Nizza: la città italiana sotto bandiera francese
Chi oggi passeggia tra le palme della Promenade des Anglais o tra i vicoli profumati di basilico della Vecchia Nizza vede una città francese. Ma basta grattare un po’ la superficie – o ascoltare attentamente certi suoni e certi nomi – per scoprire un’anima profondamente italiana. Un’italianità che affonda le radici nella storia e che, in momenti cruciali, si è manifestata con forza e orgoglio.
Nell’agosto del 1543, due potenze alleate – la Francia di Francesco I e la flotta ottomana di Solimano il Magnifico, guidata dal leggendario pirata Barbarossa – strinsero d’assedio Nizza. Allora parte dei domini sabaudi, la città e la contea di Nizza rappresentava una roccaforte strategica tra Provenza e Liguria. I nizzardi resistettero per settimane, combattendo sulle mura e nelle strade. È in quei giorni che emerge la figura di Caterina Segurana, una lavandaia che guidò un manipolo di cittadini nel respingere gli assalitori presso la torre di Sincaire. L’immagine della popolana che usando lo strumento del suo lavoro difende la propria città è diventata il simbolo stesso dell’orgoglio nizzardo e, per estensione, di quell’anima italiana pronta a non piegarsi.
Per secoli Nizza è stata parte integrante degli Stati sabaudi, condividendo lingua, cultura, commerci e istituzioni con il resto della Penisola italiana. Qui si parlava nizzardo, ma l’italiano era la lingua scritta, amministrativa e culturale. Nei mercati si udivano parole miste di ligure, piemontese e toscano; nelle scuole si studiavano i classici in italiano; nei palazzi comunali sventolava la croce di Savoia. Anche dopo la “Dedizione” del 1388 ai Savoia e fino alla metà dell’Ottocento, Nizza rimase parte viva del mosaico culturale italiano. Le sue vallate di confine, come la Roia, conservano ancora oggi dialetti liguri che testimoniano questo filo diretto.
Il 24 marzo 1860, con il Trattato di Torino, Nizza e la Savoia furono cedute alla Francia in cambio dell’appoggio militare di Napoleone III alla causa italiana. Il passaggio, confermato da un plebiscito discusso e contestato, segnò per molti nizzardi l’inizio dell’esilio: migliaia di famiglie filo-italiane si trasferirono in Piemonte e Liguria. Da allora nacque l’irredentismo nizzardo, un movimento culturale e politico che, per decenni, rivendicò il ritorno di Nizza all’Italia.
Tra coloro che non accettarono mai la perdita della città c’era Giuseppe Garibaldi, nato qui il 4 luglio 1807. L’Eroe dei Due Mondi considerava Nizza parte della patria italiana e, eletto all’Assemblea nazionale francese nel 1871, tentò invano di ottenerne la restituzione. La sua battaglia politica non ebbe successo, ma la memoria garibaldina è ancora viva: statue, piazze e vie ricordano il figlio più illustre di Nizza e il suo sogno tricolore.
Oggi Nizza è francese per legge, ma il suo cuore batte ancora italiano. Lo si sente nella lingua, nei cognomi, nella cucina – dalla socca alla pissaladière, con sapori che parlano anche di Liguria – e nella memoria di un passato che la lega indissolubilmente alla Penisola italiana. Passeggiando per le sue strade, è facile capire perché, per molti secoli, Nizza sia stata considerata non solo geograficamente, ma culturalmente e spiritualmente, una città italiana che oggi rientra nei confini politici francesi. (Carlo Silvano)
Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul seguente collegamento della Libreria Feltrinelli: Libri di Carlo Silvano
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