Passa ai contenuti principali

Settimio Cipriani, Missione ed evangelizzazione negli Atti degli Apostoli

 

Ho trascorso diverse estati degli anni Novanta a Pratovecchio, in provincia di Arezzo, presso l’abitazione del sacerdote e professore Settimio Cipriani (1919 - 2014), preside emerito della Facoltà teologica di Capodimonte a Napoli e biblista. In particolare, il prof. Cipriani era un profondo conoscitore dell’opera missionaria di san Paolo. Nella sua casa di Pratovecchio, don Settimio Cipriani possedeva una ricca biblioteca privata e il mio compito era quello di catalogare tutti i volumi. Si trattava di un lavoretto estivo che mi piaceva molto e che don Settimio apprezzava e mi riconosceva con un ottimo compenso economico e anche regalandomi, di volta in volta, copie dei libri che aveva pubblicato.

Ed ora, dalla mia personale e modesta biblioteca, è uscito fuori uno dei volumi scritti da don Settimio, intitolato “Missione ed evangelizzazione negli Atti degli Apostoli”. Le pagine di questo volume offrono tanti spunti per delle riflessioni personali e che provo a proporre qui di seguito con un primo articolo.


Il mandato missionario

nei Vangeli sinottici

I Vangeli sinottici – Matteo, Marco e Luca – si concludono con un mandato missionario solenne e universale. Il Cristo Risorto, il quale durante la sua vita terrena non ha potuto annunciare personalmente la salvezza a tutto il mondo, incarica i suoi Apostoli di continuare questa missione. Il mandato affidato agli Apostoli non è solo un compito, ma una testimonianza vivente della loro esperienza personale di fede, con tutte le sfide e le difficoltà che l’hanno caratterizzata. Qui di seguito provo a riflettere sul significato profondo di questo mandato e come esso rifletta non solo l’autorità del Risorto, ma anche la trasformazione che gli Apostoli hanno vissuto in prima persona.

1. Il contesto del mandato missionario

Il mandato missionario rappresenta l’atto conclusivo della vita terrena di Gesù e il ponte tra il ministero del Maestro e l’inizio della missione della Chiesa nascente. Nei Vangeli sinottici, il Risorto invita i suoi discepoli a proclamare la buona novella “a tutte le nazioni” (Mt 28,19; Mc 16,15; Lc 24,47), sottolineando che il messaggio di salvezza deve raggiungere ogni angolo della terra. Questo ordine di Gesù non è un’istruzione secondaria, ma l’essenza stessa della chiamata apostolica, che segna una svolta radicale nella comprensione del ruolo degli Apostoli.

Il prof. Settimio Cipriani ci ricorda che il Risorto, nel dare questo mandato, non ha potuto annunciare la salvezza al mondo intero durante il suo ministero terreno1. Perciò, egli delega questo compito ai suoi Apostoli, coloro che sono stati testimoni diretti della sua vita, morte e risurrezione. Questo mandato non si limita a un atto di obbedienza da parte degli Apostoli, ma è una risposta alla loro profonda trasformazione interiore avvenuta attraverso un “lento e faticoso itinerario di fede”.

 

2. Gli Apostoli come testimoni privilegiati

Gli Apostoli si trovano in una posizione privilegiata per portare avanti questo mandato, proprio perché sono stati i primi a vivere in prima persona il cammino di fede, che li ha condotti dall’incertezza iniziale alla pienezza della comprensione nel momento culminante della Resurrezione. Essi non solo hanno seguito Gesù durante la sua vita pubblica, ma hanno sperimentato la crisi della crocifissione, il dramma della morte e la meraviglia della Resurrezione. Sono stati, quindi, testimoni di tutto ciò che Gesù ha detto e fatto.

Nel cammino degli Apostoli si riflette la condizione di ogni credente, chiamato a confrontarsi con le proprie difficoltà e incertezze, fino a giungere alla luce della fede piena. Le difficoltà nel credere sono parte integrante della loro testimonianza, e questo rende il loro annuncio autentico e credibile. Essi testimoniano non solo la fede in Cristo, ma anche il processo travagliato del credere, un cammino fatto di ombre e luci, di domande e risposte, di smarrimento e di gioia.

3. Dalla paura alla gioia della Resurrezione

Prima della Resurrezione, i Vangeli ci presentano Apostoli spesso incerti e pieni di paura. Loro malgrado, sembrano non comprendere pienamente il significato delle parole e delle azioni di Gesù; persino quando Gesù parla apertamente della sua morte e resurrezione, essi rimangono confusi e timorosi. La loro fede è debole, talvolta vacillante, esattamente come la nostra, e attraversa molteplici prove.

La Resurrezione cambia tutto: in questo evento grandioso, il mistero di Cristo si svela pienamente a loro, trasformandoli interiormente. Come scrive Settimio Cipriani, l’annuncio degli Apostoli nasce non solo dall’esperienza del Risorto, ma dalla gioia di quell’esperienza definitiva, che li ha liberati da ogni dubbio e da ogni paura che precedentemente li aveva accompagnati. Questa gioia è una gioia trasformante, che li rende coraggiosi, pronti a proclamare la buona novella con una nuova forza e convinzione.

La gioia pasquale è una forza motrice che li spinge a superare ogni timore, ogni resistenza interiore ed esteriore. La loro missione non è solo un dovere, ma una risposta naturale alla pienezza di vita sperimentata nell’incontro con il Risorto. È proprio in virtù di questa gioia liberatrice che gli Apostoli possono affrontare persecuzioni, sofferenze e perfino il martirio. Hanno visto il Signore, hanno toccato le sue piaghe, hanno sperimentato la sua presenza viva: ora niente può fermarli.

