Passa ai contenuti principali

Luca Maiolo e Francesco Fantozzi, Attorno a Goffredo Mameli per migliorare la nostra Italia


(Luca Maiolo, Presidente dell'Associazione culturale "Goffredo Mameli")

ROMA - In questi ultimi tempi sta muovendo i suoi primi passi l’Associazione culturale “Goffredo Mameli”, guidata da Luca Maiolo (presidente) e Francesco Fantozzi (vicepresidente), e diverse sono le questioni al centro del dibattito tra i soci fondatori di questo sodalizio, come la richiesta di liberare i pescatori di Mazara del Vallo detenuti in Libia e la contesa con la Francia che arbitrariamente pretende di estendere la propria sovranità sull’intera cima del monte Bianco.

Luca Maiolo (1983), è originario di Gioia Tauro e vive e lavora a Roma con la moglie e i tre figli, mentre Francesco Fantozzi (1982) è nato e vive a Belluno, lavora come insegnante, è musicista ed appassionato di storia: entrambi hanno accettato di rispondere alle domande che seguono.

 

Presidente Luca Maiolo, come è nata l’idea di istituire una nuova associazione culturale intitolata al poeta e patriota Goffredo Mameli?

L'idea nasce da un bisogno di accomunare le varie voci sulla nostra identità e la nostra cultura non più in modo sparso e frammentario, ma sotto un’unica voce, dove, mantenendo la pluralità del dialogo, ci si vuole riunire sotto le parole, appunto del Mameli, "Fratelli d'Italia". L'obiettivo che ci prefiggiamo è arduo, ma abbiamo già avuto il sostegno di alcuni gruppi e associazioni che ci fanno ben sperare per il futuro. Come detto parliamo della cultura italiana, per tanto speriamo di far giungere la nostra voce non solo nei confini politici italiani, ma anche nelle terre in cui la nostra influenza ha caratterizzato la società di luoghi attualmente sotto altre amministrazioni.

 

Professor Francesco Fantozzi, cosa ha spinto i soci fondatori dell’Associazione a intitolare questo nuovo sodalizio a Goffredo Mameli?

La scelta del nome per l’associazione è stata fatta in ragione di alcuni elementi principali, come la coerenza con i fini e la natura dell’associazione stessa, la maggior trasversalità e condivisione possibile e, non ultimo, il suo essere, per quanto possibile, non strumentalizzabile e censurabile in alcun modo…

 

Cosa intende per “coerenza con i fini e la natura dell’associazione stessa”?

(Francesco Fantozzi): Il fine dell’associazione è il sostegno dell’identità, lingua, cultura e storia dei popoli italiani e italofoni dentro e fuori i confini italiani. Aggiungo che la nostra associazione non ha finalità ideologiche o partitiche. La nostra volontà è quella di coinvolgere tutti gli italiani, italofoni e italofili a prescindere da sesso, età e orientamento politico.

 

La scelta di Goffredo Mameli è dunque quella di evitare strumentalizzazioni?

(Francesco Fantozzi): Esatto! Bisogna aggiungere che per quanto possa sembrare assurdo, oggi spesso termini come patria, identità nazionale, tricolore e inno sono associati ad un preciso orientamento politico, se non al fascismo. Noi rifiutiamo questa dicotomia, e la scelta del nome inevitabilmente è data di conseguenza. La scelta di Goffredo Mameli è risultata la preferita, perché la più trasversale e rappresentativa dei fini sopra esposti. Mameli è l’autore dell’Inno Italiano, e l’Inno si prefigura di unire tutti gli Italiani a prescindere da origini geografiche e orientamenti ideologici, come è d’altronde spesso ricordato nel testo. Il senso profondo del Canto degli Italiani è il riconoscimento delle radici comuni e della fratellanza delle popolazioni italiche e la necessità della loro unione e collaborazione per potersi liberare dal giogo dell’oppressore, essere finalmente libere e risorgere politicamente e culturalmente.

(Francesco Fantozzi, vicepresidente dell'Associazione "Goffredo Mameli")


L’Italia ha tanti problemi come il debito pubblico, la corruzione, l’attività di pericolose organizzazioni criminali e l’assenza di lavoro per tanti nostri connazionali, ma secondo molti studiosi il primo problema del nostro Paese è quello del drastico calo demografico: l’Italia sta invecchiando e le future generazioni non saranno in grado di tenere in piedi il Paese. Quali sono le sue riflessioni?

