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Mirco Bottan, il mio ricordo di don Gianni Feltrin

 


Fontane di Villorba – Valorizzare la figura e l’opera di don Gianni Feltrin che, per molti anni, ha guidato la comunità parrocchiale di Fontane, significa valorizzare la Famiglia e la catechesi. Qui di seguito riporto un’intervista rilasciatami dal catechista Mirco Bottan che risiede a Fontane.

Mirco, da quanto tempo vivi a Fontane?

Con la mia famiglia sono a Fontane dal 2008, ma già bazzicavo per questa parrocchia da qualche anno dato che Giovanni, il mio figlio più grande, frequentava qui la scuola materna.

Ricordi la prima impressione che ti fece don Gianni Feltrin quando lo hai conosciuto?

Sì, la prima impressione che ho avuto di don Gianni, prima di conoscerlo bene, è stata quella di un parroco aperto alle famiglie, ma un po’ “burbero e distaccato”, poi è arrivato il suo invito diretto e schietto di fare il catechista in parrocchia per l’annata dei ragazzi del 2004.

Come hai accolto questo invito?

Come una vera e propria chiamata, cioè come un invito ad entrare ad essere parte attiva in parrocchia, e in questa occasione ho incontrato il vero don Gianni per la prima volta. Uomo intelligente, con grande forza d’animo, con una grande passione per la catechesi e le famiglie, persona innovativa e con la sguardo rivolto al futuro.

Don Gianni dava molto importanza alla catechesi. Puoi parlarcene?

Certo, lui credeva molto nella catechesi e nell’iniziazione cristiana che si traducevano in una sola parola: famiglia. Per don Gianni la famiglia era la base su cui appoggiarsi per iniziare a costruire una vita cristiana per i ragazzi. Da qui il suo grande impegno a fare catechismo sia ai ragazzi attraverso noi catechisti, sia ai genitori che seguiva direttamente lui per far scaturire in loro una voglia di fare comunità, come una grande famiglia allargata, e di ritrovare quei valori e quei principi cristiani da riproporre nella vita di tutti i giorni.

Nella catechesi don Gianni metteva tutto se stesso: ogni fine settimana per tutta l’annata aveva un paio classi di catechismo di ragazzi con i propri genitori a cui si dedicava. Per i genitori aveva delle proposte interessanti che di solito nascevano dalla lettura di un breve brano del Vangelo, poi lasciava queste persone libere di dialogare tra loro per cercare di creare un gruppo formato da membri che si confrontavano sulla Parola di Dio con il suo aiuto e con la sua guida.

E i ragazzi del catechismo?

I ragazzi invece li affidava a noi con molto fiducia e potrei dire in piena libertà; certo, ci dava delle direttive e degli argomenti, ma io li ho sempre interpretati come dei suggerimenti, degli aiuti per cercare di dare ai ragazzi una proposta ampia, non legata strettamente ai libri del catechismo.

Mirco, tu perché hai deciso di fare il catechista?

Tocchi un tema che è molto importante per me, perché la cosa che mi ha spinto a fare il catechista è stata quella di donare ai ragazzi qualcosa, trasmettere loro che vale la pena essere cristiani, di credere in Dio, e che c’è molto da scoprire dietro la facciata di una chiesa, o al di là di alcune ritualità che non sono fatte per i ragazzi e non attirano i giovani. Don Gianni mi ha chiamato e ha risvegliato in me questa voglia di fare qualcosa per i ragazzi, di essere semplice strumento di qualcosa di molto più grande di noi. Ho trovato in don Gianni una guida, non un parroco che mi ha imposto di fare qualcosa. Nei vari incontri tra catechisti don Gianni spesso ripeteva questa frase: “essendo strumenti di Dio non dipende da noi e dalla nostre capacità se una ragazzo incontrerà o meno il volto di Gesù”...

...Per te questa frase è stata molto importante?

Sì, perché ho capito che a tutti va data la possibilità di accogliere Gesù allo stesso modo e con la stessa speranza, saranno poi lo Spirito Santo e la Parola di Dio a fare il resto in ciascuna persona.

Secondo te, in quali campi della pastorale don Gianni ha profuso maggiormente le proprie energie?

Certamente la Parola di Dio è stato l’altro tema importante per Don Gianni a cui ha dedicato molto tempo della sua vita personale. Don Gianni era innamorato della Parola di Dio e più passavano gli anni e più riusciva a trasmettere meglio certi concetti non sempre facili da capire. Oltre ad aver studiato per anni i testi sacri nel senso più “scolastico” del termine, negli ultimi anni ha saputo entrare dentro la Parola per poi riuscire a donarla agli altri, per essere uno strumento di Dio, per portare la voce di Dio alle persone. Personalmente, per quanto riguarda me e altre persone amiche posso assicurare che in certe occasioni c’è riuscito bene, e non mi riferisco solo ad altri catechisti, ma anche a quei genitori di gruppi di catechismo che lo hanno seguito.

Don Gianni ha cercato di istituire dei gruppi di famiglie…

Sì, e in tali gruppi ciò che doveva legare le persone era il proposito di cercare il volto di Dio e di stare bene assieme anche nella spensieratezza. Quindi promuoveva anche gite e altri incontri conviviali proprio perché dall’amicizia, dal divertimento, dallo stare assieme nascesse l’entusiasmo per essere parte attiva e anche motore di una comunità cristiana.

Per don Gianni cosa significava, secondo te, la parola “comunità”?

Lui usava spesso la parola “comunità” anche in chiesa nelle omelie. Comunità non intesa come entità astratta, ma come gruppo di persone molto diverse tra loro, tutte però con lo sguardo rivolto verso Dio e questo Dio lo trovi nella persona vicino: non serve alzare la testa molto in alto per trovarlo. Questa era la visione che don Gianni aveva del Popolo di Dio, che quasi chiamerei “Popolo con Dio”, cioè presente in mezzo a noi, nelle esperienze di catechesi, nelle messe, nelle esperienze di gioco, di pranzi consumati assieme, di sagra parrocchiale, di canto, di preghiera e la lista può andare avanti con molte altre attività parrocchiali.

Qual è il ricordo più bello che hai di don Gianni?

Con don Gianni ho passato molti momenti belli: gite in montagna, qualche omelia che mi è arrivata nel profondo dell’animo, una lezione di catechismo speciale, ma non ho un ricordo particolare che sovrasta gli altri. Ho il ricordo della persona: un prete innovativo con grande passione per la Parola, per i giovani e la natura, che in una delle ultime occasioni mi ha affidato queste parole: “Mirco dobbiamo cambiare, far fare esperienze a questi ragazzi, dobbiamo fare qualcosa di nuovo per loro”.

(a cura di Carlo Silvano)

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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi articoli e libri







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