Il senso del mandato missionario
di Gesù in Matteo 28,18-20
nel contesto italiano contemporaneo
Il brano di Matteo 28,18-20, comunemente noto come il “Grande Mandato”, rappresenta uno dei passaggi più emblematici del Nuovo Testamento in cui Gesù incarica i suoi discepoli di andare in tutto il mondo per fare discepoli di tutte le nazioni. Le parole di Gesù risuonano oggi con una particolare urgenza e complessità, soprattutto nel contesto italiano contemporaneo, dove il cattolicesimo si trova a dialogare con una pluralità di fedi e visioni del mondo. Qui di seguito provo ad esplorare il significato di queste parole di Gesù, considerando le sfide e le opportunità che il contesto italiano attuale presenta per la missione cristiana.
1. “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra”
L’affermazione di Gesù riguardo alla sua autorità universale è un punto cruciale da cui partire. Questa dichiarazione non solo ribadisce la sua divinità e sovranità, ma offre anche una prospettiva su come la Chiesa cattolica è chiamata a operare nella storia. Nel contesto odierno, segnato dal pluralismo religioso e dalla secolarizzazione, questa proclamazione invita i cristiani a vivere la loro fede con fiducia e consapevolezza del potere di Cristo, senza cadere nella tentazione di un atteggiamento di superiorità o di esclusività.
Nel dialogo con altre religioni, specialmente in un contesto come quello italiano dove l’incontro con l’islam, l’induismo, il buddismo e altre spiritualità è sempre più frequente, questa autorità si traduce non in un dominio, ma in un servizio: Cristo regna attraverso la Croce e la Chiesa è chiamata a testimoniare questo regno con amore, umiltà e rispetto verso ogni persona, riconoscendo la dignità e il valore delle diverse esperienze religiose.
2. “Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli”
L’imperativo missionario di “andare” e “fare discepoli” invita la Chiesa a un movimento continuo verso l’altro. Nel contesto italiano, questo movimento deve sia tendere nel cercare nuove conversioni, ma anche ad estendersi come una testimonianza autentica e incarnata della fede cristiana. In un’epoca in cui l’identità religiosa non può più essere data per scontata e in cui il cattolicesimo stesso è spesso percepito come una tradizione culturale piuttosto che una scelta personale, il mandato missionario assume una nuova sfumatura. Fare discepoli oggi significa offrire spazi di incontro e dialogo, dove la fede può essere proposta come una via di senso e non imposta come un obbligo culturale. La missione si realizza anche attraverso l’impegno sociale, la difesa della dignità umana e la promozione della giustizia. In questo senso, l’evangelizzazione non è solo annuncio, ma anche testimonianza vissuta dei valori del Vangelo.
3. “Battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”
Il battesimo è il segno dell’appartenenza a Cristo e alla sua Chiesa, ma nel contesto attuale questa dimensione sacramentale deve essere compresa all’interno di una più ampia dinamica di accoglienza e accompagnamento. Il battesimo non è solo un rito, ma un’esperienza di incontro con Dio che deve essere preceduta e seguita da un percorso di fede vissuta e condivisa.
Nel dialogo con le altre religioni la proposta del battesimo deve essere fatta con rispetto e sensibilità, riconoscendo che il cammino verso la fede cristiana può richiedere tempo e discernimento. La Chiesa, in Italia, è chiamata a essere una comunità aperta, dove chiunque possa sentirsi accolto e valorizzato, anche se non condivide immediatamente la fede cristiana.
4. “Insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate”
L’insegnamento di Gesù è al cuore della missione della Chiesa. Tuttavia, insegnare oggi significa anche saper ascoltare. La Chiesa italiana è chiamata ad entrare in un dialogo autentico con le nuove generazioni, spesso lontane dalle istituzioni religiose, ma alla ricerca di autenticità e senso. Questo insegnamento deve essere proposto come un cammino di scoperta della vita buona del Vangelo, non come un elenco di precetti da osservare.
Nel confronto con le altre religioni, l’insegnamento cristiano deve essere presentato come una proposta che arricchisce, non che esclude. L’obiettivo non è solo trasmettere conoscenze dottrinali, ma favorire una vita piena e significativa, dove l’incontro con Cristo può trasformare l’esistenza.
5. “Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”
La promessa di Gesù di essere con i suoi discepoli è un segno di speranza e di conforto. Nel contesto italiano, caratterizzato da incertezze sociali, economiche e culturali, questa presenza costante di Cristo è un invito a non temere le sfide del tempo presente. La missione non è un compito affidato alla sola capacità umana, ma è sostenuta dalla presenza del Risorto.
Questa presenza si manifesta nella vita sacramentale della Chiesa, ma anche nei gesti quotidiani di amore e di servizio. In un mondo che spesso cerca risposte immediate e tangibili, la Chiesa è chiamata a testimoniare che la presenza di Cristo è reale e trasforma ogni aspetto della vita.
Conclusione
Le parole di Gesù in Matteo 28,18-20 continuano a essere una fonte di ispirazione e di guida per la missione della Chiesa. Nel contesto italiano attuale, caratterizzato dalla pluralità religiosa e dalla sfida della secolarizzazione, esse invitano a un rinnovato impegno per il Vangelo, vissuto non come imposizione, ma come offerta di speranza e di senso. La missione cristiana, oggi, è chiamata a essere un cammino di incontro, dialogo e testimonianza, sempre accompagnato dalla certezza che Cristo è con noi, “tutti i giorni, sino alla fine del mondo”. (a cura di Carlo Silvano)
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