(Luca Maiolo): Tutti i temi citati meriterebbero un approfondimento. Posso altrettanto dire che il tutto si riconduce a una sola parola: lavoro. A mio avviso servirebbe uno Stato che discuta con le imprese, le società, i liberi professionisti e ascoltando tutti, trovi un sistema condiviso di miglioramento lavorativo che possa garantire nuove assunzioni, dare carica più qualificate e migliorare gli stipendi, anche con una graduale detassazione. Questo va fatto in ottica di una visione che deve puntare tramite il lavoro più qualificato e meglio retribuito a ridurre la corruzione, a togliere manovalanza alle attività criminali, a ridurre la disoccupazione e a dare un lavoro dignitoso ai giovani, arrestando la vera piaga del nostro Paese, che è l'emigrazione dei giovani. Migliorando la qualità lavorativa e riducendo l'"esodo" dei nostri giovani, sono certo che, con una maggior garanzia per il futuro, si tornerebbe anche a fare figli. Perché diciamolo chiaramente, molti rinunciano al figlio non perché non vogliano averne, ma perché essere genitori è diventato un lusso. Ovviamente in contemporanea al lavoro andranno fatte una serie di misure per garantire i tempi di gestione lavoro-famiglia. Ma sono tutte misure possibili.

 

Da diversi anni stiamo assistendo ad una drammatica emorragia sociale: tanti giovani, dopo aver terminato gli studi, lasciano l’Italia per cercare un lavoro dignitoso all’estero. Lei cosa ne pensa?

(Francesco Fantozzi): L’Italia sta vivendo una recessione e stagnamento economico da oltre 20 anni. Questa situazione, a mio avviso, è dovuta anche al fatto che con Maastricht, il Trattato di Lisbona e gli altri trattati europei e l’unione monetaria si è rinunciato alla sovranità monetaria, economica e di conseguenza anche politica. Le difficoltà dell’economia italiana si concretizzano in minori opportunità lavorative, salari più bassi, precarietà, maggiori difficoltà nell’intraprendere un progetto di vita. Questo purtroppo ha come conseguenza un’emigrazione di tanti italiani, spesso giovani e laureati, alla ricerca di migliori opportunità di vita e di lavoro. Questo fatto è estremamente grave e va contrastato con ogni mezzo. A mio avviso, il primo passo ovviamente è il recupero delle leve di sovranità e il ritorno ad investimenti mirati su lavoro, impresa, welfare e giovani.


In questi ultimi tempi le autorità francesi hanno di nuovo acceso le polemiche sul confine con l’Italia nella zona del monte Bianco, sostenendo che la cima ricada per intero sotto la loro sovranità…

(Luca Maiolo) La Francia non vive per le sue capacità, ma grazie a ciò che toglie agli altri. Il problema sul monte Bianco esiste praticamente da sempre, ma la disputa si è fatta più accesa da quando è stata costruita lo skyway, un sistema di funivia che permette da Courmayer di arrivare sul monte Bianco. Questo sistema ha attirato molti turisti, e i francesi, o meglio, i comuni di Chamonix e Saint Gervais, non essendo in grado di competere con l'ingegno italiano, hanno pensato bene di bloccare lo "scomodo vicino". Ciò che mi lascia sbigottito è il ritardo con cui l'Italia sta intervenendo. Lì vanno inviati subito Guardia di Finanza e Carabinieri per ristabilire la legalità dei confini attualmente riconosciuti.  

 

Riguardo al mancato rispetto dei confini da parte delle autorità francesi, quale appello vuole rivolgere ai nostri politici?

