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La fede come missione nel mondo ostile: riflessione sulla prima omelia di papa Leone XIV

 


La fede come missione nel mondo ostile:

riflessione sulla prima omelia di papa Leone XIV

Durante l’omelia pronunciata il 9 maggio 2025 nella Cappella Sistina, papa Leone XIV ha offerto una lucida riflessione sullo stato della fede cristiana nel mondo contemporaneo. Le sue parole, riportate da numerosi organi di stampa, non lasciano spazio a fraintendimenti: “Anche oggi non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere. Si tratta di ambienti in cui non è facile testimoniare e annunciare il Vangelo e dove chi crede è deriso, osteggiato, disprezzato, o al massimo sopportato e compatito. Eppure, proprio per questo, sono luoghi in cui urge la missione” (vedi “Vatican news”).

Quest’affermazione, forte e diretta, pone con chiarezza una questione - centrale per la sociologia della religione - in epoca postmoderna, ovvero la marginalizzazione della fede nei contesti sociali e culturali dominati dal razionalismo tecnologico, dal materialismo e da forme sempre più pervasive di edonismo e individualismo. La fede cristiana, in tali ambienti, appare come un retaggio superato, qualcosa di inadatto alla logica dell’efficienza, della prestazione e del consumo. Tuttavia, è proprio in queste realtà che il messaggio evangelico mostra tutta la sua forza sovversiva e liberante.

Alla luce dei Vangeli, tale posizione non sorprende. Gesù stesso ha ammonito i suoi discepoli che sarebbero stati perseguitati e odiati “a causa del mio nome” (Matteo 10,22), ma ha anche ricordato che “voi siete la luce del mondo” (Matteo 5,14). La luce, però, brilla davvero solo quando rischiara le tenebre, e dunque è nei luoghi ostili, nelle periferie esistenziali e culturali, che il cristiano è chiamato a rendere testimonianza.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica, nel riaffermare che la Chiesa è “missionaria per sua natura” (CCC 849), offre un fondamento dottrinale alla chiamata che papa Leone XIV ha rinnovato con la sua omelia. La missione, infatti, non è un'attività riservata a pochi specialisti, ma è la vocazione di ogni battezzato. È un annuncio, spesso silenzioso ma incisivo, che si compie nella coerenza tra fede e vita, tra ciò che si crede e ciò che si fa.

L’evangelizzazione, in questo senso, passa inevitabilmente dalla testimonianza. Come affermava san Paolo VI e come ribadito da san Giovanni Paolo II, l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, e se ascolta i maestri, è perché sono anche testimoni. In un mondo che idolatra la potenza dell’intelligenza artificiale, la velocità dell’informazione e la centralità dell’ego, la presenza di chi vive nella gratuità del dono, nell’umiltà della preghiera, nella speranza cristiana è già di per sé annuncio.

Papa Leone XIV, nel collocare l’urgenza della missione proprio nei luoghi più ostili alla fede, non fa altro che riproporre il cuore stesso dell’identità cristiana: uscire, incontrare, amare, annunciare. Non si tratta di difendere la fede come un fortino assediato, ma di proporla come fonte di vita in abbondanza (Giovanni 10,10). Dove il cristiano è deriso o compatito, lì deve risplendere la mitezza che disarma, la carità che converte, la verità che libera.

Nel contesto attuale, in cui la fede è spesso confinata alla sfera del privato o della nostalgia culturale, le parole del neo Pontefice suonano come un appello profetico. La Chiesa non può rinchiudersi, né può accettare di essere tollerata solo se muta. Essa è chiamata a parlare con la voce del Vangelo, che non impone, ma propone, che non condanna, ma invita, che non si impone con il potere, ma convince con l’amore.

In un’epoca segnata dalla crisi di senso e dalla frammentazione delle identità, la fede cristiana può apparire debole. Ma, come ricorda san Paolo, “ciò che è stoltezza per il mondo, Dio lo ha scelto per confondere i sapienti” (1 Corinzi 1,27). È proprio in questa apparente debolezza che si manifesta la forza della missione cristiana, oggi più che mai necessaria e urgente. (Carlo Silvano

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul collegamento: Libri di Carlo Silvano


 



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