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Ricordi della naja (5)

Arrivato alla stazione della città ligure in cui doveva svolgere il Car (Centro addestramento reclute), Fulvio Badini si chedeva in che modo avrebbe potuto raggiungere la caserma, quando, al di sopra delle teste di una folla anonima e caotica, scorse un polsino verde oliva dal quale spuntava una mano che gli faceva cenno di avvicinarsi.
Nella stessa mano di questo Caronte in divisa, Fulviò consegnò la cartolina di precetto quale tariffa per il "traghettamento" dalla stazione alla caserma: in breve, insieme ad una trentina di ragazzi, salì sul torpedone che condusse tutti alla tanto agognata meta, e subito le nuove reclute, appena scese dal torpedone, furono assorbite dai ritmi frenetici del reparto, dove si susseguirono in un brevissimo spazio di tempo iniezioni antitetano e procedimenti di immatricolazione, distribuzioni di pillole antitifo e di sacchetti cosparsi qua e là di curiose macchie marroni. Con quest'ultimo dono, guidati dai caporali, le reclute raggiunsero la sala mensa e, invitati a tirar fuori da quell'involucro le posate, scoprirono, per la presenza di peli di probabile natura umana, che quello che era stato dato loro era nient'altro che il sacchetto della biancheria.
Quel primo invito a pranzo in caserma fu pertanto educatamente rifiutato e divenne il primo di una lunga serie di digiuni.

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