(Francesco Fantozzi) Il mancato rispetto dei confini Italiani da parte della Francia è un fatto gravissimo e non può essere tollerato, anche per non creare un pericoloso precedente. Fatti simili a quanto accaduto con la cima del monte Bianco, li stiamo osservando ripetersi con preoccupante frequenza. Con il Cervino, ad esempio, la Svizzera rivendica un cambiamento unilaterale dei confini sulla cresta; esiste pure un contenzioso con le acque territoriali italiane fino al sud della Sardegna che sono rivendicate dall’Algeria e, infine, abbiamo la questione delle acque territoriali italiane a nord della Sardegna, segretamente cedute dal governo Gentiloni alla Francia. Il trattato poi non è stato ratificato dal Parlamento italiano, ma la Francia continua a rivendicare. Di questo passo possiamo allora aspettarci anche le pretese della Slovenia su Trieste, della Francia sulla Valle d’Aosta e chissà cos’altro ancora. A mio avviso il governo, il Parlamento e tutta la cittadinanza italiana devono essere uniti nel rigettare quelli che sono veri e propri attacchi all’integrità e alla sovranità del nostro Paese. Non ci sono e non ci devono essere divisioni e pregiudiziali ideologiche: è una questione di giustizia, di rispetto, di diritto internazionale, di sopravvivenza come popolo e come nazione. Alle istituzioni bisogna chiedere una risposta forte e chiara. Non ci sono margini di trattative, i confini sono inviolabili.

 

A Nizza Marittima si è verificato un nuovo fatto di sangue: dopo aver gridato “Dio è grande!” un uomo di origine tunisine ha ucciso delle persone che si trovavano in una chiesa cattolica per pregare. Quali sono le sue considerazioni?

(Luca Maiolo): Personalmente penso che uno Stato capace, prima di introdurre stranieri nei propri confini, debba pensare ancor prima a come integrali. Ora, Nizza, come anche la Corsica, sono state usate dai francesi come "contenitori" del flusso migratorio proveniente dall' Africa. Ma prendere una realtà Islamica, metterla in un contesto Cristiano e pensare che le due culture possano convivere senza adottare nessun tipo di politica di integrazione, facendo confluire la nuova realtà sociale su determinati standard (rispetto delle leggi, conoscenza della lingua, tolleranza religiosa, ecc) e come metterci una bomba ad orologeria che deve esplodere. Era prevedibile, purtroppo, che ciò sarebbe accaduto. Ma questi segnali devono essere da monito al fine di prendere da subito seri provvedimenti contro ogni forma di odio o di discriminazione. La libertà di una persona si deve basare sul rispetto delle regole e chi le viola deve essere adeguatamente punito.

 

Ritorniamo a parlare dei giovani: con quali parole ti senti di invitare i giovani ad avvicinarsi al mondo della politica per promuovere il bene comune e per salvaguardare gli interessi della nostra comunità nazionale?

(Francesco Fantozzi): La ricchezza e la bellezza di un popolo sta nella sua cultura, storia, identità, lingua, arte e tradizioni. La nostra identità come persone è direttamente correlata a quella del nostro Paese, dove siamo cresciuti e ci siamo formati come persone e come cittadini. Questo non è affatto un elemento di divisione o di scarso rispetto verso le altre culture e gli altri paesi, anzi: ciò che rende ogni persona ed ogni popolo unico e irripetibile è la sua identità, che è la sua più grande ricchezza. Personalmente ho viaggiato in Sudamerica 6 mesi e vissuto in Spagna quasi due anni: queste esperienze mi hanno arricchito moltissimo, ma hanno altresì rafforzato in me la consapevolezza della mia identità e delle mie origini, che voglio preservare e di cui vado fiero. Credo che questa considerazione sia una premessa necessaria per sfatare ogni pregiudiziale quando si parla di identità, bene comune, comunità nazionale: in particolare tra i giovani, che talvolta sono poco avvezzi se non invisi a questo tipo di tematiche. Come ho detto in precedenza, è importante evitare qualsiasi strumentalizzazione, perché possa essere riconosciuta in modo trasversale l’imprescindibile e inevitabile necessità di salvaguardare la nostra identità e cultura così come la nostra economia e il paese in senso lato. Uniti e consapevoli del nostro passato, come ricordava Mameli nel suo Canto degli Italiani.

