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"Una ragazza da amare", Una giornata a Napoli

 

Ripensando al romanzo “Una ragazza da amare” ho scritto il testo che segue utilizzando gli stessi protagonisti.
 
Napoli, primi anni Ottanta, una mattina di marzo che promette sole e tepore dopo i rigori dell’inverno. Le strade della città cominciano ad animarsi di voci, di passi frettolosi, di piccoli negozi che alzano le serrande con un suono metallico e familiare. Fulvio, Martina, Adelaide e Giulio, quattro liceali del classico, amici inseparabili e compagni di classe, si ritrovano davanti alla chiesa del Gesù Nuovo. La facciata scura e imponente dell’edificio, con i suoi caratteristici bugnati a punta di diamante, sembra osservare con severità le loro giovani esistenze, ancora in cerca di una strada ben definita. 
 
Dopo aver ammirato l’interno della chiesa, con i marmi policromi e le cappelle decorate, i quattro ragazzi escono con l’entusiasmo di chi si sente parte di una città che trasuda storia e arte in ogni angolo. Fulvio si ferma un attimo, come a voler imprimere nella memoria ogni dettaglio di quella mattinata. “Che meraviglia”, dice sottovoce, quasi parlando più a se stesso che agli altri. Martina, che cammina accanto a lui, annuisce sorridendo. Adelaide, sempre piena di energia, li sprona: “Andiamo, non possiamo mica rimanere qui tutto il giorno!”.
 
I quattro amici si portano prima a piazza san Domenico per una seconda sosta all’interno di una nota pasticceria e, dopo qualche minuto, raggiungono via Mezzocannone per entrare nella Facoltà di Matematica, così che Martina dalle segreteria possa avere alcune informazioni che le occorrono. In fine, i quattro amici, si dirigono a Port’Alba. La loro meta è un ristorantino noto tra gli studenti e i professori, un luogo che sembra sospeso nel tempo, dove il profumo della cucina si mescola a quello dei vecchi libri delle bancarelle all’ingresso. Salgono al primo piano, accolti da una sala semplice, ma accogliente. Alle pareti, un grande affresco raffigurante piazza Dante Alighieri cattura lo sguardo. La scena è un omaggio alla loro città: il poeta in piedi su un alto basamento al centro della piazza, ha uno sguardo severo rivolto ai passanti, quasi a ricordare l’importanza della cultura e della conoscenza. 
 
I ragazzi si siedono al tavolo indicato loro da un anziano e simpatico cameriere, e sotto le mani avvertono il legno liscio mentre ai loro orecchi giungono le voci dei presenti che si mescolano in un confortevole brusio. L’ambiente è tranquillo, sobrio, con un’atmosfera familiare che li fa sentire a casa. Ordinano senza fretta: Fulvio e Martina scelgono spaghetti alle cozze, Adelaide opta per le linguine allo scoglio, mentre Giulio si lascia tentare dagli gnocchi alla sorrentina. E per finire, una frittura di calamari e gamberi da condividere, perché il piacere del cibo si moltiplica quando è condiviso.
 
I profumi inondano la sala mentre i piatti arrivano al tavolo: l’aroma intenso delle cozze, il profumo salino delle linguine allo scoglio, il sugo ricco e filante degli gnocchi alla sorrentina... Ogni boccone è un’esplosione di sapori che parla di mare, di sole, di tradizioni che si tramandano da generazioni. Tra un assaggio e l’altro, i ragazzi ridono, scherzano, raccontano le loro storie. Adelaide sfoggia una battuta delle sue, facendo scoppiare in una risata Martina, che si era appena portata una forchettata di spaghetti alla bocca. Giulio si volta verso Fulvio, sollevando il bicchiere: “Buon compleanno, Fulvio!” esclama. E tutti insieme brindano, con quell’entusiasmo tipico della gioventù, che sembra non conoscere limiti né confini.
 
Dopo il pranzo i quattro amici iniziano a curiosare tra le bancarelle di libri che affollano Port’Alba. I tavolini sono colmi di volumi, alcuni ingialliti dal tempo, altri nuovi, brillanti sotto il sole. L’odore della carta si mescola a quello del cibo appena consumato, generando una magica miscela di sensazioni ed emozioni che li avvolge completamente. Sfogliano i libri, si scambiano consigli, si regalano sorrisi. Martina, con gli occhiali scivolati sul naso, trova un vecchio tomo di matematica che lo affascina; Fulvio, con la sua immancabile vivacità, sfoglia un romanzo d’avventura, sognando ad occhi aperti nuovi mondi, mentre Giulio e Adelaide si concentrano sulla biografia di un noto politico. 
 
Ogni istante trascorso insieme è prezioso, ogni parola condivisa è un tassello che va a comporre il mosaico della loro amicizia. Sanno di vivere in una città carica di storia, di bellezze artistiche e naturali. Napoli è per loro una maestra silenziosa, che insegna attraverso i vicoli stretti e le piazze affollate, che parla con la voce dei suoi monumenti e delle sue chiese. Fulvio osserva gli altri tre con uno sguardo che trasuda gratitudine: “Siamo fortunati”, dice, e subito aggiunge: “Napoli è una città che ti resta dentro”. Martina, Adelaide e Giulio annuiscono. Sanno che, in quel momento, tra il profumo di cozze, il suono delle risate e le bancarelle di libri, stanno vivendo un frammento di felicità pura, di quella che solo gli anni della gioventù, quando tutto è possibile e il futuro è ancora un’avventura, possono regalare. (Carlo Silvano)
 

 Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul seguente collegamento: Libri di Carlo Silvano

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