"Io non so ben ridir com’i’ v’intrai,
tant’era pien di sonno a quel punto
che la verace via abbandonai".
Nel contesto del passo, Dante si trova smarrito in una selva oscura, rappresentante la condizione di confusione, ignavia e ignoranza umana, e l'espressione "Io non so ben ridir com’i’ v’intrai" indica che Dante non riesce a descrivere accuratamente come è giunto in quella situazione, suggerendo una sorta di incertezza o disorientamento. Questa riflessione può essere applicata ai problemi attuali dell'umanità in quanto spesso ci troviamo di fronte a sfide complesse, come le tante guerre che infuriano un po' ovunque sulla Terra, il cambiamento climatico, la povertà, le disuguaglianze sociali e le crisi politiche, che sembrano sfuggire a una spiegazione o soluzione semplice.
Il verso successivo, "tant’era pien di sonno a quel punto", può anche essere interpretato come una metafora della mancanza di consapevolezza e di una sorta di torpore che impedisce alle persone, a tutti noi, di affrontare i problemi in modo adeguato. Può rappresentare una sorta di indifferenza, apatia o mancanza di impegno attivo nella ricerca di soluzioni efficaci. Inoltre, il riferimento alla "verace via abbandonata" mi induce a pensare che l'umanità abbia perso la strada giusta, abbandonando i valori e i principi fondamentali che guidano verso un futuro migliore.
Personalmente, dunque, penso che questi versi di Dante possano da un lato essere letti come una riflessione sulla mancanza di consapevolezza, orientamento e impegno attivo nell'affrontare i problemi attuali dell'umanità, dall'altro ci invitano a riflettere sulla necessità di risvegliare la nostra consapevolezza, di trovare una direzione corretta e di agire in modo responsabile per affrontare le sfide globali e costruire un futuro migliore per tutti.
(Nella foto: tomba di Dante Alighieri a Ravenna)
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