 

Attualmente in Libia sono detenuti 18 pescatori di Mazzara del Vallo dopo il loro sequestro in mare e proprio ieri, come Associazione “Goffredo Mameli”, avete scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per sollecitare un suo intervento così da accelerare la liberazione dei pescatori…

(Luca Maiolo): In politica internazionale l'Italia sta compiendo una serie di errori e questo episodio è solo l'ennesimo fallimento di una pessima gestione. Ora, a mio avviso, la questione non è come finirà questa situazione, che mi auguro finisca nel miglior modo possibile, cioè con la liberazione dei marinai, ma è capire come l'Italia intenda agire di fronte a simili questioni. Noi abbiamo contenziosi con tutti gli Stati confinanti: monte Bianco con la Francia, monte Cervino con la Svizzera, acque territoriali allargate unilateralmente da Croazia, Tunisia, Algeria e Libia. E questi sono alcuni esempi. Se l'Italia non torna a farsi rispettare, ma non con le parole, ma con azioni concrete, la situazione peggiorerà. Tornando alla questione dei marinai, fosse per me, manderei subito le navi militari al confine con le acque internazionali riconosciute, cioè a 12 miglia dalla costa libica. E poi vediamo se Haftar scenderà a migliori e più miti consigli.

 

(a cura di Carlo Silvano, socio fondatore dell’Associazione culturale “Goffredo Mameli”)


________________________ 


Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di numerosi volumi.



Per informazioni sul volume cliccare su Breve storia di Nizza


Commenti

Post popolari in questo blog

Nizza, città francese o italiana?

Intervista allo storico e politico Alain Roullier-Laurens LA CITT À DI NIZZA RIPENSA AL SUO PASSATO ITALIANO Ha dato i natali a Giuseppe Garibaldi, artefice dell'unità nazionale Perché in certi libri scolastici non si parla della cessione della città di Nizza e della regione della Savoia da parte del governo di Torino a quello di Parigi nel 1860? Da questo interrogativo prende lo spunto l'intervista che segue, rilasciataci da Alain Roullier-Laurens , fondatore della “ Lega per la restaurazione delle libertà nizzarde ”. Nato a Nizza nel 1946, Alain Roullier-Laurens discende per parte di madre da una famiglia residente a Nizza ancor prima del 1388, anno della dedizione ai Savoia, ed è autore di numerosi libri che hanno provocato scalpore - ogni volta che sono usciti - sull'ideologia indipendentista nizzarda, sui retroscena dell'annessione e del falso plebiscito. I libri di Alain Roullier si basano su documenti inediti ed adoperati per la prima volta, come

ROBERT ROSSI, LA FRANCESIZZAZIONE DI TENDA È INIZIATA CON I BAMBINI DELLA SCUOLA

TENDA - « Mi chiamo Robert Rossi e sono nato nel 1944: mia madre è brigasca e conobbe mio padre che svolgeva il servizio militare ne lla GAF, cioè la guardia di frontiera proprio a Briga Marittima. Dopo l’8 settembre del 1943 mio padre fu catturato dai nazisti e portato in Germania, ma finita la guerra ritornò a Briga e si sposò con mia madre per venire a mancare nel 2009 ». Inizia con queste parole l’intervista concessami da Robert Rossi (qui sotto in foto), nato italiano nel 1944 e diventato francese nel 1947, quando il comune di Tenda fu ceduto alla Francia in seguito al Trattato di Parigi. Signor Robert Rossi, a Tenda che lingua si parlava fino al 1945? E qual era il dialetto più diffuso? Oggi qualcuno a Tenda e a Briga parla ancora in dialetto? Fino al 1947 i comuni di Briga Marittima e Tenda rientravano nei confini dell’Italia e quindi la lingua ufficiale era l’italiano. A Briga Marittima era molto diffuso il dialetto locale, cioè il «brigasco», mentre a Tenda

Il dono dell'amicizia tra un sacerdote e una laica

Poche ore fa è stato chiuso in tipografia la seconda ristampa del volume " Il dono dell'amicizia ", a firma di don Olivo Bolzon e di Marisa Restello . Qui di seguito la presentazione scritta dai due Autori che descrivono la propria quotidianità vissuta insieme all'insegna del dono del celibato e del sacerdozio. Presentazione È l’occasione per ringraziare i nostri lettori che hanno accolto questa semplice testimonianza sincera e gioiosa e tanti altri che ce l’hanno chiesta e desiderano partecipare a un dono prezioso per tutti, oggi soprattutto. Proprio in questi giorni un caro amico è venuto a trovarci e a leggere insieme un piccolo brano che, secondo lui, era il centro del messaggio. Insieme abbiamo constatato che il cammino della liberazione non è né un fatto di bravura, né una via tracciata e uguale per tutti. La relazione uomo-donna diventa sempre più liberante nella misura in cui va oltre ogni problematica e si fa comunione. Pensando alla comunione, per noi