Passa ai contenuti principali

Gesù Cristo: Io sono la Vita

 

Io sono la Vita”:

i miracoli di Gesù

come chiamata a risorgere

di Carlo Silvano 

Quando Gesù dice: «Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14,6), non pronuncia una frase simbolica o poetica. Egli rivela la sua identità profonda: non è un maestro tra i tanti, non indica semplicemente un cam­mino, ma è il cammino; non insegna solo la verità, ma è la verità; non parla della vita, ma è la vita stessa che si dona. Per questo, nei Vangeli, la sua parola non re­sta teorica: diventa azione, gesto, miracolo, segno del­la potenza di Dio che irrompe nella storia.

Le risurrezioni operate da Gesù — la figlia di Giai­ro, il figlio della vedova di Nain e il suo amico Laz­zaro — non sono soltanto eventi straordinari. Sono un messaggio che attraversa i secoli e raggiunge ogni giovane che cerca Dio: Gesù Cristo non è venuto sol­tanto a guarire, ma a riportare alla vita ciò che sembra perduto, spento, impossibile.

La figlia di Giairo (Mc 5,21-43) è una bambina di dodici anni: fragile, indifesa, simbolo di ogni vita che rischia di spegnersi prima ancora di sbocciare. Gesù entra nella casa colma di pianto e dice parole disar­manti: «La bambina non è morta, ma dorme». Poi la prende per mano: «Talità kum», “Fanciulla, al­zati!”. In quel gesto c’è tutta la tenerezza di Dio che non lascia che il seme della vita venga soffocato. Ogni giovane che teme di non avere futuro può ritro­vare in questo miracolo la promessa che Dio non ab­bandona i sogni autentici e che anche ciò che sembra spento ai suoi occhi può rialzarsi.

Il figlio della vedova di Nain (Lc 7,11-17) rappre­senta invece il dolore più radicale: la solitudine di una madre che perde l’unico figlio. Gesù vede la scena e si commuove profondamente. Non gli viene chiesto nulla: è Lui che si avvicina e ferma il corteo della morte, tocca la bara e dice: «Giovinetto, dico a te: al­zati!». È il miracolo che più rivela che Cristo è la vita che raggiunge chi non ha più nessuno. Il Catechismo della Chiesa Cattolica ricorda che Gesù “ha il potere di dare la vita a chi vuole” (CCC 646): non solo la vita biologica, ma la vita piena, quella che ridona sen­so quando tutto sembra crollare. Questo miracolo par­la a ogni giovane che vive una ferita familiare o affet­tiva: Dio non passa oltre, non resta indifferente, ma si avvicina alla nostra sofferenza per trasformarla.

Lazzaro (Gv 11) è l’amico: simbolo di ogni legame vero. Gesù piange davanti alla sua tomba: piange per­ché ama. Poi grida: «Lazzaro, vieni fuori!». Non li­bera solo un uomo dalla morte, ma libera ogni cuore dalla paura che la morte — fisica o spirituale — possa essere l’ultima parola. In questo episodio Cristo rivela che la vita che dona non è soltanto un ritorno al passa­to, ma un ingresso in un futuro nuovo. Il Catechismo afferma che i miracoli di Gesù sono “segni che annun­ciano che Egli è la Risurrezione e la Vita” (cf. CCC 640-646). In altre parole: non si limita a consolare, ma apre un orizzonte che nessuna notte può chiudere.

Per ogni giovane che cerca Dio, queste tre risurre­zioni sono un invito personale. Raccontano che nessu­no è troppo piccolo, troppo ferito o troppo lontano per essere toccato da Cristo. Ci dicono che la fede non è un insieme di idee, ma un incontro che rialza, che rompe le catene, che chiama per nome. La voce di Gesù che dice “Alzati!” non è un ricordo: è un presen­te che continua a risuonare nelle coscienze, soprattut­to in quelle che si sentono senza forza.

