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Chi deve sfamare i poveri?

Prendo spunto da una recente sentenza della Corte di Cassazione che ha dichiarato che "Il fatto - ovvero il furto di alimenti - non costituisce reato", in quanto non è punibile chi, spinto dal bisogno, ruba al supermercato piccole quantità di cibo per "far fronte" alla "imprescindibile esigenza di alimentarsi". La Suprema Corte era stata chiamata ad esprimersi su un giovane senza fissa dimora che in un supermercato aveva "sottratto" una confezione di wurstel ed una di formaggio per il valore di quattro euro. Non è il caso di entrare nel merito di questa sentenza, quanto piuttosto di prendere atto - per l'ennesima volta - che ci troviamo in un Paese che da un lato sperpera ricchezze distribuendo stipendi e pensioni d'oro a chi si preoccupa solo di "galleggiare", dall'altro da' lo stretto necessario a quelli che lavorano e che remano per mantenere la nostra società in piedi. Infine, ci sono i figli di nessuno: quelli che si vergognano a rovistare tra i bidoni della spazzatura, quelli che di fronte al poliziotto balbettano qualcosa nel tentativo di giustificarsi per aver "rubato" una confezione di formaggio perché hanno fame. Questa sentenza, a mio avviso, dimostra che lo Stato non è in grado di osservare i principi della propria Carta costituzionale; principi che pongono tutte le persone su uno stesso piano. Alla luce della Costituzione, infatti, bisognerebbe senz'altro sfamare il povero e metterlo in condizioni di trovare un lavoro e un alloggio, così da essere indipendente e per dare il proprio contributo alla crescita della nostra società.

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