Francesco Reale (DSP Treviso), Rimettere il cittadino al centro: il Veneto ha bisogno di una rivoluzione popolare
«Rimettere il cittadino al centro:
il Veneto ha bisogno
di una rivoluzione popolare»
Intervista a Francesco Reale,
Presidente della sezione di Treviso
di Democrazia Sovrana Popolare
di Carlo Silvano
Francesco Reale (foto in alto), Presidente della sezione di Treviso di Democrazia Sovrana Popolare (DSP), racconta la visione del suo movimento per la Marca trevigiana e per il Veneto: dalla crisi della sanità pubblica alla difesa delle piccole imprese, passando per il diritto alla partecipazione politica e la tutela del territorio. Un dialogo che vuole restituire centralità al cittadino e mettere in discussione le logiche aziendaliste che, secondo DSP, stanno svuotando la politica del suo ruolo originario.
Francesco Reale, quali sono, secondo lei, le principali criticità della provincia di Treviso che meritano di essere portate con urgenza all’attenzione del Consiglio regionale?
Prima di tutto, grazie per dare spazio e voce a Democrazia Sovrana Popolare. La provincia di Treviso, come tutta la regione, sta vivendo il tracollo della sanità pubblica. I giornali locali titolano quasi ogni giorno: “Emergenza infermieri” o “Mancano 120 medici a Treviso”. Un territorio che fino a pochi anni fa vantava servizi sanitari d’eccellenza, oggi si trova a fare i conti con liste d’attesa infinite, mancanza di posti letto e carenza di medici di base. Un’altra criticità è rappresentata dai trasporti pubblici insufficienti, soprattutto nei comuni più piccoli, spesso abitati da anziani che faticano a spostarsi. Va poi citata la tutela del territorio: eventi atmosferici sempre più violenti hanno causato danni e allagamenti, mettendo in ginocchio molte famiglie. Servono piani di dragaggio e pulizia programmata dei fiumi, oltre a nuove opere idrauliche di prevenzione. Infine, il lavoro e la condizione delle piccole e medie imprese: schiacciate da burocrazia, tasse e da un mercato del lavoro dominato dai grandi attori economici. L’Unione europea impone regole contrarie agli interessi popolari, e la classe dirigente veneta ha spesso assecondato queste scelte, contribuendo alla sofferenza di aziende e cittadini. Non dimentichiamo chi sosteneva Draghi o Monti: due “liquidatori” del nostro Paese.
La Marca Trevigiana è un territorio dinamico, ma segnato da problemi come infrastrutture insufficienti, sanità in difficoltà e spopolamento delle aree montane. Quali proposte concrete porta DSP per affrontarli?
Tutti questi problemi hanno una radice comune: il patto di stabilità, che blocca gli investimenti pubblici e subordina ogni scelta alla logica del profitto. Concentrare risorse solo nei grandi centri urbani, e lasciar decidere a imprese private, significa condannare all’abbandono le aree rurali e montane. DSP rifiuta l’idea che i diritti – come la salute o la mobilità – debbano sottostare a criteri aziendalistici. La salute non è una merce. Un anziano di Follina deve poter raggiungere l’ospedale senza chiedersi se l’azienda dei trasporti “fa utili”. Per questo proponiamo: fine dell’aziendalismo in sanità, ritorno alle Unità Sanitarie Locali, garanzia di trasporto pubblico anche in deficit, e una battaglia politica nazionale per spezzare i vincoli che oggi impediscono sviluppo e giustizia sociale.
Molti cittadini percepiscono una distanza crescente tra politica regionale e comuni più piccoli. Come intendete colmare questo divario?
La distanza nasce dallo svuotamento dei luoghi reali di partecipazione. Le piazze, le sezioni, i consigli civici sono stati sostituiti da comunicazioni virtuali e media spesso finanziati dalle stesse istituzioni. DSP vuole ricostruire la partecipazione dal basso, istituendo sezioni territoriali vere, fisiche, dove i cittadini possano incontrare i rappresentanti e confrontarsi direttamente. Come dice il nostro coordinatore nazionale Marco Rizzo, solo così “il popolo potrà riprendersi le chiavi di casa”.
