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Visualizzazione dei post da luglio, 2025

L’ideale meccanico del professore: quando l’efficienza prende il posto dell’umano

  Penso, quasi con inquietudine, al modello di pensiero che anima, sotterraneamente, la figura del professore nel mio romanzo intitolato " La figlia del professore ". Non lo enuncia mai esplicitamente, eppure lo si avverte: nei suoi silenzi, nel modo in cui guarda il mondo e anche – forse soprattutto – in ciò che sceglie di non fare, di non dire. Il professore è un uomo razionale, educato alla logica, alla pianificazione, all’ordine. Ma è anche un uomo profondamente deluso: dalla politica in cui ha creduto, dalle ideologie che pensava potessero rifondare il mondo, dagli affetti che non ha saputo custodire. E in quella delusione si è fatto spazio un pensiero rigido, quasi meccanico, che assomiglia pericolosamente al progetto di una società perfettamente funzionale, priva di contraddizioni e, quindi, anche di umanità. Per lui, forse per difesa o per disperazione, l’ideale diventa quello di una comunità dove ognuno ha un compito chiaro, un ruolo preciso. Come nelle colonie di ...

Il Vangelo nel cuore: san Paolo, la schiavitù e la trasformazione dall’interno

  Il Vangelo nel cuore: san Paolo, la schiavitù e la trasformazione dall’interno (in memoria di Settimio Cipriani) di Carlo Silvano San Paolo, apostolo delle genti e autore di molte delle lettere che formano il cuore del Nuovo Testamento, si muove con singolare profondità nell’intreccio tra fede personale e trasformazione sociale. Come fece notare il biblista Settimio Cipriani 1 (1919 – 2014), contrariamente a un’interpretazione moderna che, talvolta, cerca il cambiamento attraverso la contestazione diretta delle strutture ingiuste, l’approccio paolino si radica in una logica profondamente evangelica: la vera rivoluzione parte dal cuore dell’uomo, e solo in seguito, in modo organico e duraturo, si riflette sulle strutture esteriori. Un esempio emblematico di questo principio si trova nella sua posizione nei confronti della schiavitù. Nelle società del I secolo, la schiavitù era una realtà ubiqua, legalmente e culturalmente accettata, presente in tutte le classi sociali e ...

"La figlia del professore", terzo capitolo del romanzo

  " La figlia del professore ", (romanzo) di Carlo Silvano terzo capitolo Ci sono capitoli nei romanzi in cui, senza troppi clamori, accade qualcosa di irreversibile. Il terzo capitolo de La figlia del professore è uno di quei passaggi in cui la tensione non esplode, ma serpeggia, silenziosa, tra le pieghe delle parole, nei gesti non detti, nelle cose che i protagonisti non riescono ancora a confessarsi. Qui, il romanzo si addentra con passo discreto, ma deciso nel cuore del conflitto: non quello plateale, esterno, ma quello intimo, profondo, che lacera dall’interno.  È un capitolo di soglie: tra passato e presente, tra ideali e realtà, tra ciò che si è taciuto e ciò che rischia di emergere. Ed è proprio in questo equilibrio precario che il lettore comincia a intuire che non si tratta soltanto della storia di un padre e di una figlia, ma del riflesso di un’intera generazione che, tra disillusione e necessità di ricostruzione, cerca ancora oggi un filo da riannodare.  ...

Esopo, I due galli

  I due galli 1 di Carlo Silvano La favola di Esopo che vede protagonisti due galli che si combattono per il dominio del pollaio offre un ricco terreno per delle riflessioni etiche e spirituali. In questa favola il gallo perdente si va subito a nascon­dere, mentre il gallo vincitore pieno di orgoglio e su­perbia va a posarsi su un alto muro e da lì, a squarcia­gola, canta la propria vittoria. Un’aquila che volteggiava sulla zona si accorge su­bito della presenza di questo gallo sul muro e, piom­bando su di lui, lo cattura per portarselo nel proprio nido e mangiarselo. L’altro gallo, il perdente, vista la scena, poté tranquillamente uscire dal proprio nascon­diglio e senza far alcun clamore, ma in silenzio e umiltà, diventare il re del pollaio. Il gallo vincitore rappresenta indubbiamente l’arro­ganza e la vanità. La sua eccessiva ostentazione lo rende vulnerabile e lo conduce alla rovina. Questa sto­ria illustra chiaramente il pericolo dell’orgoglio e del­la superbia...

