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SOSSIO VITALE, IN REGIONE PER TUTELARE LE FASCE SOCIALI PIU’ DEBOLI, I LAVORATORI E L’AMBIENTE

TREVISO – Credo che la nostra convivenza sociale si fondi su tre pilastri: Istruzione pubblica, Sanità pubblica e Previdenza pubblica. Sono tre diritti che oggi vengono salvaguardati soltanto in questa piccola parte del mondo occidentale che si chiama Europa. Paesi occidentali più ricchi non garantiscono ai propri cittadini tutti quei servizi che oggi il nostro Stato eroga. Pensiamo a quanto avviene in America dove gli studenti universitari per frequentare gli atenei più importanti si indebitano con mutui pluriennali”. A parlare è l’avvSossio Vitale, con un’esperienza decennale come consigliere comunale a Treviso ed ora candidato come consigliere alla Regione Veneto. “Non ci deve essere alcuna retrocessione su questi tre diritti – continua l’avv. Vitale – anzi la Regione deve impedire qualsiasi forma di privatizzazione. In particolare, mi riferisco alla sanità, settore di sua competenza, atteso che il privato è assoggettato alla regola del mercato e quindi a quella del profitto che, giustamente, persevera. Al privato, peraltro, la sanità è già aperta e quindi la sfida da vincere è quella di creare un sistema efficiente in una logica di sussidiarietà tra pubblico e privato. Il pericolo di un servizio sanitario privatizzato dove le fasce più deboli economicamente siano svantaggiate, esiste ed è concreto e bisogna impedirlo”.
Nato a Napoli (1970), Sossio Vitale vive a Treviso. Ha studiato al Liceo classico “Antonio Canova” di Treviso e ha conseguito la laurea in Giurisprudenza a Padova. Coniugato e con due figli, l’avv. Vitale è titolare di uno Studio Legale con sede in via Longhin a Treviso e per dieci anni, dal 2008 al 2018, è stato consigliere comunale. Lo scorso anno è stato nominato Cavaliere della Repubblica e riguardo alla sua candidatura per il rinnovo del Consiglio regionale ha rilasciato la presente intervista.
(avv. Sossio Vitale)
Avvocato Sossio Vitale, perché ha deciso di candidarsi come consigliere alle prossime elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale?
Faccio una breve premessa: dal 2008 al 2018 sono stato eletto in una lista civica nel Consiglio comunale di Treviso, mia città di residenza, e mi sono occupato di cultura, attività produttive e del bilancio. Amministrare una città, facendo parte di una lista civica, consente di prendersi cura dei cittadini e dei loro problemi quotidiani senza alcun irrigidimento ideologico e senza necessità di rispondere alle indicazioni partitiche provenienti dalle segreterie nazionali, ma rispondendo alle domande dei cittadini e provvedendo ai loro bisogni, con la coscienza del “buon padre di famiglia”.
Quando il prof. Arturo Lorenzoni, già vicesindaco della città di Padova con una sua lista civica e candidato alla Presidenza della Regione Veneto, mi ha chiesto di candidarmi nella sua lista civica “Il Veneto che vogliamo”, ho deciso dopo ampia riflessione di candidarmi condividendo il suo progetto che da una parte è diretto a creare un collegamento tra le varie liste civiche che amministrano città di varie dimensioni e la Regione, dall’altra intende istituire un gruppo di persone che lavori per una regione Veneto più aperta, solidale e soprattutto meno isolata nel contesto nazionale ed europeo. 
(un particolare delle Mura di Treviso)
In tutto il Veneto, e in particolare nella Marca trevigiana, ci sono aree industriali con capannoni abbandonati a causa del noto fenomeno della delocalizzazione e ogni anno, dalla nostra regione, un rilevante numero di giovani appena diplomati o laureati decide di stabilirsi all’estero per lavoro. Avvocato Vitale, secondo lei il futuro Consiglio regionale quale politica potrebbe elaborare e attuare per recuperare le aree industriali e, soprattutto, per arginare questa emorragia sociale con l’espatrio dei nostri giovani?
