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Treviso, Lungo il fiume Sile nell'autunno che si scioglie

 


Lungo il fiume Sile 

nell’autunno che si scioglie

di Carlo Silvano 

Treviso - Lo scorso 22 novembre 2025 mi sono ritrovato nella sede della Canottieri Sile: con me c’erano alcuni bambini, ragazzi, giovani e adulti che osservavano il fiume con tanta curiosità. Abbiamo noleggiato una barca a remi e, dopo le istruzioni di sicurezza e qualche spinta gentile dalla riva, insieme alla nostra guida, Nicola Romano, siamo scivolati via andando contro la corrente placida del Sile grazie alla forza di un motore. La Canottieri è da sempre punto di accesso al Parco del Sile e alla voga locale, ed è stata la nostra porta di imbarco ideale per un’escursione sicura e arricchente.

Il Sile è un fiume di risorgiva — il più lungo d'Europa — e questa sua natura regala acque limpide e una portata sorprendentemente costante, anche in piogge e siccità: lo si avverte dalla trasparenza appena sotto il pelo dell'acqua, dove le radici sommerse disegnano arabeschi verdi. Questa caratteristica ha plasmato paesaggi, attività umane e una ricchissima biodiversità.

Lungo il percorso, immersi in un autunno che ancora resisteva alle nebbie, abbiamo incontrato gli elementi che rendono unico il Sile: salici piangenti che sfiorano l'acqua, pioppi dalle cortecce chiare, ontani e una fascia di arbusti igrofili che protegge l’argine. Nei canneti e tra le praterie sommerse si aprono stratificazioni di giunchi e carici, mentre nei pressi delle sorgenti e delle torbiere si trovano lembi di torbiera e fontanassi — le piccole polle che danno origine al fiume. La vegetazione è densa e variabile lungo pochi metri: ogni curva riserva un quadro diverso.

La fauna non è meno sorprendente. Anche a distanza ravvicinata, dalla barca a remi, abbiamo osservato folaghe e svassi che si immergevano incerte, aironi che si muovevano come sagome dipinte contro il cielo grigio. Un ragazzino, con gli occhi spalancati, ha individuato una coppia di cigni che scivolava placida: una scena che ha arrestato i discorsi per qualche secondo, come se la natura avesse imposto il suo ritmo. Il Parco del Sile ospita decine di specie di uccelli acquatici e migratori, oltre ad anfibi come rane e esemplari rari di rettili d’acqua dolce e a interessanti endemismi botanici tipici delle zone di risorgiva.

Camminando con lo sguardo tra la superficie e le rive, si sentono anche suoni più minuti: il fruscio delle ninfee contro il fianco della barca, il battito di qualche insetto che ancora resiste nelle ore miti della giornata.

Dal punto di vista storico, il Sile non è solo natura: è paesaggio culturale. Le sue sponde hanno visto insediamenti sin dalla fine dell’Eneolitico, con una cultura palafitticola documentata dagli scavi; in epoca medievale e moderna il fiume è stato una via d’acqua per trasporti e attività, e la Restera — la strada lungo l’argine che da Treviso va verso il mare — conserva i segni della vita dei barcari e dei burci che un tempo solcavano le acque del fiume. La chiesa di Sant'Angelo, che è il nostro punto d'arrivo, sorge sulla riva destra del Sile e porta con sé tradizioni locali e stratificazioni secolari che si percepiscono anche oggi. Camminare o remare qui significa passare da una dimensione naturale a una che intreccia memorie umane e ambientali.

Le emozioni dell’autunno in barca sono difficili da mettere in parole: una parte di me era sospesa tra malinconia e sollievo. L’autunno ha smorzato i colori ma donato profondità: i gialli delle foglie, i rossi smorzati, i bruni umidi delle cortecce si riflettevano nell’acqua come in uno specchio più sincero di quanto non siano le immagini estive.

Tecnicamente, il remare in autunno richiede delicatezza: si avverte la temperatura dell’acqua, l’aria che tende a farsi più nitida, il peso nell’aria dei profumi: terra bagnata, foglie umide, una lontana affumicatura di camino. Quando la barca curva verso la chiesa di Sant'Angelo, tutto rallenta: il paesaggio si apre in un quadro finale in cui l’edificio sacro appare come punto fermo sospeso tra acqua e argine.

Dal punto di vista naturalistico, l’Oasi di Cervara e altre aree protette del Parco sono fondamentali per mantenere la ricchezza di habitat del Sile: fontanassi, torbiere, canneti e boschetti ripariali sono rifugio per specie rare e per le dinamiche ecologiche che sostengono la qualità delle acque. Passeggiare lungo le alzaie o scivolare con una barca significa toccare con mano questi elementi e comprenderne il valore, anche per la mitigazione del cambiamento climatico e la conservazione della biodiversità locale.

Se andrete sul Sile in autunno, portate vestiti caldi, un binocolo, pazienza e compagnia: la natura si svela meglio insieme. E se la vostra meta sarà la chiesa di Sant'Angelo, arrivarci a remi in una giornata come quella del 22 novembre è un modo per farsi attraversare da storia, natura ed emozioni in un colpo solo: una piccola avventura condivisa che resta dentro come un cuore tiepido nell’aria fredda.

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul seguente collegamento: Libri di Carlo Silvano 


 




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