Evangelizzazione e verità:
contrasti teologici tra Giovanni Paolo II e Francesco
L’evangelizzazione, cuore pulsante della missione ecclesiale, ha trovato espressioni diverse nei pontificati di Giovanni Paolo II e Francesco. Mentre il primo ha sottolineato l’unicità salvifica di Cristo, il secondo ha promosso un dialogo interreligioso più inclusivo. Queste visioni, che non sfuggono nemmeno ad un semplice credente, presentano differenze significative che meritano un’attenta analisi alla luce del Vangelo e del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Giovanni Paolo II: l’unicità salvifica di Cristo
Nell’enciclica Redemptoris Missio (1990), preparata dal villorbese arcivescovo Marcello Zago, Giovanni Paolo II afferma con chiarezza che “Cristo è l'unico salvatore” e che “in nessun altro c'è salvezza” (Atti degli Apostoli 4,12). Egli sottolinea che la missione “ad gentes” è un dovere imprescindibile della Chiesa, poiché “nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Giovanni 14,6). Il Papa polacco riconosce la presenza dello Spirito Santo anche al di fuori dei confini visibili della Chiesa, ma insiste che tale azione è sempre orientata a Cristo, "Verbo fatto carne per l’azione dello Spirito".
Francesco: dialogo e inclusività religiosa
Papa Francesco, nel suo magistero, ha enfatizzato invece il dialogo interreligioso come strumento di pace e comprensione reciproca. In diverse occasioni, ha affermato che “Dio ama tutti” e che “tutte le religioni portano a Dio”, sottolineando l'importanza di riconoscere il bene presente in ogni tradizione religiosa. Questo approccio ha suscitato dibattiti teologici, poiché attenua l’affermazione dell’unicità salvifica di Cristo.
Confronto teologico e implicazioni pastorali
Le posizioni dei due Pontefici riflettono approcci diversi all’evangelizzazione. Giovanni Paolo II insiste sull’urgenza e sul dovere per i cattolici di proclamare Cristo come unico salvatore, mentre Francesco pone l’accento sul dialogo e sulla valorizzazione delle altre religioni non per raggiungere la vita eterna, ma per eliminare i conflitti sulla Terra. Queste visioni sollevano interrogativi sulla coerenza con l’insegnamento tradizionale della Chiesa.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma che “la Chiesa è necessaria alla salvezza” e che “Cristo è l'unico mediatore tra Dio e gli uomini” (CCC 846-848). Pertanto, qualsiasi approccio all’evangelizzazione deve tenere conto di queste verità fondamentali.
Conclusione
L’evangelizzazione, per essere autentica, deve proclamare con chiarezza l’unicità salvifica di Cristo, pur nel rispetto e nell’ascolto delle altre tradizioni religiose. Il dialogo interreligioso è importante, ma non può sostituire la missione di annunciare il Vangelo. Solo mantenendo fedele l’annuncio a Cristo, la Chiesa può essere veramente “sacramento universale di salvezza” e guida sicura per l’umanità in cerca di verità e speranza. (Carlo Silvano)
(lettera al direttore de "Il Gazzettino" del 30 aprile 2025)
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul collegamento alla Libreria Rizzoli: Libri di Carlo Silvano
In sintesi, risulta evidente che alla luce dei Vangeli e del Catechismo della Chiesa Cattolica, l’affermazione che “tutte le religioni portano a Dio” non si può considerare teologicamente corretta. Gesù stesso dice: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv 14,6), e il Catechismo (n. 846-847) insegna che la salvezza viene da Cristo e dalla Chiesa, pur riconoscendo che Dio può operare anche fuori dei suoi confini visibili. Il dialogo interreligioso è importante, ma non può farci dimenticare l’unicità salvifica di Cristo.
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