La via, la verità e la vita non sono concetti, ma una persona viva che si lascia trovare. La risurrezione del­la figlia di Giairo ci ricorda che Dio custodisce la no­stra infanzia interiore; quella del giovane di Nain ci dice che compie miracoli anche quando non abbiamo la forza di chiederglieli; quella di Lazzaro ci conferma che nessuna tomba del cuore è sigillata per sempre. In Cristo ogni giovane può scoprire che la vita è più grande della paura, che la luce è più forte del buio, e che Dio non chiama mai alla morte, ma sempre alla vita.

_________________________ 

Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul collegamento a Il Libraccio: Libri di Carlo Silvano su Il Libraccio 

 


 




Commenti

Post popolari in questo blog

Nizza, città francese o italiana?

Intervista allo storico e politico Alain Roullier-Laurens LA CITT À DI NIZZA RIPENSA AL SUO PASSATO ITALIANO Ha dato i natali a Giuseppe Garibaldi, artefice dell'unità nazionale Perché in certi libri scolastici non si parla della cessione della città di Nizza e della regione della Savoia da parte del governo di Torino a quello di Parigi nel 1860? Da questo interrogativo prende lo spunto l'intervista che segue, rilasciataci da Alain Roullier-Laurens , fondatore della “ Lega per la restaurazione delle libertà nizzarde ”. Nato a Nizza nel 1946, Alain Roullier-Laurens discende per parte di madre da una famiglia residente a Nizza ancor prima del 1388, anno della dedizione ai Savoia, ed è autore di numerosi libri che hanno provocato scalpore - ogni volta che sono usciti - sull'ideologia indipendentista nizzarda, sui retroscena dell'annessione e del falso plebiscito. I libri di Alain Roullier si basano su documenti inediti ed adoperati per la prima volta, come ...

ROBERT ROSSI, LA FRANCESIZZAZIONE DI TENDA È INIZIATA CON I BAMBINI DELLA SCUOLA

TENDA - « Mi chiamo Robert Rossi e sono nato nel 1944: mia madre è brigasca e conobbe mio padre che svolgeva il servizio militare ne lla GAF, cioè la guardia di frontiera proprio a Briga Marittima. Dopo l’8 settembre del 1943 mio padre fu catturato dai nazisti e portato in Germania, ma finita la guerra ritornò a Briga e si sposò con mia madre per venire a mancare nel 2009 ». Inizia con queste parole l’intervista concessami da Robert Rossi (qui sotto in foto), nato italiano nel 1944 e diventato francese nel 1947, quando il comune di Tenda fu ceduto alla Francia in seguito al Trattato di Parigi. Signor Robert Rossi, a Tenda che lingua si parlava fino al 1945? E qual era il dialetto più diffuso? Oggi qualcuno a Tenda e a Briga parla ancora in dialetto? Fino al 1947 i comuni di Briga Marittima e Tenda rientravano nei confini dell’Italia e quindi la lingua ufficiale era l’italiano. A Briga Marittima era molto diffuso il dialetto locale, cioè il «brigasco», mentre a Tenda ...

Patrizia Caproni (DSP): “Rimettere l’uomo al centro dell’economia e della politica. Solo così il Triveneto può ripartire”

  Patrizia Caproni (DSP): “ Rimettere l’uomo al centro dell’economia e della politica. Solo così il Triveneto può ripartire” ( a cura di Carlo Silvano )  Nel Nord-Est, dove la crisi della piccola e media impresa si intreccia con la delocalizzazione e la perdita di coesione sociale, Democrazia Sovrana Popolare propone una lettura alternativa alla globalizzazione economica. Patrizia Caproni  (nella foto con Francesco Toscano a sx e Marco Rizzo a dx), sottolinea la necessità di “rimettere al centro l’uomo e il lavoro” e critica la deriva privatistica nei servizi pubblici, dall’istruzione alla sanità. Nell’intervista Patrizia Caproni affronta i nodi dell’autonomia differenziata, delle disuguaglianze territoriali e della sfiducia verso la politica, indicando nella sovranità economica e popolare la chiave per una nuova stagione di sviluppo. Patrizia Caproni è  referente Elettorale Nazionale e membro dell’Ufficio Politico (referente Nord Est) del partito D...