Il problema dei capannoni abbandonati non è la conseguenza della crisi economica che perdura dal 2008, ma è il frutto di una politica regionale che non ha disciplinato il fenomeno, impedendo la proliferazione delle zone industriali presenti in quasi ogni comune,) nonché di una politica nazionale e regionale che fino ad oggi non ha disincentivato la migrazione delle aziende, né è intervenuta per ridurre il costo del lavoro in modo da rendere appetibile la produzione in Italia, né ha ridotto la “burocrazia” per attrarre con politiche espansive e mirate aziende straniere, assistendole ad insediarsi ed a produrre nel nostro paese, come avviene, ad esempio, in Austria. Oggi le risorse economiche messe a disposizione dall’Europa ci sono e quindi urge un intervento economico importante diretto a ridurre il costo del lavoro e a diminuire il cuneo fiscale, in modo da garantire maggiori risorse in busta paga alle lavoratrici ed ai lavoratori. Ciò aiuterebbe anche la ripartenza del consumo interno, oggi stagnante.
La politica regionale deve in primis impedire il consumo di nuovo suolo e secondariamente creare gli strumenti giuridici per la riconversione dei capannoni dismessi, incentivando, anche economicamente, i proprietari di capannoni vuoti ad abbattere strutture vetuste e senza mercato in modo da recuperare terreno per nuove coltivazioni…
E per limitare la migrazione dei nostri giovani diplomati e laureati?
Credo che in primis vada fatto un importante intervento per mettere in collegamento il mondo della scuola e dell’Università con il mondo delle imprese e del lavoro. C’è bisogno che chi si iscriva ad un istituto professionale e\o all’università sappia quali sbocchi lavorativi può ottenere con il suo diploma o con la sua laurea. Molto spesso le scelte dei corsi di studio vengono effettuate dagli studenti senza alcuna cognizione in merito alle concrete possibilità di “sfruttare”, in termini lavorativi, la formazione scolastica ricevuta. Un collegamento più stretto ed efficace può essere perseguito mediante corsi di orientamento professionale istituiti in concorso con il mondo dell’impresa.  Secondariamente occorre creare nuovi posti di lavoro nonché tutelare quelli che ci sono con gli interventi di cui ho fatto cenno sopra.    
(uno scorcio di Treviso)
Giovani e agricoltura: il futuro Consiglio regionale quali iniziative potrebbe avviare per incentivare la nascita di nuove aziende agricole?
Per incentivare la nascita di nuove aziende agricole occorre in primo luogo creare il mercato e quindi incentivare i cittadini all’acquisto dei cosiddetti “prodotti a kilometro 0” e stagionali. Quando vediamo che nei nostri supermercati si vende l’aglio prodotto in Cina o si vende l’anguria anche nella stagione invernale, ci rendiamo conto che bisogna ripartire dalla tutela delle eccellenze locali, incentivando il “consumo responsabile”. In questo la scuola, soprattutto primaria, svolge un ruolo importantissimo che deve essere incoraggiato e gratificato. Pensiamo a cosa mangiano i nostri figli alle mense scolastiche. 
Ritorniamo sul problema del consumo del suolo. Secondo lei, in questi ultimi dieci anni cosa la Regione non ha fatto per tutelare l’ambiente e cosa, invece, deve perseguire nei prossimi cinque anni?
La tutela dell’ambiente inizia proprio con la limitazione del consumo di suolo. In Veneto negli ultimi quarant’anni si è costruito più che negli ultimi quattrocento anni. A mio avviso alcune politiche regionali non hanno limitato il consumo del suolo, anzi l’hanno incentivato: pensiamo al piano casa approvato in Regione Veneto. Secondariamente è necessario agire sui trasporti sia pubblici che privati. Incentivare il trasporto delle merci su “ferro” piuttosto che su “gomma”, ha una incidenza notevole sull’ambiente. Nel periodo di quarantena il forzato fermo della produzione industriale e del trasporto aereo e marittimo, commerciale e non, ha avuto un effetto positivo sull’ambiente. Il fenomeno di acqua del mare e dei fiumi più pulita, di cieli tersi ed aria più respirabile, di pesci nel Canal Grande di Venezia è stato sotto gli occhi di tutti. E’ quindi indispensabile adottare politiche industriali dirette a tutelare l’ambiente, incentivando l’utilizzo di energie rinnovabili e disincentivando il consumo di combustibili fossili. 
(Treviso, San Parisio)
Lei come avvocato conosce molto bene le problematiche dei lavoratori e i vari tipi di conflitti che si generano nei luoghi di lavoro tra datori e dipendenti. Si può pensare ad una Legge regionale che per quanto riguarda il mobbing possa arginare questo fenomeno che, in tanti casi, non solo umilia il lavoratore come persona, ma genera anche rilevanti problemi nella sua famiglia? E come dovrebbe essere “impostata” una eventuale legge regionale per contrastare il mobbing?
