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Lina Merlin, un libro per ricordare il dramma dei bordelli

 

 Ricordare affinché le tragedie avvenute in passato non si ripetano più come, invece, sta accadendo in diversi Paesi anche europei... 

  Negli anni Cinquanta del secolo scorso una giovane donna scrisse la seguente lettera alla sen. Lina Merlin:

 «Ci sono tante e tante ragazze ingenue e povere come lo ero io che ci cascano dentro, ci sono i vampiri (si riferisce ai titolari dei bordelli, ndr) che succhiano il sangue delle povere ragazze, ma se queste case non ci fossero anche se una sbaglia una volta non ha più la possibilità di andare dentro. Quando una di noi è nel giro, se proprio non è finita non la lasciano più uscire, perché oltre a tutto ci fanno firmare tante cambiali, ci indebitiamo per vestirci per le malattie per tutto...».

 Questo brano è tratto da una breve lettera che una giovane donna scrisse alla senatrice Lina Merlin, strenua sostenitrice della chiusura dei bordelli. In questo toccante messaggio, si dipinge un quadro di sofferenza, ingenuità e disperazione che “ieri” affliggeva molte donne cadute vittime delle case chiuse, “oggi” affligge centinaia di migliaia di giovani che si prostituiscono nei bordelli di Paesi come la Germania e l’Olanda.

 La testimonianza dell’autrice inizia con una confessione cruda della sua passata ingenuità e povertà. Una giovane donna, forse in cerca di una via di fuga dalle strettoie della vita, si ritrova intrappolata in un mondo oscuro e sordido. Il suo dolore emerge dalle parole che denunciano i "vampiri" che succhiano il sangue delle ragazze indifese. Qui, il riferimento ai titolari delle case chiuse indica una schiavitù moderna, una pratica che sfrutta il bisogno e l’ignoranza delle donne per guadagno personale.

 La giovane autrice, con coraggio e disperazione, svela la tragica realtà di chi cade in queste reti. Parla delle ragazze "che ci cascano dentro", una metafora cruda per descrivere la perdita della propria dignità e libertà. Tuttavia, la sua voce è anche un grido di speranza, una richiesta affinché la senatrice Lina Merlin porti avanti la sua lotta per chiudere definitivamente quei luoghi nefasti.

 La firma di cambiali diventa un simbolo della schiavitù finanziaria che queste giovani donne subivano. Indebitate fino al collo, si ritrovano costrette a prostituirsi non solo per sopravvivere, ma anche per estinguere debiti impossibili da ripagare. La loro esistenza è imprigionata da un ciclo di debito, malattie e violenza.

 La pungente richiesta della giovane donna è chiara: la chiusura dei bordelli e la prevenzione di una ricaduta nella trappola. La sua testimonianza suggerisce che una volta coinvolte in questo mondo, le donne vengono tenute prigioniere non solo fisicamente, ma anche economicamente. La speranza di uscirne è sottolineata dalla consapevolezza che, anche se una donna dovesse commettere un errore, la possibilità di redimersi si dissolverebbe con la presenza di queste case chiuse.

 In conclusione, la lettera rivela una dolorosa realtà di abusi, sfruttamento e prigionia che molte donne affrontano nel silenzio. La lotta della senatrice Lina Merlin fu ancora più urgente e significativa alla luce di queste voci soffocate. L'appello di questa giovane donna non fusolo una richiesta di giustizia per se stessa, ma una preghiera accorata affinché altre donne non debbano, anche oggi,mai più sperimentare la stessa oscurità. 

Per informazioni sul libro cliccare sul seguente collegamento: Non ero così e volevo crescere onesta



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