FONTANAFREDDA (PN) - Chi ha visitato la regione del Donbass si è potuto rendere conto che la maggioranza della popolazione locale si considera russa e parla il russo anche se ha origini ucraine. Il territorio di questa regione è ricco di miniere e industrie particolarmente attive nella lavorazione dei metalli e produzione di impianti ed attrezzature di ogni tipo, dai treni agli aerei ai reattori nucleari alle turbine. Sotto il profilo economico, e prima dell’invasione dei militari russi (febbraio 2022), questa regione rappresentava una delle ricchezze dell’Ucraina, ma se nel Donbass si produceva e si versavano le tasse al governo centrale, la capitale Kiev rappresentava il centro dello spreco e della corruzione.
“Solo pochi anni fa – racconta l’imprenditore Gastone Martorel (in foto), a capo di un’affermata azienda operante nel settore delle apparecchiature per il riscaldamento delle fabbriche – ho visitato Kiev per ragioni di lavoro, e se da un lato ho visto la ricchezza che si sfoggia in alcune strade principali della città con negozi e auto di lusso, dall’altro ho colto la povertà di tanta povera gente che, solo a qualche chilometro di distanza dal centro di Kiev, è costretta per sopravvivere a vendere ai margini delle strade pochi cavolfiori e qualche altro ortaggio. Donne che avevano sessant’anni e ne dimostravano novanta”.
Quanto sta accadendo in Ucraina con stragi di civili e distruzioni ovunque, riguarda anche le aziende italiane penalizzate dalle note sanzioni imposte alla Russia.
“Con la Russia – continua Gastone Martorel – avevamo degli ottimi rapporti commerciali e per qualche periodo abbiamo esportato in quel Paese anche il 25% della nostra produzione. Poco prima dello scoppio del conflitto le nostre esportazioni si aggiravano intorno al 20% e per questo erano ancora significative. A ciò deve aggiungersi che, in generale, il mercato russo è molto interessante per le aziende italiane, in quanto i russi non acquistano a credito, ma pagano la merce prima di riceverla e ciò è molto importante per chi produce”.
Le sanzioni, secondo Gastone Martorel, stanno penalizzando le aziende italiane sia direttamente che indirettamente. “Il primo effetto – spiega l’imprenditore – è che per molte aziende è venuta meno una significativa fetta di fatturato. A ciò dobbiamo aggiungere un altro evento negativo ovvero il cambiamento del mercato russo che già si sta aprendo a Paesi come la Turchia, la Cina e l’Iran, e che continuerà ad allargarsi nei prossimi anni. In particolare, ci sono i cinesi ed i turchi che stanno acquistando miniere e aziende che lavorano le materie prime, e in quest’operazione sono facilitati da una certa mentalità imprenditoriale che caratterizza i cosiddetti oligarchi che hanno in mano l’economia russa. A differenza di tanti imprenditori italiani che nella gestione delle proprie aziende si preoccupano soprattutto del futuro dei propri dipendenti, gli oligarchi russi guardano solo ed esclusivamente al proprio profitto, senza alcuna preoccupazione per la sorte che può toccare ai dipendenti col passaggio di gestione delle ditte”.
In questi ultimi tempi i legami economici tra Russia e Cina si stanno consolidando anche con la vendita di gas: Mosca, infatti, sta applicando al governo di Pechino il prezzo che praticava a noi prima del conflitto, estremamente basso. In sintesi, dunque, si stanno realizzando le condizioni che potranno consentire alle ditte cinesi di sostituire in parte quelle italiane sul mercato russo.
“Non tutte le aziende italiane – sottolinea Gastone Martorel – sono penalizzate dalle sanzioni. In alcuni settori, come i beni di lusso, si riesce pagando ad esempio delle intermediazioni ad aziende terze turche o di altri paesi confinanti, a far arrivare legalmente i propri prodotti in Russia. Per tante altre merci, però, non è possibile riconoscere una mediazione interessante perché questa annullerebbe il guadagno di chi produce, e quindi si resta penalizzati dalle sanzioni”.
Dallo scorso mese di febbraio l’economia di diversi Paesi europei viene ogni giorno penalizzata dalle sanzioni. “Non credo che il Governo italiano – riflette Gastone Martorel – possa assumersi la responsabilità di togliere per le nostre aziende le sanzioni imposte alla Russia, perché abbiamo vincoli, legami ed obblighi con l’intera Europa e con gli Stati Uniti d’America per cui l’Italia deve assolutamente rimanere ancorata all’occidente. Sta di fatto che gli Stati Uniti che stanno fornendo di armi l’Ucraina, venderanno poi il gas all’Italia ad un prezzo probabilmente triplicato se non quadruplicato rispetto al prezzo del gas russo di un anno fa. Dobbiamo puntare a raggiungere la pace, per porre fine alla morte di tanti civili in Ucraina, ma anche per salvare il nostro tessuto produttivo. Non dobbiamo dimenticare che il gas ci veniva rifornito dalla Russia ad un prezzo contenuto, e ciò consentiva alle aziende italiane di produrre manufatti dalle materie a costi competitivi. Abbiamo superato la nota pandemia – conclude l’imprenditore Gastone Martorel – che pure ha intaccato il fatturato di tante aziende, ma ora per molte di esse non sarà possibile lavorare se i prezzi dell’energia continueranno ad aumentare”.
In conclusione, riportare la pace in Ucraina è importante per tutti e se da un lato occorre che le armi tacciano subito, dall’altro è doveroso conoscere le ragioni che hanno spinto la Russia ad annettersi il Donbass.
(a cura di Carlo Silvano)
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