A mio avviso la competenza a legiferare su questa materia spetta al legislatore nazionale e, per quanto è a mia conoscenza, pende in Senato una proposta di legge diretta a creare una nuova ipotesi delittuosa del seguente tenore: 
«Art. 612-ter. -- (Atti vessatori in ambito lavorativo). -- Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni chiunque, nel luogo o nell'ambito di lavoro, con condotte reiterate, compie atti, omissioni o comportamenti di vessazione o di persecuzione psicologica tali da compromettere la salute o la professionalità o la dignità del lavoratore.
La pena è aumentata se dal fatto deriva una malattia nel corpo o nella mente.
La pena è aumentata fino alla metà se il fatto è commesso a danno di un minore, di una donna in stato di gravidanza o di una persona con disabilità di cui all'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104.
Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. Si procede, tuttavia, di ufficio nelle ipotesi di cui ai commi secondo e terzo».
Come avvocato credo che un intervento solo nell’ambito penale non sia sufficiente a scoraggiare questo fenomeno odioso che, fino ad oggi, non è stato ancora disciplinato dalla legge, ma solamente dalla giurisprudenza dei Tribunali di merito e dalla Cassazione…
(Treviso, un particolare della chiesa e del campanile di San Francesco)
E’ necessario quindi intervenire anche nell’ambito della legislazione del lavoro…
Certo, e bisogna farlo individuando le condotte mobbizzanti e disponendo l’obbligo di riassunzione in caso di licenziamenti o di dimissioni causate dal mobbing e\o sanzioni anche di carattere economico a carico del datore di lavoro. In altre parole, dovremmo pensare ad una formula simile a quella usata dal legislatore nel 1970 allorché emanò l’art.18 dello Statuto dei Lavoratori, legge 300/70.
Ad ogni modo una presa di posizione forte del Consiglio Regionale sul problema del mobbing con un atto di indirizzo regionale piuttosto che con una legge regionale può contribuire in modo notevole a “svegliare” il legislatore nazionale e ad indurlo ad approvare una legge che tuteli le lavoratici ed i lavoratori.    
Nella nostra regione il crollo demografico si constata anche con la chiusura di diversi plessi scolastici. Quale politica, secondo lei, dovrebbe perseguire il futuro Presidente della Regione per incentivare nuove nascite e frenare il calo demografico?
La quarantena che abbiamo sopportato in questi tre lunghi mesi, ci ha fatto capire l’importanza della famiglia: welfare naturale i cui componenti si prendono cura l’uno dell’altro. 
L’unico modo per contrastare il calo demografico è quello di sostenere, con interventi strutturati e non a spot, le famiglie e quindi le lavoratrici ed i lavoratori italiani che hanno diritto al lavoro ma allo stesso tempo ad avere una vita dignitosa.
In altri paesi europei vengono garantiti permessi, flessibilità orarie, asili aziendali dove le lavoratrici ed i lavoratori possono portare con sé, sul posto di lavoro, i propri figli e mangiare con loro durante le pause pranzo. 
A mio avviso, inoltre, bisogna tutelare il ruolo di “caregiver” naturale che i componenti di una famiglia svolgono nei confronti dei propri anziani e\o dei propri figli disabili. Una politica che tuteli coloro che spesso sono costretti a lasciare il proprio lavoro per assistere i propri cari, con tutte le conseguenze negative in ordine al reddito ed alla pensione futura. La politica regionale non può dimenticarsi di tale pilastro e deve allocare risorse per consentire un intervento serio a sostegno delle famiglie. Vorrei su tale punto sottolineare l’importanza dei servizi di prossimità sia in ambito educativo che assistenziale, servizi che vanno tutelati e rafforzati.
(Treviso, un caratteristico angolo della città)
In questi ultimi anni stiamo assistendo alla realizzazione di una grande opera viaria: la Pedemontana. Qual è la sua opinione su questa struttura? 
Pur non essendo un tuttologo penso che sarebbe stato meglio investire sulla metropolitana di superficie, riducendo il consumo di suolo nonché il consumo di combustibili fossili. Credo che non sia una grande scelta politica quella di creare un’arteria che farà riversare sulle strade comunali e provinciali un numero di mezzi pesanti e di autovetture che non sono in grado di sopportare. I centri abitati nel cui territorio sono situate le uscite soffriranno molto l’incremento di traffico ed il conseguenziale inquinamento. Non possiamo investire solo sul trasporto su gomma e dobbiamo evitare ulteriori colate di cemento e di asfalto.
Riguardo al futuro pedaggio da applicare sulla Pedemontana quale politica la Regione Veneto dovrà perseguire?