Quali sono, secondo lei, i limiti dell’attuale amministrazione regionale e cosa cambierebbe DSP?
Prima di tutto, il metodo. Le istituzioni devono essere trasparenti e spiegare ai cittadini non solo come spendono i fondi, ma anche quali vincoli ne limitano le scelte. Oggi il problema principale è la commistione pubblico-privato, che genera conflitti d’interesse enormi. Opere come la Pedemontana o la Cittadella della Salute ne sono l’esempio: costi altissimi, benefici per pochi, servizi scadenti per tutti. In Veneto governa da decenni il centrodestra, ma la qualità della vita è crollata. DSP vuole dire con chiarezza ai cittadini che il progetto politico attuale, dietro slogan come “autonomia” o “Veneti gran lavoratori”, nasconde un disegno di smantellamento dei servizi pubblici e di sottomissione alle direttive sovranazionali. Noi vogliamo restituire al Veneto la sua forza produttiva e la sua identità, gestite davvero dai veneti, non dai poteri economici esterni.
DSP si presenta come un movimento nuovo e alternativo ai partiti tradizionali. Cosa vi distingue?
DSP è prima di tutto un partito politico, non una lista elettorale o un comitato personale. Il nostro obiettivo è ricostruire la “cinghia di trasmissione” tra cittadini e istituzioni. L’astensionismo è il vero dramma della democrazia italiana: la gente non vota più perché si sente tradita da promesse sistematicamente disattese. Noi non tradiremo, non per virtù morale, ma perché dietro DSP c’è una visione politica coerente: il sovranismo popolare. Un progetto che vuole unire classe operaia e piccola impresa, oggi entrambe schiacciate, ma insieme rappresentano la grande maggioranza del Paese. Il cittadino deve tornare sovrano “pro quota”, attivo sul proprio territorio. DSP non si fonda su leaderismi, ma su una presenza capillare e militante. Come diciamo spesso: le facce passano, DSP resta.
Quali iniziative concrete pensate per migliorare la qualità della vita in sanità, ambiente, mobilità e lavoro?
Non serve inventare nulla di nuovo: serve rimettere l’uomo al centro. Dopo la guerra, l’Italia rinacque perché aveva uno Stato sociale forte. Oggi dobbiamo ricostruirlo.
Sanità: stop alla logica del profitto, ritorno alla gestione nazionale, potenziamento della medicina territoriale e adeguamento degli stipendi pubblici.
Ambiente: dragaggio regolare dei fiumi, tutela del territorio, stop all’abuso di fitofarmaci e alle monoculture distruttive.
Mobilità: valorizzare i canali navigabili del Trevigiano per realizzare trasporti fluviali ecologici, magari alimentati a idrogeno.
Lavoro: invertire il paradigma imposto dall’Unione europea, rilanciare l’economia pubblica e privata attraverso politiche espansive. Proponiamo anche il lavoro agile nella pubblica amministrazione, per migliorare il benessere familiare, ridurre traffico e inquinamento, e reinvestire i risparmi in servizi locali.
Guardando al futuro, DSP può diventare una forza stabile nel Veneto?
Non solo può: lo diventerà. DSP è il futuro politico del Veneto, perché vuole riattualizzare il pensiero economico di Keynes, fondere il meglio del comunismo scientifico e della dottrina sociale della Chiesa, e ricomporre l’alleanza tra ceto medio e classe operaia. Porteremo una parola vera sul presente e una nuova visione per il futuro. Il tempo, come sempre, sarà galantuomo.
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi. Per informazioni cliccare sul collegamento alla Libreria Il Libraccio: Libri di Carlo Silvano
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