La testimonianza di padre Aleksandr Men
e la presenza reale di Cristo
Il 9 settembre del 1990 padre Aleksandr Men’, una delle figure più carismatiche e influenti dell’evangelizzazione nella Russia post-sovietica, veniva brutalmente assassinato a colpi d’ascia. La sua morte non solo segnò una ferita profonda nella comunità cristiana russa, ma rappresentò anche un colpo contro il risveglio spirituale che Aleksandr Men’ aveva ispirato in un Paese uscito da decenni di ateismo di stato.
Il giorno prima della sua morte, Aleksandr Men’ aveva pronunciato parole che ancora oggi risuonano come un potente richiamo alla vera essenza del cristianesimo: «Guardate: Cristo non ha scritto niente come Platone con i suoi dialoghi; non ha lasciato un libro come il Corano con Maometto; non ha fondato un ordine religioso come Budda. Cristo ha detto: “Io sono con voi fino alla fine dei tempi”. Qui sta tutto il cristianesimo: nella presenza reale di Cristo».
La figura di Aleksandr Men:
un testimone profetico
Padre Aleksandr Men’ è stato un sacerdote ortodosso, teologo e scrittore prolifico, noto per la sua capacità di rendere accessibile la fede cristiana in un contesto dove la religione era stata a lungo osteggiata e marginalizzata. La sua missione si è sviluppata in un periodo in cui la libertà religiosa era appena iniziata a riaffiorare nella Russia post-sovietica, e il suo approccio innovativo al dialogo interreligioso e alla catechesi lo hanno reso una figura di riferimento per molti.
Aleksandr Men’ si distinse per la sua apertura e il suo impegno nel costruire ponti tra il cristianesimo e le altre religioni, così come tra il cristianesimo e la scienza. Egli credeva fermamente che la verità di Cristo non fosse confinata ai limiti della religione, ma si estendesse alla ricerca della verità in ogni ambito della vita umana. Questa visione lo portò a una lettura del cristianesimo non come un sistema chiuso, ma come un invito continuo a un incontro personale e vivificante con Cristo.
La presenza reale di Cristo:
il cuore del cristianesimo
Nelle sue parole Aleksandr Men’ mette in evidenza un aspetto cruciale della fede cristiana: la presenza reale e continua di Cristo tra i suoi seguaci. Questa presenza non è mediata da un testo sacro definitivo come il Corano, né da una struttura religiosa istituzionalizzata come quelle realizzate da altre grandi figure religiose. Cristo stesso è il fondamento e il cuore del cristianesimo. La sua promessa di essere con i credenti “fino alla fine dei tempi” (Matteo 28,20) rappresenta non solo una consolazione, ma una realtà ontologica che definisce il rapporto del cristiano con Dio.
Questa dichiarazione di padre Aleksandr Men’, sebbene semplice, racchiude una profondità teologica immensa. Cristo non ha lasciato un trattato teologico o un manuale di istruzioni per i suoi seguaci; Egli ha lasciato se stesso, una presenza vivente che accompagna ogni credente lungo il cammino della vita. In un mondo spesso frantumato e disorientato, la promessa della presenza di Cristo rappresenta un’ancora di speranza e un richiamo alla comunione autentica con Dio.
La teologia della presenza:
un incontro personale
La teologia cristiana della presenza di Cristo si fonda sulla comprensione che Dio non è distante né estraneo alle vicende umane, ma è presente in maniera intima e personale nella vita di ogni individuo. Questo si riflette nei sacramenti, nella preghiera, nella comunità dei credenti e in ogni gesto di carità e giustizia. Cristo non si limita a essere una figura storica o un ideale etico, ma è il Dio vivente che cammina con l’umanità.
L’intuizione di padre Aleksandr Men’ sottolinea l’importanza di non ridurre il cristianesimo a un sistema dottrinale o a una serie di pratiche rituali. La vera fede cristiana è un’esperienza dinamica, un’incessante risposta all’invito di Cristo a seguirlo, a vivere in comunione con Lui e a lasciarsi trasformare dalla Sua presenza. La vita cristiana, pertanto, non si esaurisce nella conoscenza intellettuale o nella fedeltà a una tradizione, ma fiorisce in un continuo incontro con il Cristo risorto.
La chiamata alla testimonianza:
seguendo l’esempio di padre Aleksandr Men’
La vita e la morte di padre Aleksandr Men’ rappresentano una potente testimonianza di questa verità. Anche nel suo martirio, Aleksandr Men’ continua a indicare Cristo come il centro della fede. La sua capacità di comunicare il messaggio del Vangelo in maniera accessibile e rilevante, il suo coraggio nel predicare la fede in un contesto ostile e la sua perseveranza nella ricerca della verità mostrano come la presenza di Cristo può trasformare non solo individui, ma intere comunità.
Seguire l’esempio di padre Aleksandr Men’ significa riscoprire l’essenza del cristianesimo come incontro personale con Cristo. Significa vivere la fede non come un insieme di regole o dogmi, ma come una relazione viva e dinamica con Dio. È un invito a lasciarsi permeare dalla presenza di Cristo in ogni aspetto della vita, a riconoscerlo nelle piccole cose quotidiane e a rendere questa presenza visibile agli altri attraverso l’amore, la giustizia e la misericordia.
Conclusione: Cristo, il Dio vivente tra noi
Il messaggio di padre Aleksandr Men’ continua a risuonare come un richiamo alla semplicità e alla profondità del cristianesimo. In un mondo sempre più complesso e frammentato, il richiamo alla presenza reale di Cristo offre una bussola sicura per orientare la vita spirituale. La sfida per ogni credente è quella di non perdere mai di vista questa realtà centrale: Cristo è con noi, oggi come ieri, e la Sua presenza è la fonte inesauribile di speranza, di fede e di amore. La vita di padre Aleksandr Men’, il suo martirio e le sue parole ci invitano a vivere questa verità con rinnovato fervore e ad annunciare con coraggio e gioia che Cristo è veramente in mezzo a noi. (a cura di Carlo Silvano)
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul seguente collegamento: Libri di Carlo Silvano
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