 4. Il mandato missionario come modello per la Chiesa

Il mandato missionario dato da Cristo agli Apostoli è dunque un modello per la Chiesa di ogni tempo. La Chiesa, in quanto comunità dei credenti, è chiamata a continuare la missione degli Apostoli: annunciare il Vangelo con coraggio, superando dubbi e paure, e condividendo la gioia della Resurrezione con il mondo intero. Come gli Apostoli, anche noi siamo chiamati a un itinerario di fede, a una crescita continua nella comprensione del mistero di Cristo e della nostra vocazione a essere testimoni credibili del suo amore.

Il cammino degli Apostoli, fatto di fatiche e difficoltà, rispecchia quello di ogni credente. La loro testimonianza di fede è profondamente umana, intrisa di dubbi e incertezze, e proprio per questo è potente ed efficace. Non si tratta di una fede facile o immediata, ma di una fede che cresce, si rafforza e si purifica nel confronto con la realtà del Cristo Risorto. Questa esperienza di fede diventa il fondamento del loro annuncio, ovvero un annuncio che non è mai separato dalla loro esperienza personale, ma nasce da essa e in essa trova la sua più alta autenticità.

5. Conclusione

Il mandato missionario nei Vangeli sinottici è una chiamata alla testimonianza universale. Gli Apostoli, scelti da Cristo, sono i primi a ricevere questo compito, ma esso si estende a tutta la Chiesa e a ogni credente. La forza di questo mandato deriva dall’esperienza personale e collettiva della Resurrezione, che libera dalla paura e dal dubbio, aprendo alla gioia di una nuova vita in Cristo. Essi sono, quindi, modello di fede, di coraggio e di dedizione per tutti noi, chiamati a essere, nella nostra vita quotidiana, strumenti di quell’annuncio di salvezza che continua a risuonare da quei giorni fino ad oggi.

1 Vedi Settimio Cipriani, “Missione ed evangelizzazione negli Atti degli Apostoli”, Editrice Elle Di Ci 1994, p. 19.

____________________

Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul seguente collegamento:  Libri di Carlo Silvano 







Commenti

Post popolari in questo blog

Nizza, città francese o italiana?

Intervista allo storico e politico Alain Roullier-Laurens LA CITT À DI NIZZA RIPENSA AL SUO PASSATO ITALIANO Ha dato i natali a Giuseppe Garibaldi, artefice dell'unità nazionale Perché in certi libri scolastici non si parla della cessione della città di Nizza e della regione della Savoia da parte del governo di Torino a quello di Parigi nel 1860? Da questo interrogativo prende lo spunto l'intervista che segue, rilasciataci da Alain Roullier-Laurens , fondatore della “ Lega per la restaurazione delle libertà nizzarde ”. Nato a Nizza nel 1946, Alain Roullier-Laurens discende per parte di madre da una famiglia residente a Nizza ancor prima del 1388, anno della dedizione ai Savoia, ed è autore di numerosi libri che hanno provocato scalpore - ogni volta che sono usciti - sull'ideologia indipendentista nizzarda, sui retroscena dell'annessione e del falso plebiscito. I libri di Alain Roullier si basano su documenti inediti ed adoperati per la prima volta, come

ROBERT ROSSI, LA FRANCESIZZAZIONE DI TENDA È INIZIATA CON I BAMBINI DELLA SCUOLA

TENDA - « Mi chiamo Robert Rossi e sono nato nel 1944: mia madre è brigasca e conobbe mio padre che svolgeva il servizio militare ne lla GAF, cioè la guardia di frontiera proprio a Briga Marittima. Dopo l’8 settembre del 1943 mio padre fu catturato dai nazisti e portato in Germania, ma finita la guerra ritornò a Briga e si sposò con mia madre per venire a mancare nel 2009 ». Inizia con queste parole l’intervista concessami da Robert Rossi (qui sotto in foto), nato italiano nel 1944 e diventato francese nel 1947, quando il comune di Tenda fu ceduto alla Francia in seguito al Trattato di Parigi. Signor Robert Rossi, a Tenda che lingua si parlava fino al 1945? E qual era il dialetto più diffuso? Oggi qualcuno a Tenda e a Briga parla ancora in dialetto? Fino al 1947 i comuni di Briga Marittima e Tenda rientravano nei confini dell’Italia e quindi la lingua ufficiale era l’italiano. A Briga Marittima era molto diffuso il dialetto locale, cioè il «brigasco», mentre a Tenda

Il dono dell'amicizia tra un sacerdote e una laica

Poche ore fa è stato chiuso in tipografia la seconda ristampa del volume " Il dono dell'amicizia ", a firma di don Olivo Bolzon e di Marisa Restello . Qui di seguito la presentazione scritta dai due Autori che descrivono la propria quotidianità vissuta insieme all'insegna del dono del celibato e del sacerdozio. Presentazione È l’occasione per ringraziare i nostri lettori che hanno accolto questa semplice testimonianza sincera e gioiosa e tanti altri che ce l’hanno chiesta e desiderano partecipare a un dono prezioso per tutti, oggi soprattutto. Proprio in questi giorni un caro amico è venuto a trovarci e a leggere insieme un piccolo brano che, secondo lui, era il centro del messaggio. Insieme abbiamo constatato che il cammino della liberazione non è né un fatto di bravura, né una via tracciata e uguale per tutti. La relazione uomo-donna diventa sempre più liberante nella misura in cui va oltre ogni problematica e si fa comunione. Pensando alla comunione, per noi