“Canne
al vento” di Grazia Deledda fu pubblicato nel 1913: è passato
praticamente un secolo da quando i lettori hanno potuto apprezzare
questo romanzo che, ancora oggi, conserva uno stile avvincente e
narra una storia affascinante. Leggendo queste pagine paragonavo le
dame Pintor all'Italia dei nostri giorni, cioè un'Italia che
invecchia e che vive di rendita perché incapace di produrre. Di anno
in anno le rendite delle dame Pintor (Ruth, Ester e Noemi) si assottigliavano e questo
accade anche oggi per il nostro Paese con la delocalizzazione delle aziende e con un debito pubblico spaventoso. C'è poi il protagonista, il
servo Efix ,che cerca e spera di far rifiorire la casa delle sue
padrone, ovvero le dame Pintor. I servi sono gli ultimi, e anche oggi sono
tanti gli ultimi della nostra società che in silenzio e a testa
bassa lavorano nelle fabbriche, mantengono unite le famiglie e
sostengono come volontari gli indigenti. Nel libro “Canne al vento”
c'è anche una coppia di giovani: si amano e si vogliono sposare per
avere una propria famiglia e, come i giovani di oggi, non possiedono
nulla, e per avere un lavoro devono guardare lontano dal piccolo paese
dove vivono. Questa coppia – Giacinto Grixenda – sono l'emblema
di tanti giovani dei giorni nostri che dopo il diploma o la laurea si recano all'estero. I personaggi del libro sono simili alle canne che il vento della pigrizia, dell'usura, del rancore, dell'insoddisfazione e dell'avidità muove ora in una direzione, ora in una'ltra. Alla fine del romanzo Efix – in
italiano Efisio – muore, ma la sua morte lascia anche intravedere
una speranza per il futuro delle dame Pintor e per i giovani. Con
tutti i lavoratori che ogni giorno muoiono nei cantieri edili, nelle
fabbriche e nelle campagne, auguriamoci anche che la nostra Italia
risorga per assicurare a tutti un futuro carico di speranza. Oggi leggere "Canne al vento" non è solo un modo per ricordare una donna italiana vincitrice del premio Nobel per la letteratura, ma anche per riflettere su tanti aspetti della nostra società e per non essere, a nostra volta, come delle canne che il vento spinge dove vuole.
Intervista allo storico e politico Alain Roullier-Laurens LA CITT À DI NIZZA RIPENSA AL SUO PASSATO ITALIANO Ha dato i natali a Giuseppe Garibaldi, artefice dell'unità nazionale Perché in certi libri scolastici non si parla della cessione della città di Nizza e della regione della Savoia da parte del governo di Torino a quello di Parigi nel 1860? Da questo interrogativo prende lo spunto l'intervista che segue, rilasciataci da Alain Roullier-Laurens , fondatore della “ Lega per la restaurazione delle libertà nizzarde ”. Nato a Nizza nel 1946, Alain Roullier-Laurens discende per parte di madre da una famiglia residente a Nizza ancor prima del 1388, anno della dedizione ai Savoia, ed è autore di numerosi libri che hanno provocato scalpore - ogni volta che sono usciti - sull'ideologia indipendentista nizzarda, sui retroscena dell'annessione e del falso plebiscito. I libri di Alain Roullier si basano su documenti inediti ed adoperati per la prima volta, come ...
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