento disfacimento di due vite: quella del padre, che rilegge la propria esistenza alla luce di fallimenti personali, errori politici, ideologie sostenute senza piena coscienza, e quella della figlia, che vive intrappolata in un presente devastato, ma ancora attraversato da sprazzi di umanità. Entrambi abitano uno spazio fisico e interiore segnato dall'abbandono e dalla disillusione. Eppure, tra le pagine, emergono anche frammenti di affetto non detto, ricordi tenaci di un giorno al mare, di uno sguardo paterno, di un'infanzia che poteva essere diversa.
"Una ragazza da amare", di Carlo Silvano, è un romanzo breve rivolto soprattutto agli studenti e ai docenti: racconta le avventure di alcuni liceali che affrontano la grave malattia di un'amica, gli studi e un sogno musicale. Nel libro l'autore fa chiari riferimenti alla sua terra d'origine, dimostrando una vasta conoscenza della città di Napoli e facendo conoscere vie, scuole, piazze e monumenti che i suoi protagonisti frequentano. Nel romanzo i luoghi sono descritti con dovizia di particolari: chi li conosce corre ai propri ricordi, mentre chi non li ha mai visti può averne un quadro chiaro grazie alle descrizioni offerte. Gli odori, le atmosfere e il contesto della città fanno da sfondo, ma ritornano spesso. Ricorrente è il mondo della scuola: la maggior parte delle vicissitudini dei protagonisti avvengono tra i banchi del liceo e hanno, comunque, a che fare con lo studio. Il libro ha una sua precisa trama e alla fine lascia che sia il lettore a immaginare le strade che ogni personaggio può aver intrapreso. Nello stile di scrittura dell'autore appare evidente il suo approccio morale e dietro la trama e le avventure dei personaggi corre velatamente un messaggio educativo-didattico.
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