Esopo, La volpe affamata e intrappolata nel cavo di un albero

  La volpe affamata e intrappolata nel cavo di un albero 1 di Carlo Silvano C’è un a favola di Esopo che ha come protagonista una volpe affamata, la qual e si ritrova intrappolata nel cavo di una quercia dopo aver mangiato la carne e il formaggio lasciati da un pastore. Terminato il pasto, la volpe non riesce a uscire dal cavo dell’albero perché ingrassata, e allora inizia a gemere e a lamentarsi fino a quando un’altra volpe, passando di lì, le chiede cosa le è successo. Dall’interno della quercia la volpe rac­conta cosa era successo, e allora, l’altra volpe le ri­sponde di stare calma e di aspettare di dimagrire così da poter uscire. E così avvenne. Se da un lato l a lettu­ra di questa favola ci insegna che certe difficoltà si possono superare con la paziente attesa, dall’altro ci offre anche la possibilità di fare delle riflessioni spiri­tuali di morale cristian a . In primo luogo, possiamo vedere nella volpe affa­mata un simbolo dell’essere umano che, spinto d...

“Parole vuote, pensieri assenti”: la bestemmia come segno del vuoto culturale e spirituale

    ( lettera a "Il Gazzettino" del 16 luglio 2025 ) “ Parole vuote, pensieri assenti”: la bestemmia come segno del vuoto culturale e spirituale di Carlo Silvano Camminando per le strade di un qualsiasi centro abitato — che sia un viale alberato o il marciapiede di un parco frequentato da famiglie, anziani e bambini — si può assistere a scene ordinarie, frammenti di quotidianità serena. Eppure, in mezzo al fluire spontaneo della vita urbana, capita sempre più spesso di sentire qualcosa che stona: bestemmie pronunciate ad alta voce, con noncuranza, persino con un certo compiacimento. Non si tratta, nella maggior parte dei casi, di esplosioni di dolore o rabbia estrema. Al contrario: sono spesso frasi lanciate per futili motivi — una birra rovesciata sul tavolino di un bar, un pallone perso, una battuta fra amici — come se bestemmiare fosse ormai parte naturale del linguaggio, un intercalare socialmente accettabile. Questo fenomeno non può essere archiviato come semplice...

Carlo Silvano, L’inferno moderno della parola corrotta: Dante Alighieri e la frode nell’era digitale

Invito alla lettura della "Divina Commedia" L’inferno moderno della parola corrotta: Dante Alighieri e la frode nell’era digitale di Carlo Silvano  Nel XVIII canto dell’Inferno della Divina Commedia , Dante Alighieri ci conduce nel cuore di uno dei luoghi più spietati e moralmente significativi della sua visione ultraterrena: l’ottavo cerchio, il Malebolge . Qui sono puniti i fraudolenti, in particolare ruffiani e seduttori, immersi in una processione di dolore e menzogna, sorvegliati da demoni inflessibili. È una scenografia cupa, precisa, architettonica, dove ogni spazio ha un valore morale. Ma ciò che colpisce più di ogni altra cosa, a rileggere oggi questo canto, è la modernità con cui Dante denuncia l’uso ingannevole della parola, l’arte della seduzione manipolatrice, la capacità di piegare il linguaggio alla convenienza, al tornaconto personale, alla corruzione.  A distanza di sette secoli, quel paesaggio infernale si rispecchia inquietantemente nella nostra quotidianit...

Libro "Cuore", "La piccola vedetta lombarda"

  La piccola vedetta lombarda , uno dei racconti più noti contenuti nel volume Cuore, (pagine 51- 57), di Edmondo De Amicis, rappresenta, a mio avviso, una delle espressioni più toccanti del patriottismo infantile e dell’eroismo spontaneo. Ambientato nel 1859, poco dopo le battaglie decisive di Solferino e San Martino, narra la storia di un orfano di circa dodici anni che si offre di aiutare un drappello di cavalleggeri piemontesi. Il ragazzo, con coraggio e determinazione, si arrampica su un albero per avvistare le truppe nemiche austriache, diventando così una piccola vedetta. Colpito a morte mentre compie la sua missione, muore tra gli onori militari, avvolto nella bandiera tricolore. Il racconto è intriso di valori universali come l’altruismo, lo spirito di sacrificio, il senso civico e l’amore per la Patria. Il gesto del ragazzino, che senza obbligo né ricompensa sceglie di rischiare la vita per un ideale più grande, diventa simbolo di una cittadinanza attiva e consapevole...