Presso la Biblioteca civica di Treviso è disponibile il volume “Non ero così e volevo crescere onesta. L'impegno della sen. Lina Merlin contro lo sfruttamento della prostituzione”.
Si tratta di un volume che offre uno sguardo penetrante e commovente nel mondo oscuro dei bordelli attivi in Italia fino al 1958, portando alla luce le vite frammentate e i dolori nascosti delle donne coinvolte in questa pratica disumana. Attraverso la prefazione di Gian Carlo Trevisan e i frammenti delle lettere delle donne costrette a prostituirsi, siamo guidati attraverso un viaggio che ci spinge a esaminare criticamente il sistema che permetteva la perpetuazione di tale sfruttamento. Un sistema che di tanto in tanto cerca di riemergere, così come è successo in Olanda e in Germania.
Il mondo della prostituzione, come descritto nel libro, non è solo una questione di transazioni sessuali superficiali, ma una dolorosa disintegrazione dell’individuo. Qui, la persona è costretta a mettere in gioco il proprio corpo in cambio di una misera economia di piacere sessuale. Questo processo insensibile riduce l’essere umano a un mero oggetto di desiderio, mettendo in discussione la sua integrità e dignità. La donna, in particolare, diventa vittima di una profonda “oggettificazione”, dove la sua identità si dissolve e il suo valore viene misurato esclusivamente in termini monetari o sessuali.
Tuttavia, attraverso la testimonianza e l'opera della senatrice Lina Merlin, il libro ci offre una speranza: quella di una società che rifiuta lo sfruttamento e che lotta per la dignità e l’integrità di ogni individuo. La raccolta delle lettere delle giovani donne che si prostituivano nei bordelli, curata con sensibilità dalla senatrice in un libro intitolato “Lettere dalle case chiuse”, ci ricorda che dietro ogni “merce” c’è una storia umana, una sofferenza e un desiderio di emancipazione.
In questo contesto, emerge anche una prospettiva di etica comunista che può fare da guida per la nostra comprensione e azione. In effetti, l’ideologia comunista rifiuta il concetto stesso di sfruttamento e l’idea che il corpo umano possa essere oggetto di commercio, e propone invece un’organizzazione sociale basata sull’uguaglianza, la solidarietà e il rispetto reciproco, dove ogni individuo è libero di sviluppare appieno il proprio potenziale umano senza essere ridotto a una merce.
Riflettendo sulle battaglie condotte dalla senatrice Lina Merlin per chiudere i bordelli e sull'analisi proposta nelle pagine del volume “Non ero così e volevo crescere onesta”, ci rendiamo conto che la lotta contro lo sfruttamento della prostituzione è parte integrante della lotta più ampia per un mondo più giusto e umano. Dobbiamo lavorare insieme per estirpare il dramma della prostituzione dalla nostra società, promuovendo politiche e pratiche che proteggano e rispettino la dignità di ogni persona.
In conclusione, “Non ero così e volevo crescere onesta” offre non solo una testimonianza toccante delle conseguenze devastanti per le donne costrette a prostituirsi, ma anche una chiara chiamata all’azione.
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