Credo che la Regione debba impegnare il pedaggio per la manutenzione della strada affinché sia sicura, ma anche per porre rimedio agli effetti negativi per la popolazione residente ed interessata al percorso stradale: penso a piantumazioni di nuovi alberi, posizionamento di pannelli fonoassorbenti ed a tutti quegli interventi necessari, secondo la migliore scienza e la tecnica, per riequilibrare un ambiente che certamente viene ad essere compromesso da un’opera pubblica così impattante per il territorio.  
(Treviso, la piazza della dogana nel Quartiere Latino)
Recentemente è venuto a mancare l’on. Dino De Poli che per 26 anni ha guidato la Fondazione Cassamarca: qual è la sua opinione sulle opere che ha realizzato a Treviso e quali sono le sue considerazioni sui rapporti che De Poli ebbe con i vertici della Lega nord?
L’on. Dino De Poli ha potuto realizzare importanti opere per la mancanza di progettazione e di visione del partito politico che dal 1994 al 2013 ha amministrato la città di Treviso e che tutt’oggi governa la città, nonché per la debolezza “economica” del comune di quegli anni. 
Alcuni interventi sono stati importanti per la città. Penso alla gestione del teatro comunale, ai corsi universitari portati per la prima volta a Treviso ed al ciclo di mostre tenutesi a Ca’ dei Carraresi. Altri interventi, soprattutto nel settore immobiliare, hanno avuto un impatto negativo sul settore del commercio e della ristorazione cittadina. Penso all’area Appiani dove sono stati spostati gli uffici pubblici di Questura, Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, con conseguente trasferimento dei dipendenti e degli utenti, fuori dalle mura cittadine.
Ritengo, tuttavia, che la responsabilità di questo intervento vada addebitata più all’assenza della politica cittadina che non ha saputo prevedere gli effetti negativi dell’operazione che all’operato del Presidente della Fondazione.
Discorso diverso è quello relativo alla opportunità che una fondazione come quella trevigiana investa somme importanti nel settore immobiliare.
Sul punto credo che basti leggere gli scopi sociali scritti nello statuto della Fondazione Cassamarca che all’art. 2 così recita: “La Fondazione persegue esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico nei settori ammessi della ricerca scientifica, dell’istruzione, dell’arte, della sanità, della conservazione e valorizzazione dei beni culturali e ambientali, delle attività culturali in Italia e all’estero anche riferite agli italiani nel mondo, dell’immigrazione, mantenendo altresì le finalità originarie di assistenza, di beneficenza e di tutela delle categorie sociali più deboli, di contributo allo sviluppo sociale del proprio territorio di origine”.    
Avv. Sossio Vitale, lei come candidato si rivolge a tutto l’elettorato, ma i cittadini che sono contrari all’aborto perché lo considerano un omicidio e ritengono che la nostra società debba fondarsi sulla cosiddetta famiglia tradizionale, per quale motivo dovrebbero votarla?
Non voglio sottrarmi alla domanda ma credo che posta nei termini di cui sopra non sia formulata correttamente. 
Sono contrario alla soppressione della vita, dono gratuito di cui non possiamo disporre come vogliamo.
Nel nostro ordinamento vige la legge n. 194 del 1978 che disciplina l’interruzione volontaria della gravidanza in determinati casi. 
E’ una legge emanata dallo Stato e tale legge ha superato il vaglio anche di un referendum popolare abrogativo tenutosi nel 1981. 
Il Consiglio Regionale non ha competenza in merito, ma credo che interventi a sostegno delle donne lavoratrici e della famiglia, come quelli di cui abbiamo parlato prima, possano avere un impatto importante anche su questo tema aiutando le madri a scegliere di dare alla luce una nuova vita.
(a cura di Carlo Silvano)
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di diversi volumi.
"Liberi reclusi. Storie di minori detenuti" è un volume che contiene anche interviste ad operatori e a ragazzi dell'Istituto penale dei minorenni di Treviso. Questo volume è indirizzato a genitori, educatori e minori. Per ulteriori informazioni cliccare su Liberi reclusi. Storie di minori detenuti

I giovani trevigiani si interrogano sulla figura del prete cattolico. 521 studenti del quinto anno di tre scuole trevigiane (un liceo, un istituto tecnico e un istituto professionale) descrivono la figura del prete così come la vedono, così come la vorrebbero.
Per la versione digitale cliccare su Il prete visto dai giovani di Carlo Silvano 

Per informazioni su altri volumi cliccare su Libri di Carlo Silvano

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