La donna, creatura amata da Dio:
riflessione sul quarto mistero della creazione
Nel cammino di preghiera e contemplazione del Santo Rosario, il quarto mistero della creazione ci invita a soffermarci su un momento di straordinaria intensità e bellezza: la creazione della donna, narrata nel libro della Genesi (2,18-23). In questo passo, Dio, vedendo che “non è bene che l’uomo sia solo”, decide di donargli un aiuto che gli corrisponda. E così, dopo aver condotto davanti ad Adamo ogni creatura vivente senza trovarvi una vera compagna, Dio plasma la donna da una costola dell’uomo e la presenta a lui. È un gesto d’amore e di perfezione. Non una creatura subordinata o marginale, ma “carne della sua carne”, immagine e somiglianza del Creatore, capace di relazione, di amore, di dono.
Questo racconto non ci parla solo delle origini, ma di una verità eterna: la donna è voluta, pensata e amata da Dio fin dall’inizio. Non è un’appendice dell’uomo, ma un suo completamento, una presenza necessaria affinché l’umanità sia piena e viva nella comunione. Ogni donna porta dentro di sé il sigillo della volontà divina, un’impronta sacra che nessuno ha il diritto di violare.
Eppure, la storia dell’umanità è purtroppo segnata da profonde contraddizioni rispetto a questa verità. In ogni epoca, molti uomini hanno tradito il progetto di Dio, trasformando la relazione con la donna in dominio, possesso, sfruttamento. Ancora oggi, in troppe parti del mondo, le donne vengono trattate come oggetti, private della loro dignità e libertà. Pensiamo al dramma delle spose bambine, costrette a una vita di sofferenza e sottomissione quando ancora dovrebbero vivere la gioia dell’infanzia. Pensiamo al fenomeno tragico della prostituzione, dove i corpi delle donne vengono mercificati per soddisfare desideri egoistici e disumani. Pensiamo agli omicidi di donne che si oppongono alla violenza dei loro compagni, pagando con la vita il coraggio di difendere la propria libertà.
In queste realtà dolorose, si manifesta il rifiuto della volontà di Dio. L’uomo che riduce la donna in schiavitù, o comunque la pone in uno stato di dipendenza, tradisce la sua vocazione originaria di custode e compagno. E Dio, che ha creato la donna con tenerezza e amore, non può restare indifferente. Il dolore che colpisce ogni figlia è anche il dolore del Padre che l’ha generata. Dio soffre, si indigna, piange per ogni abuso, per ogni violenza, per ogni vita spezzata. Egli ascolta il grido delle sue figlie, come ascoltò il grido di Agar nel deserto, come udì il pianto di Rachele che “piange i suoi figli e non vuole essere consolata”.
Di fronte a questi crimini, ogni credente è chiamato a un esame di coscienza profondo. Non possiamo pregare il Rosario e contemplare la bellezza della creazione della donna senza lasciarci toccare da queste ferite. La preghiera non è un rifugio per fuggire dal mondo, ma una fonte di luce per trasformarlo. Meditare il mistero della creazione della donna significa rinnovare l’impegno a difendere la sua dignità in ogni ambito della vita, a educare al rispetto, a denunciare con coraggio ogni forma di oppressione.
Che la Vergine Maria, donna piena di grazia, ci insegni a guardare ogni donna con lo sguardo di Dio: uno sguardo che accoglie, onora, custodisce. E che il nostro Rosario diventi una supplica incessante affinché venga il giorno in cui ogni donna potrà vivere nella libertà e nella gioia per cui è stata creata. (Carlo Silvano)
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